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Hawkwind – Doremi Fasol Latido (1972)

Creato il 20 maggio 2012 da The Book Of Saturday

Hawkwind – Doremi Fasol Latido (1972)Lo hanno definito “space rock”, mentre l’era visionaria dei Pink Floyd andava appiattendosi in opere di più alta concezione (l’anno dopo uscirà The Dark Side Of The Moon), e gli anni ’70 stavano iniziando a rivedere i loro stessi canoni del successo rivoluzionario dei Sixties. Nel bel mezzo di questo nuovo Big Bang sonoro, arriva Doremi Fasol Latido, terza fatica degli Hawkwind che sconquasserà le certezze di chi credeva che l’elettronica servisse solo da contorno.

In effetti, in questo album di 7 tracce (anche se la reissue vi aggrega altre 4 bonus tracks), tutti i giochi spazio-tempo-musicali finiscono per prendere il sopravvento, e l’ascoltatore attento si lascerà molto più trasportare dai sintetizzatori di Dik Mik e Del Dettmar, che non dai canti visionari di Dave Brock e Nick Turner. Siamo di fronte a uno degli esempi più eloquenti di abuso di flanging nella storia del rock, anche se l’effettistica non è mai asfissiante. Ma Doremi Fasol Latido non è solo un album chiuso, finito. È un’opera a tutto tondo, e come ogni rock-opera ogni tanto ci riporta alle melodie portanti del disco.

Non meno importante, ha una storia da raccontare, sulla scorta delle opere di The Who e Kinks, anche gli Hawkwind racconteranno la loro «Saga di Doremi Fasol Latido». Una raccolta «di canti rituali, inni spaziali e canti di battaglie stellari e di lode, e utilizzati dal clan degli Hawkwind durante il loro epico viaggio verso la terra leggendaria di Thorasin». Gli Hawkwind lasciano la Terra e ci proiettano in luoghi leggendari, oscuri, promettendo che un giorno, sconfitte le forze del male, faranno ritorno sulla terra, radendo al suolo le città e fondando solo immensi parchi verdi.

Curiosità: bassista (e voce) degli Hawkwind è Lemmy Kilmister, che passerà anche con i Damned ma soprattutto diverrà famoso in tutto il mondo per aver dato la voce ai Moterhead.



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