Il regista Devin Graham la contattò viaFacebooknella speranza di riuscire a fare un video insieme. Pochi mesi dopo, programmarono di fare un video musicale per la sua nuova canzone,Spontaneous MeÈ stato registrato mentre Graham era in viaggio d’affari li vicino. Il video ha dato un tale impulso alla sua popolarità che da allora Lindsey ha cominciato a fare regolarmente video musicali per il suo canale di YouTube.
Brava vero?
Lindsey Stirling è il mio paradigma per l’aspetto davvero eccezionale della Rivoluzione Virtuale, ovvero la liberazione e la democratizzazione delle arti.
Basta procuratori, editori, talent scout, case discografiche, case editrici ecc… ora un’artista può con i suoi mezzi produrre la sua musica, postare i suoi video su YouTube, vendere i suoi dischi su iTunes o Google Music, pubblicare in autonomia i suoi libri o graphics novel su iBook, Google Books o Kindle, realizzare le sue opere grafiche ed esporle su Devian Art, le sue foto su Flickr o 500px.
Un’esplosione di nuovi artisti, alcuni davvero davvero notevoli, che probabilmente non sarebbero mai emersi nell’era analogica, vittime di editori o talent scout incapaci o realizzatori di generi musicali, filmici o letterari che in quel momento non erano reputati di “successo”.
Quindi viva l’esplosione dei social network e dei siti di condivisione mediatica!
Si evviva… finchè girando non si incappa nel Dark Side of the Moon…
Il processo di democratizzazione delle arti nato con la Rivoluzione Virtuale ha portato anche, con la nascita e l’evoluzione spropositata dei Social Network, della democratizzazione delle opinioni.
I Social Network si basano sull’esposizione e la valorizzazione del vuoto contenutistico, nell’era analogica o all’inizio dell’era post Rivoluzione Virtuale le opinioni, le tesi, le argomentazioni riguardo i più disparati aspetti dello scibile umano erano sostenute da chi bene o male era un’esperto del settore, un professionista.
Se volevi una recensione di un film per esempio, ti informavi su una rivista o sito specializzato dove professionisti dalla comunque vasta conoscenza della materia scrivevano un’opinione, si opinabile (appunto), ma comunque professionale.
Stessa cosa per un libro, un album discografico e ancora più importante riguardo la saggistica e la storia.
Se uno voleva conoscere l’evoluzione delle dottrine politiche in Europa dopo il Congresso di Vienna per esempio non si limitava a consultare Wikipedia, che per carità come bignamino va bene, ma si informava su riviste storiche e saggi appositi e men che meno si rivolgeva ad yahoo answers!
I Social Network, come apologeti del vuoto contenutistico, hanno indotto a pensare che ciascuno fosse interessante e che ciascuno avesse il diritto di esprimere un’opinione, campata più che altro in aria, su ogni ambito dello scibile umano.
Quindi capita che esca fuori un’evento politico e su certi blog centinaia di persone si sentano dei novelli Richelieu o Metternich, postando per lo più delle banalità disarmanti quando va bene e delle vere e proprie idiozie quando va male.
Immaginate in questo scenario se qualcuno portasse queste persone nei seggi del potere di una nazione, che apocalisse di arroganza, ignoranza e stupidità frullati insieme… non sia mai… nessuno potrebbe mai essere così incosciente e incapace… ops…
Figuriamoci quando dall’alto delle profonde e complesse “conoscenze” una persona che ragiona a matrice binaria si mette a disquisire (appunto) su un blog riguardo un pilastro fondamentale del suo tempio/realtà come è la scelta/logo in ambito della tecnologia mobile.
Poiché vi ricordate, nell’era post Rivoluzione Virtuale, noi “Siamo ciò che possediamo”, poiché il possesso è l’unica scelta che pensiamo di avere visto che, in ogni momento della nostra esperienza in rete, siamo considerati come potenziali acquirenti da parte delle aziende/logo.
Sui social network la funzione dell’utente è quella di generare il vuoto concettuale di inutili contenuti per fare da cornice all’unico interesse dei Social Network, generare profitto attraverso la vendita di spazi pubblicitari, tralaltro a costo zero, poiché non devono neppure sprecarsi a sviluppare e produrre una cornice contenutistica alla pubblicità, come deve fare un media passivo (radio, televisione, editoria), ma il contenuto lo fornisce direttamente l’utente, che diventa il carnefice cognitivo di se stesso.
Questo è l’ultimo ingranaggio della Hate Machine, se uniamo insieme un processo cognitivo a matrice binaria, con l’esigenza dell’essere umano ad unirsi in gruppi di interesse e questi interessi nell’epoca del “Siamo ciò che possediamo” siano solo le aziende/logo, ecco che avremo persone che rivestono nella scelta di un device mobile un’importanza assoluta, fino all’identificazione del suo stesso “Io” con la scelta/logo che regge l’intero suo tempio/realtà.
Questa persona amerà il suo device, poiché è parte di se, è la sua identità, è il suo 1 e odierà il presunto “avversario” ovvero tutto quello che non è il suo 1, qualunque esso sia, non ha importanza, saranno tutti 0, cambia solo il grado di odio con il successo e diffusione dello 0 avversario, ovvero più è famoso e di successo più questa persona sentirà la sua identità 1 minacciata e più aumenterà il suo odio.
Amerà e odierà nei Social Network, esprimendo le sue “opinioni” con vemenza, soprattutto nelle “discussioni” sui blog che rivestiranno un’importanza primaria e centrale nella affermazione della sua identità come possessore di oggetti e quindi come individuo.
Detto questo, non vi è venuto un dubbio?
La scelta primaria del logo che finirà per rappresentare la sua stessa identità è davvero autonoma secondo voi?
Il soggetto è ciò che tutto conosce senza essere conosciuto da alcuno, ma non può conoscere se non un oggetto: senza oggetto, il soggetto non conoscerebbe nulla, e dunque non esisterebbe.
Schopenhauer e “Il mondo come volontà e rappresentazione”