L'altro giorno è successo che ho avuto una bellissima notizia lavorativa, quindi ho deciso di festeggiare facendomi un regalo. Il regalo è consistito nei due cofanetti dei film del maghetto ricchione più famoso della letteratura e del cinema, vero cult della mia infanzia e, inevitabilmente, un piccolo riflesso della mia vita da semi-adulto. Vi basti da pensare che da piccolo non parlavo d'altro, avevo consumato la VHS del primo film e, addirittura, volevo imparare l'inglese solo per poter parlare con l'autrice. Un personaggio che fra una roba e l'altra mi ha tenuto compagnia dalla prima media fino a dopo le superiori, anche se, soprattutto per quanto riguarda la versione su celluloide, con discreti alti e bassi. Ed è così che, proprio in vista di quel regalo, ho avuto un'idea: quella di spararmi in una settimana tutti i film del maghetto quattrocchi, una maratona che nemmeno un kamikaze avrebbe il coraggio di fare, in modo da rinfrescarmi la memoria per poterli recensire a mente fresca e per vedere tutti in una volta i drastici cambiamenti che hanno caratterizzato questa atipica saga durante i numerosi passaggi di testimone fra i registi - quattro per otto film. E approfittando del tutto per cercare di vedere l'insieme senza occhio nostalgico ma con un'obiettività di fondo che, ahimé, non credo saprò sempre mantenere. O almeno, per i primi capitoli. Quelli belli. Che a ben ripensarci, i cofanetti sono suddivisi in due gruppi da quattro, separando i primi anni a Hogwarts con quelli diretti da Yates. Un po' come dire, quelli belli e quelli brutti. Malvagio a dirsi, ma è così.
Harry Potter è un povero ragazzino maltrattato dai dispotici zii e dall'odioso cugino. Il giorno del suo undicesimo compleanno però gli viene riferita una particolare notizia: in realtà lui è un mago e, in quanto tale, dovrà andare a studiare alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Nel mondo dei maghi, inoltre, lui è particolarmente famoso perché è l'unico ad essere sopravvissuto, perlopiù da neonato, a un attacco del malvagio mago Voldemort, e la cicatrice a forma di saetta che ha sulla fronte è il tragico lascito di quel giorno. Ma forze oscure sono in opera ad Hogwarts...
«Tu sei un mago, Harry!» E la magia iniziò. Certo che a rivedere il tutto a venticinque anni fa un altro effetto. Da piccolo per me questo era il non plus ultra della cinematografia, il meglio del meglio, ma a un quarto di secolo d'età le cose cambiano drasticamente. Certo, è stata una visione spinta da dei continui flashback e rimandi a quel periodo della mia vita, quindi essere obiettivi è sempre più difficile, ma comunque cercherò di fare il possibile. Ma rimango chiaro, non è un brutto film. L'esordio cinematografico di Happy Popper incespica un poco, ha delle sequenze che non convincono appieno, però non è un brutto film. Tutt'altro. I brutti film sono decisamente altri. Questo, molto semplicemente, è un film per bambini e, come tale, va preso, coi suoi pregi e i suoi dovuti limiti. A chi si lamenta di questa aspetto, ricordo che questa è unicamente la sua natura, quindi è come lamentarsi della love-story quando si va a vedere un film d'amore. Ma nel suo genere, quello del fantasy rivolto ai più piccoli, è un buon prodotto, così come lo era il libro. Ma ne mantiene gli stessi difetti. Il primo, quello che proprio non mi era andato giù manco all'epoca, riguarda gli effetti speciali, davvero al di sotto della media per quanto concerne un franchise di queste proporzioni e i soldi che ci sono stati spesi dietro, che avrebbe meritato una cura decisamente maggiore, specie verso un pubblico che poco dopo sarebbe rimasta incantato da La Compagnia dell'Anello di Peter Jackson. Il resto invece va a rifarsi su una narrazione che a tratti è davvero episodica, perché troppo impegnata a dover introdurre in questo mondo nuovo ed a spiegarne tutte le leggi e le regole. Tanti micro-momenti che non danno forse una dovuta continuità alla visione e che bombardano lo spettatore con un mucchio di nozioni magiche, senza che magari esse siano direttamente collegate alla storia ma fungano come collage di diversi episodi di una serie. Se non altro il regista Chris Columbus è abituato a gestire i film per i più piccoli, come dimostrano i suoi precedenti successi come Mamma ho perso l'aereo e Mrs Doubtfire, e la cosa si vede. Tutto è molto scanzonato, c'è quell'atmosfera da Natale perenne che nei film successivi andrà a perdersi e nonostante i difetti precedentemente elencati la visione non è mai troppo appesantita, ma anzi, riesce a uscirsene pure con delle trovate degne di nota e che fanno intuire che il tizio è uno del mestiere. Ed è questo che differenzia un film come questo, un blockbuster che non prova spasmodicamente a essere tutt'altro, con mille altri prodotti analoghi che finiscono con l'essere dimenticati: ovvero quello di avere al suo interno la parvenza di un cuore, la capacità di trasmettere qualcosa attraverso i suoi personaggi e di non vivere unicamente di quella che è la gloria riflessa dei libri. Senza contare che Columbus stesso ha definito questo come il film ella sua vita - il che non riesco a capire se sia proprio un bene o un male. Pensare poi che la sua poltrona era ambita da gente del calibro di Terry Gilliam, Rob Reiner, Manoj Night Shyamalan, Peter Weir (sì, quello de L'attimo fuggente) e, last but not least, Steven Spielberg, che voleva distaccarsi dalla narrazione dei libri per fare uno strano sperimentalismo che non sono mai riuscito a comprendere appieno. Ma visto il risultato, credo non possiamo lamentarci troppo. La pellicola porta il risultato a casa senza strafare, mantenendosi su una buona media e lasciando un prodotto abbastanza compatto e che riesce a reggersi da solo sulle proprie zampe, un primo assaggio che ricordo era stato davvero ben accolto anche dalla critica specializzata. Ironico a dirsi, ma a trionfare su tutti sono le musiche del veterano John Williams, che riesce a piazzare l'ennesimo tema iconico della sua lunghissima carriera. Una piccola e semplice sequenza di note che introduce in un mondo che, col tempo, diverrà sempre più vasto e articolato, con tutti i dilemmi del caso che un'operazione simile avrebbe portato. Ma all'epoca non ce ne importava molto. C'erano Harry e Hogwarts, poco altro aveva importanza.
Senza dubbio, il film che ha segnato la mia infanzia e quella di molti altri miei coetanei, ma che riesce ancora a stregare i bambini di oggi. La cosa un poco mi rende felice.Voto: ★★★