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Grazie alle ricerche di un team di egittologi tedeschi dell'Università di Bonn, il mistero della morte di Hatshepsut è oggi svelato. E così la ricchissima eredità dell'antico Egitto nella cultura mondiale si arricchisce a suo modo di un monito: guai a fare l'impossibile per essere belli a tutti i costi.
Cosmetica, medicine, trucco e oggi lifting, botox e altri ritrovati, possono essere fatali. Hatshepsut, come ce la tramandano gli storici, pitture e bassorilievi, la decrittazione dei geroglifici e il suo splendido busto esposto al Metropolitan a New York, fu una delle donne più belle, affascinanti e potenti dell'antichità. Visse attorno al 1450 a.C. e regnò per venti anni sull'Egitto. "La prima delle donne elette che abbraccia Amun", significa, tradotto, il suo nome. Era astuta e intelligente, aveva l'istinto del potere. Figlia del faraone Tutmosi I e di Ahmose, sposò il fratellastro Tutmosi II e fu la sua reggente. La sua incoronazione fu memorabile: lei si gettò ai piedi dei sacerdoti che le conferirono di fatto i pieni poteri. Come Nefertiti, come Cleopatra, la sua bellezza divenne simbolo e incarnazione del potere.
Hatshepsut regnò vent'anni, ma a lungo la sua morte e l'ubicazione della sua mummia furono un mistero. La sua tomba fu identificata pochi anni fa nella Valle dei Re, nel maestoso complesso di templi funerari nell'attuale Deir el-Bahari. Adesso gli egittologi tedeschi hanno però risolto il giallo più difficile: la causa del suo decesso. E' avvenuto per caso, ha spiegato Michael Hoeveler-Mueller, uno di loro. Il team tedesco, lavorando insieme ai colleghi egiziani, aveva trovato e fatto analizzare alcune piccole ampolle, alte circa 15 centimetri. Ampolle con il sigillo di Hatshepsut, e che si credeva contenessero il suo profumo. "Con quei flaconi abbiamo svelato un mistero antico di 3500 anni", afferma Hoeveler-Mueller. Nei flaconi, spiega, non era contenuto un profumo, bensì una crema di bellezza per la pelle, che probabilmente Hatshepsut usava per curare gli eczemi che la affliggevano e conseguire la bellezza perfetta. Un mito nell'antico Egitto, il quale vantava un'industria della cosmesi altamente sviluppata. Fascino, sex appeal, eleganza, cura di ogni dettaglio, attenzione al messaggio erotico dell'abbigliamento e della pettinatura erano canoni irrinunciabili per la regina e per ogni donna o uomo al potere allora. Ma la crema di bellezza di Hatshepsut fu la sua condanna. Era a base di olio di palma e olio di noce moscata, dicono i ricercatori, ma conteneva anche due sostanze altamente cancerogene. Cioè catrame e benzopirene, quest'ultimo reso tristemente famoso nell'età moderna per i veleni dell'Italsider di Taranto.
Si supponeva già, spiegano i ricercatori di Bonn, che Hatshepsut soffrisse di cancro e diabete. Ma ora abbiamo praticamente la certezza che il tumore letale le fu scatenato dalla crema di bellezza. "Escludiamo ogni falsificazione, i sigilli della regina sui flaconi sono autentici", sottolinea Hoeveler-Mueller.
Destino amaro, insomma, per Hatshepsut. Lei mostrò tra le prime che una donna poteva governare, ordinò grandi lavori pubblici e spedizioni punitive contro forze ribelli in Nubia e in Palestina. Ma l'imperativo della bellezza perfetta, che nell'antico Egitto valeva per donne e uomini, le fu fatale. Nefer, era la parola che lo indicava, da cui derivarono il nome di Nefertiti e del dio della bellezza Nefertem, detto anche "il signore della cosmesi". Lezioni amare, ma importanti anche oggi: meglio accettarci come siamo e rassegnarci ai segni del tempo sulla nostra pelle.
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