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Heartbeats - Les amours imaginaires

Creato il 25 agosto 2015 da Jeanjacques
Heartbeats - Les amours imaginaires
Da un po' di tempo il panorama cinematografico è scosso dalla presenza di un giovane talento, tal Xavier Dolan, che di recente ha fatto impazzire mezzo mondo con Mommy, ormai un capolavoro moderno a detta insindacabile di tutti. Parliamo di un tipo che ha esordito con J'ai tué ma mère a diciannove anni, un film magari imperfetto sotto più di un punto di vista, ma se penso che io a quell'età pensavo ancora a draghi ed elfi capisco che magari farei meglio a starmene zitto. E farei meglio a continuare a tacere perché, nonostante gli incitamenti di mezzo mondo, ancora oggi non ho approfondito la visione delle altre sue opere (in compenso però lo seguo su Instagram), che tra l'altro non sono poi nemmeno tante e quindi la mia onta si fa ancora più vergognosa. Per fortuna però c'è più tempo che vita, quindi se Odino vuole sto cercando di mettermi in pari nell'attesa di giungere al suo chiacchieratissimo capolavoro. Che poi però fa strano che ormai sia così famoso ma che tutte le sue opere da noi siano reperibili unicamente sottotitolate in rete... e manco così facilmente.

Francis e Marie, omosessuale lui ed eterosessuale lei, sono due amici che finiscono per innamorarsi della stessa persona, Nicolas, un giovane uomo che dalla campagna si è trasferito a Montreal. La cosa ovviamente porterà a ribaltare il normale equilibrio delle cose...

E' difficile andare a commentare film fatti da un autore simile. Da una parte ti sforzi di fare un'analisi critica e obiettiva, ma dall'altra sei perennemente tentato di odiarlo perché, dato che piace a molti, un poco ti fa sentire speciale il doverlo massacrare. E non siamo ai livelli di Christopher Nolan (che in realtà è un regista che amo, forse perché lo seguivo prima dell'odioso boom di fan sfegatati che ha avuto - leggasi meglio: lo seguivo quando ancora non avevo internet) perché Dolan, curiosa l'assonanza, è conosciuto in una cricca molto più ristretta, quindi il denigrare un qualcosa di apparentemente underground rende ancora più fighi. In realtà non mi sembra di essere un tipo simile, altrimenti dubito che avrei partecipato al boom di entusiasmi di Birdman e True detective, però un minimo di dubbio mi viene quando mi ritrovo a essere l'unico a non strapparsi i capelli davanti ai lavori di questo canadese mignon. E anche qui va fatta un'altra specificazione, ovvero che non è che non gli riconosca il talento che sicuramente ha, ma per i film che ho visto non ho ancora potuto godere del miracolo detto da molti. Ho però visionato dei film sicuramente belli e diretti con uno stile molto personale, quello sì, fatto inoltre da un artista molto giovane e che quindi deve ancora maturare del tutto. Quando aveva diretto questo Les amour imaginaires aveva ventun'anni, io a quell'età frequentavo l'Accademia di sceneggiatura ed ero ancora molto ingenuo in materia narrativa. Non che ora vada molto meglio, ma all'epoca lo ero sicuramente più di adesso. E la prima cosa che viene in mente non appena ho iniziato a vedere il film è stata che, dopo il suo imperfettissimo esordio, il buon Xavier ha mangiato molte bistecche ed ha sicuramente imparato molte cose. Una su tutti, quella della composizione dell'immagine e della sequenzialità, perché se il film affascina è sicuramente per il piano visivo, che con poco riesce a trasmettere tanto. Sono notevoli le influenze di un certo cinema francese, che da franco-canadese deve sentire come suo, e alcuni prestiti da un maestro come Wong Kar-wai, cose che danno a molte sequenze quell'intima spettacolarità per immagini che io adoro e che dovrebbe essere una prerogativa del cinema. Basterebbero solo quei delicati momenti al rallentatore dove si riesce a udire la Bang Bang della nostrana Dalida, col benestare di Nancy Sinatra, per portarsi a casa il lavoro, ma il film è composto anche da tutto il resto. Ed è quello che mi ha messo abbastanza in difficoltà, ammetto, perché quello dell'amore è un tema al quale di recente sono particolarmente sensibile e che valuto con una certa stranezza. Ma l'amore è così, credo, non può essere valutato in maniera univoca perché si ama sempre in una maniera diversa, dipende dalle situazione e da come si cresce da un amore all'altro. Quello che qui viene preso in considerazione è, come dice il titolo (totalmente fuorviante quello internazionale, invece) un amore immaginario, un amore che alla fine manco esisterà e che risiede solo bella testa di due dei tre partecipanti al gioco, inframmezzato dai video-confessioni di altri personaggi che ampliano pericolosamente la gittata. Alla fine cosa ne viene fuori? Il pericolo di fare il proverbiale buco nell'acqua o di rimanere con l'altrettanto proverbiale pugno di mosche in mano è alto, perché la sceneggiatura non è che abbia particolari guizzi e gli eventi sono molto strascicati, ma forse a Dolan non interessa porre un discorso specifico, e qui sta il pregio più grande del film ma al contempo il suo più grande difetto. Alla fine si vuole solo far vedere gli inevitabili cambiamenti che due animi attraversano nella fase dell'innamoramento e qui sta il succo: l'amore cambia. E se non cambia, sia nel bene che nel male, forse non è vero amore.

Sant'Agostino diceva: ama, e poi fa quello che vuoi. Ma se fare quello che si vuole ci porta del dolore... beh, forse è meglio non preoccuparsi. Vuol dire che si è semplicemente vivi.Voto: 

Heartbeats - Les amours imaginaires
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