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Hanno ragione Maroni, Belpietro, Sallusti

Creato il 08 dicembre 2011 da Veritaedemocrazia
Mi duole dirlo mahanno ragione Maroni, Belpietro, Sallusti e tutta la corte deimiracoli che attorniava e attornia Berlusconi ad irridere le exopposizioni, i sindacati, alcuni movimenti e intellettualiprogressisti per il loro far passare, con deboli proteste e timididistinguo, un sistema di provvedimenti di macelleria sociale che nonha precedenti nella storia repubblicana e che mai avrebberoconsentito di realizzare al puttaniere di Arcore.Ma quale senso diresponsabilità? Ma quale Italia salvata sull'orlo del baratro?Perché dovremmo ancora credere a chi ci dice che non c'èalternativa, fidarci di chi rappresenta e sostiene quel mondo folle eingiusto che è stato organizzato negli ultimi decenni? Perchédovremmo dare fiducia a chi non ci aveva detto, dieci anni fa o seimesi fa, che l'Euro è destinato a fallire se la Banca centrale chelo governa non è dotata di quei poteri (garantire la solvibilitàdei debiti dei paesi membri anche attraverso l'emissione di nuovodenaro) che caratterizzano invece le valute concorrenti: il dollaro,la sterlina, lo yen, il franco svizzero? A chi non ci aveva avvisatoche un sistema economico mondiale incentrato sulla speculazionefinanziaria, che ha grandezze ormai di sette-otto-dieci voltel'economia reale, non solo avrebbe impoverito i ceti popolari e ilavoratori ma era inevitabilmente destinato al fallimento e a farcrollare le economie occidentali e tutto il sistema del welfare? Achi ci diceva che bisognava fare la guerra in Iraq perché lìc'erano le armi di distruzione di massa, in Afghanistan percombattere il terrorismo, in Libia per salvare i diritti umani?Oppure che il riscaldamento globale e l'esaurimento delle risorsenaturali sono teorie da complottisti?
Di fronte aprovvedimenti di natura così ferocemente classista e antipopolare,la risposta dei sindacati è semplicemente ridicola: proclamare treore di sciopero. Invece di avviare una mobilitazione permanente, durae radicale. Invece, ed è la prima cosa (ed anche la più facile)che andrebbe fatta, di prendere per il bavero i capi del PD e direloro: “Cari signori, fra un anno e mezzo si va a votare. Se passaquesta manovra, saremo noi i primi – con i nostri iscritti, con lenostre strutture, con la nostra organizzazione – a boicottare ilvostro partito!”Ma del resto cosaci si può attendere da chi come Bonanni della CISL e Angeletti dellaUIL ha persino flirtato con Berlusconi e Marchionni e da una Camussodella CGIL che è emanazione della dirigenza bersaniana e dalemiana?Per tutti costoro comunque, alla fine della carriera sindacale, visarà qualche scranno in Parlamento o in qualche Ente pubblico.Questi personagginon si rendono forse nemmeno conto che stanno conducendo le proprieorganizzazioni al suicidio finale. Perché questa manovra, ce l'hannogià detto, è solo la prima tappa per 'riformare' il Paese (la Restaurazione) eriportarlo agli anni cinquanta. La prossima riguarderà il mercatodel lavoro e cioè la possibilità per le aziende (e per lo Stato) dilicenziare liberamente quei lavoratori che non considerano più utilio che sono semplicemente d'impaccio. Ed è inevitabile che qualunqueindividuo che debba vivere sotto la spada di Damocle dellicenziamento si allontani dal sindacato, per senso di rivalsa eistinto di sopravvivenza.Quello che sembraprefigurarsi, anche nelle parole della Fornero, è un qualcosa disimile alla flexsecurity proposta dal piddino liberista Ichino: incambio della precarietà per tutti, ammortizzatori sociali (unreddito da erogare per un determinato periodo) da estendere allatotalità dei lavoratori (di piccole e grandi aziende, a tempodeterminato e indeterminato). Se in questa proposta vi è l'aspettopositivo della tutela di chi oggi non gode di alcuna protezione(precari, dipendenti sotto i quindici addetti) e fermo restando che saranno tutte da verificare le risorse disponibili per quegliammortizzatori sociali (quale reddito e per quanto tempo), ciò che èinaccettabile è la logica di chi – in nome di una falsa equitànel rapporto tra giovani e anziani, della competitività e dellacrescita – vuole condannare tutti gli individui all'incertezza ealla paura nel futuro (stretti tra un lavoro e un reddito sempre a rischio e unapensione ormai irraggiungibile), alla conseguente impossibilità dipoter pianificare la propria vita (una relazione affettiva duratura, fare unfiglio, la casa, coltivare una passione) alla faccia appunto dellacrescita e di quella famiglia tanto sostenuta a parole dallegerarchie vaticane, alla sottomissione senza possibili difese allelogiche padronali (che spesso significano vessazioni, molestiesessuali, lavoro nero, assenza di sicurezza sul lavoro). Tutto questo –iniquità, sacrifici, precarietà – in cambio di una crescita dell'economia che dovrebbe fornire le risorse da redistribuire permigliorare in futuro le condizioni di vita dei cittadini ma che oltre adessere impossibile così come viene propugnata (più produzione e piùconsumi di beni materiali) non è nemmeno auspicabile e desiderabile.E ancora, con unamanovra totalmente inaccettabile nella sua filosofia e nel progettosociale ed economico che sottende, appaiono davvero irritanti quegliappelli riguardanti singoli aspetti dei provvedimenti e deicomportamenti dei membri del nuovo governo (come il No a Mario Montida Bruno Vespa o per far pagare l'ICI alla Chiesa): armi didistrazione della protesta di massa.Attenzione peròperché la disperazione diffusa, la miseria montante, la convinzioneche conquisterà molte persone di non avere più niente da perdere,in assenza di una adeguata rappresentanza sociale e politica, nonpotrà che trovare sfogo nella violenza: quella più o meno spontaneadi piazza o quella organizzata di un nuovo terrorismo.

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