Con Roberto Mancini al Manchester City
La prima volta che ne ho sentito parlare non avevo capito bene. Era un servizio di Studio Sport e Antonio Bartolomucci parlava di questo promettente e potente attaccante della Primavera dell'Inter, un ragazzo di origine ghanese. Io, chissà perché, avevo capito "gallese". Era il 19 novembre 2007 e si diceva che poteva "far sorridere" sentire un ragazzo di colore parlare in perfetto dialetto bresciano. Non c'è nulla da fare, quando c'è di mezzo Mario Balotelli, nato Barwuah, l'equivoco o il misunderstanding (in omaggio alla sua attuale esperienza inglese) è sempre in agguato.Io ho scoperto Mario ancora prima che "esplodesse", grazie al lavoro che dovevo fare per la mia tesi di laurea specialistica. «Black Italians e Bleus Noirs: dall'interdizione razziale all'integrazione dei calciatori di colore italiani e francesi»: una tesi in antropologia culturale sul calcio. Strano, ma vero. Per questo motivo, ho seguito Mario Balotelli via via che diventava sempre più noto, per i risultati sportivi e per le sceneggiate dentro e fuori dal campo - che stranamente sono aumentate dopo la mia laurea... Di Balotelli, e soprattutto del suo carattere, tanto si è detto e si continuerà a dire e scrivere. Non è uno sport che mi interessa. So soltanto che la sua figura è importante nel contesto di cui parlavo nella tesi: lui è adesso uno dei più famosi Black Italians nel mondo dello sport e della società del Belpaese. Con buona pace di quelli che hanno la faccia tosta di dire che con i loro slogan tipo "Non ci sono negri italiani" vogliono solo criticare i suoi modi antipatici e arroganti. Gli stessi modi che, tra l'altro, finiscono per giustificare le pedate di Totti.
Angelo Ogbonna, Mario Balotelli, Stefano Okaka. Italiani
Mario Barwuah è nato il 12 agosto 1990, ventuno anni fa, a Palermo. I genitori ghanesi lo hanno abbandonato in ospedale: aveva problemi di salute e a due anni è stato dato in affido alla famiglia bresciana dei Balotelli. Un affido che non si è mai tramutato in adozione, grazie alle arretratissime leggi italiane sull'adozione e sulla cittadinanza. La sua famiglia sono i Balotelli, non i Barwuah, eppure solo dopo i diciotto anni ha potuto finalmente utilizzare sui documenti il nome dei parenti che lo hanno accolto e cresciuto.Parte del lavoro della mia tesi consisteva nell'analisi della stampa sportiva e di come questa trattava la presenza di "italiani neri" nel calcio. Allora non avevo ancora deciso di intraprendere la strada del giornalismo e non risparmiavo critiche a un certo linguaggio "disinvolto". Le critiche le risparmio ancora meno adesso che in quel mondo ci sono entrato pure io. Trovavo assurdo che qualche organo di stampa siciliano fosse fissato con la nascita palermitana di SuperMario. Su un supplemento de La Sicilia, Mariella Caruso ha scritto il 16 marzo 2008 che Mario ha "sangue africano, anima siciliana". Per la tesi ho intervistato la sorella di Balotelli. Che si chiama Cristina e non Abigail Barwuah, è una brava giornalista e non una ragazza in cerca di notorietà come "la sorella di uno famoso". Cristina Balotelli così mi ha risposto sul tentativo di assegnare a Mario una patente di sicilianità:
«Può sembrare paradossale il fatto che si insista molto su una presunta "appartenenza a Palermo" di Mario per il solo fatto che è nato in quella città. Come dimostra anche il suo accento, Mario è cresciuto a Brescia e di Palermo ricorda ben poco perché era troppo piccolo. Se ha un certo legame con una città, questa è senz’altro Brescia»Faccio gli auguri di buon compleanno a Mario Balotelli, non più Barwuah. E pazienza se non è siciliano come me. Mi basta che sia italiano, come me.