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"Hanna e Violka" di Rossella Piccinno. Il cancello e la catena. Alcune note.

Creato il 21 giugno 2010 da Patriziacaffiero

Hanna e Violka di Rossella Piccino
scheda e premi ricevuti

Di fronte a questo brulichio di artisti e di bambini, di gente in vario modo allegra, chiedo che festa si stia celebrando. 'Nessuna, qui da noi ogni giorno si festeggia la vita'.
Silvano Agosti, Lettere da Kirghisia

-Troverai tutto pronto in tavola.Certo, poi dovrai lavare i piatti.
Qua, gratis, non c'è niente.

(Hanna Korszla descrive alla figlia Violka il lavoro che dovrà compiere al suo posto)

Per la maggior parte di noi la quotidianità è divisa fra il tempo del lavoro e quello di riposo dal lavoro.
Rigorosa separazione, modo artificioso di rapportarsi all'esistenza. Una dismissione obbligata dei ritmi naturali, delle proprie occupazioni preferite e per questo rivitalizzanti, degli incontri, degli eventi, dello stare dentro le relazioni.

Nel libretto Lettere da Kirghisia Silvano Agosti ipotizza una società ideale in cui 'In ogni settore, pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, con la riserva di un'eventuale ora di straordinario. Le rimanenti 20 o 21 ore della giornata vengono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all'amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili...'.

Il film di Rossella Piccinno riprende frammenti della vita di Hanna Korszla, badante presso una famiglia di Ruffano (provincia di Lecce), e di sua figlia Violka; Hanna, originaria della Polonia, è una delle quasi due milioni di badanti presenti in Italia, la maggior parte non in regola, anche dopo la legge (fortemente discriminatoria) dei Ministri Sacconi e Maroni; Hanna assiste un anziano ammalato di Alzheimer per 23 ore al giorno, visto che gli dorme anche accanto; ha diritto a un'ora d'aria, un'ora al giorno per occuparsi di sé; e a due ore di riposo la domenica.

Una sorta di pesante svendita del proprio tempo vitale, un patto di sudditanza totale nei confronti di una famiglia e di un malato a cui alla fine si dona anche l'affetto come se fosse una merce, oltre a un'assistenza continua e qualificata; con scarsa possibilità di mobilità, visto il tempo ridotto per cercare un altro lavoro; una rinuncia alla propria libertà, il trasferimento della propria gratificazione e della possibilità di disporre del proprio respiro, della propria libertà di decisione e di movimento in un altrove imprecisato, un momento prorogato di là degli anni a venire, in cui si immagina un riscatto, l'acquisto di una casa, il sollievo di un piccolo capitale in banca.

Hanna racconta di non sapere ancora se comprerà una casa in campagna in Polonia o in un altro paese; è di questo petit rêve che si tratta.

'Ntoni è il nome dell'anziano accudito da Hanna. In alcune foto a inizio film è mostrato quando era un ragazzo, quando aveva una vera vita, vere relazioni. Anche 'Ntoni, come la sua badante, è stato un emigrato.

Il film è delicato e diretto al tempo stesso, privo di qualsiasi retorica.
Hanna non mostra mai un atteggiamento vittimistico. È una donna non più giovane, madre di quattro figli, intrigata malgrado tutto dalla vita di cui sa cogliere il lato umoristico.

Il punto di vista dell'autrice del film si manifesta solo con poche opportune annotazioni;la scelta è stata quella di lasciare spazio a chi osserva la storia, di lasciare dipanare allo spettatore le trame di ciò che si mostra, e di altro che si accenna soltanto.

Hanna fa venire dalla Polonia la figlia minore per permettersi una vacanza di un mese in patria.
Dovrà comprimere e circoscrivere in questo periodo l'esigenza profonda di una vita normale: potrà stare con i suoi parenti; rivedere gli altri tre figli; andare dal parrucchiere e tingersi i capelli, andare per mercatini. Vagabondare.

La telecamera si sdoppia, qualcuno riprende Violka, arrivata a Ruffano, che stenta a entrare nei ritmi del duro lavoro della madre. Della ragazza sappiamo dal racconto di parenti a Chelm che in Polonia aveva una scarsissima volontà di darsi da fare, facendosi mantenere dal fratello.
Supponiamo quindi che questo scambio di ruoli possa avere per lei una buona valenza pedagogica.

Un'altra telecamera accompagna Hanna a Chelm, la sua città di provenienza. Ha l'aspetto di una città ricca di risorse, invece l'economia è depressa, spiega Hanna. Gli stipendi si aggirano intorno ai 200,00 euro mensili, mentre il salario di Hanna in Italia è di 600,00 euro al mese, che il vitto e l'alloggio inclusi, almeno, rendono netti.

Quando viene chiesto ad Hanna quale sia il suo rapporto con il lavoro, lei risponde immediatamente (sintomo di quanto abbia interiorizzato questa sua percezione)che si sente 'attaccata alla catena come un cane'.

Incespicando in un sostantivo Hanna dichiara all'intervistatrice di essere 'cancellata'.
E' un errore linguistico, lei intendeva riferirsi a un cancello ipotetico a cui si attacca una catena, ma non possiamo evitare di associare al refuso lessicale uno dei rimossi della società italiana, lo status di invisibilità delle badanti, che, siano in regola o no, sono quasi del tutto cancellate dal registro dei viventi.

Hanna, alla sua età, potrebbe aver diritto a una certa sicurezza economica, alla stabilità; non è così; la logica naturale delle cose è rovesciata: una madre lavora molto più dei figli giovani; uno di loro è alcolizzato, influenzato negativamente dal padre; una delle figlie non ha voglia di agire, l'altra studia ancora; solo uno di loro lavora.

Hanna e Violka trasporta parecchie cifre di senso rovesciato. Alcuni cerchi si chiudono, altri no. Gli emigranti ora in Italia, spesso, si prendono cura degli ex-emigranti; Chelm in Polonia mostra un aspetto di benessere economico, mentre è il contrario; le nuove generazioni in Polonia stentano ad entrare nella realtà del lavoro, e si candidano ad essere i nuovi emigranti; l'esistenza di Hanna è una non esistenza, lontana dalla dignità a cui avrebbe diritto chiunque.

Il trailer

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