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Hans Memling, il fiammingo che diede un tocco alla Gioconda

Creato il 16 dicembre 2014 da Artesplorando @artesplorando

Hans Memling, il fiammingo che diede un tocco alla Gioconda

Hans Memling, Passione di Cristo

Tessuti, arazzi, gioielli, dipinti, sculture, libri miniati: manufatti pregiati viaggiavano su e giù, via mare, tra l'Italia e le Fiandre del Quattrocento. Solidi legami economici e finanziari avevano creato una comunità di mercanti italiani a Bruges, a Gand: funzionari del Banco dei Medici, ma anche agenti di Genova e Venezia, che oltre a condurre i loro affari, commissionavano opere. Quei ricchi mercanti intuirono subito, negli Anni 70-80, che, morto Van Eyck, stava svettando a Bruges un nuovo grande maestro, arrivato dalla Germania: Hans Memling, alla testa di una fiorente bottega. Quando anche lui morì, a meno di 60 anni, nel 1494, il venti per cento dei suoi lavori era stato realizzato per una clientela italiana ed era il pittore fiammingo più presente nel nostro Paese per numero di opere!Ecco quindi il perchè della mostra alle Scuderie del Quirinale Memling, Rinascimento fiammingo, visitabile fino al 18 gennaio 2015, prima mostra mai realizzata in Italia su questo artista: oltre quaranta dipinti di Memling, accostati a lavori dei suoi contemporanei. Questa straordinaria mostra riporta insieme capolavori smembrati nei secoli e finiti in collezioni e città diverse. Memling è il primo pittore fiammingo ad assorbire motivi e modelli nostro Rinascimento e che ha esercitato un forte influsso sulla pittura italiana di fine Quattrocento: nei ritratti, nei paesaggi, nella devozione espressa dalle immagini...Quando Memling morì, era ormai famoso in tutta l'Europa occidentale. E possedere o donare un Memling aveva un enorme valore: la Passione di Cristo, commissionata dal mercante fiorentino Tommaso Portinari, passò prima ai Medici poi a papa Pio V, che a sua volta la donò al monastero di Santa Croce, in Piemonte. Non solo: il Giudizio Universale, opera grandiosa e immaginifica, andò persino "a ruba". Commissionata da Angelo Tani, banchiere dei Medici, la pala d'altare fu imbarcata su una galea a Bruges, per raggiungere via mare il porto di Pisa e di lì, via Arno, Firenze. Ma percorse poche leghe: pensate, il corsaro Paul Benecke di Danzica assaltò il vascello, si impossessò del carico e donò la refurtiva alla cattedrale della sua città. Dov'è tutt'oggi. Si pensava che potesse raggiungere l'Italia per questa mostra. L'accordo sembrava preso. Ma un'accanita campagna della stampa locale ha bloccato il prestito: l'opera è delicata. Ed evidentemente destinata a non raggiungere mai il Paese per cui Memling l'aveva sognata!Per tutte le info sulla mostra: www.scuderiedelquirinale.it

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