Heat – La Sfida – L’epica secondo Mann

Creato il 13 agosto 2014 da Nicola933
di Viviana de Lillo - 13 agosto 2014

Heat – La Sfida (Heat)

Genere: Poliziesco, Azione

Regia: Michael Mann

Cast: Robert De Niro, Al Pacino, Val Kilmer, Jon Voight , Amy Brenneman, Natalie Portman, William Fichtner, Diane Venora, Ashley Judd, Tom Sizemore, Danny Trejo, Ted Levine, Wes Studi, Dennis Haysbert, Kevin Gage, Mykelti Williamson, Tom Noonan, Hank Azaria, Susan Traylor, Kim Staunton, Henry Rollins, Jerry Trimble, Martin Ferrero, Ricky Harris, Tone Loc

1995

171 min

Una volta uno mi ha detto: non fare entrare nella tua vita niente da cui tu non possa sganciarti in 30 secondi netti se senti puzza di sbirri dietro l’angolo. – Neil McCauley

La locandina del film

Di Viviana de Lillo. L’alba di un nuovo giorno si riflette sui vetri dei grattacieli di Los Angeles. Un portavalori blindato viene preso d’assalto da una banda di professionisti del crimine, ma la loro nuova recluta perde la testa e l’operazione si conclude con una carneficina. Ad investigare su quanto accaduto, è chiamato un incrollabile poliziotto, Vincent Hanna, interpretato da un mastodontico Al Pacino, fallito nella vita privata quanto perseverante nella professione. Sulle tracce dei componenti della banda, riesce ben presto ad identificarli: si tratta di un piccolo gruppo di criminali guidati da un ladro professionista, Neil McCauley, interpretato da un misurato quanto carismatico Robert De Niro. Impegnati rispettivamente nello studio di un nuovo colpo, quello della vita per McCauley prima del ritiro dalle scene con un nuovo amore, e nel tentativo di sventarlo, i due uomini sono consapevoli che nessuno tra loro farà un passo indietro per cedere terreno all’altro.

Di norma, quando ci si sofferma a discorrere di epica, il rimando canonico è quello alle due opere attribuite ad Omero, l’Iliade e l’Odissea. Per me no, o meglio, non solo. Di primo acchito, epico è l’aggettivo confezionato su misura per questa pellicola e, nello specifico, per i suoi due protagonisti. Con buona pace di Greci e Troiani.

Heat narra la storia di una caccia, quella tra due uomini diversi per ruolo e valori, ma accomunati dalla consapevolezza di fare entrambi l’unica cosa che sanno e, soprattutto, vogliono fare.

Vincent Hanna è un vero e proprio segugio, nevrotico, istintivo, oltre le righe, talentuoso e appassionato nella professione, quanto fallito nei sentimenti a causa della sua devozione assoluta e totalizzante alla lotta contro il crimine. La scena d’amore iniziale con la sua attuale terza moglie, Justine, interpretata da una splendida Diane Venora, evidenzia il rapporto altamente conflittuale tra lavoro e vita privata che contraddistingue questo personaggio. Il detective Hanna non esterna i suoi problemi, ma li tiene lì, dentro di sé, in quanto lo mantengono vigile e pronto a scattare per ogni evenienza. Alla costante ricerca della verità, Hanna è un personaggio estremo, schietto nella sua assuefazione totale alla professione, tanto da esserne, alla lunga, deteriorato e penalizzato.

Robert De Niro (Neil McCauley) e Val Kilmer (Chris)

Neil McCauley, invece, è un professionista del crimine, serio e pacato, un solitario freddo e calcolatore, ferreo nella disciplina che gli impone, come recita la citazione al principio dell’articolo, di negare l’ingresso nella sua vita a qualsiasi cosa o persona che non possa lasciare dietro di sé alla minima avvisaglia di pericolo. Il suo ruolo di gangster imperturbabile, però, non è a tutto tondo, ma del personaggio viene svelata una componente più squisitamente umana, come dimostrano l’amicizia fraterna per Chris, un altro componente della banda interpretato da Val Kilmer, e l’amore, nonostante vada contro la sua filosofia di vita, per Eady, la bella Amy Brenneman.

Con una perfetta scelta dei tempi, il confronto tra questi due personaggi avviene dapprima a distanza per poi culminare nella scena chiave del film, quella dove i due protagonisti (e, al contempo, i due attori che li interpretano, tra i più talentuosi ed iconici del cinema americano) siedono l’uno di fronte all’altro, dinanzi ad un caffè di una tavola calda, e, raccontandosi le loro reciproche esistenze come amici di vecchia data, le scoprono simili, ugualmente travagliate. Nonostante il rispetto per la devozione reciproca alla propria missione personale, la dichiarazione di intenti che ciascuno dei due professa lascia poco spazio ad una possibile risoluzione pacifica del loro rapporto: entrambi riconoscono e accettano i loro ruoli di cacciatore e di preda e sottolineano che nessun tentennamento li turberà al momento della resa dei conti finale.

Al Pacino (Vincent Hanna) e Robert De Niro (Neil McCauley)

Diretto da Michael Mann, Heat si manifesta, tenendo conto della rocambolesca sequenza iniziale dell’assalto al blindato, dapprima come un poliziesco, per poi, man mano che i fotogrammi si susseguono, stravolgerne le regole convenzionali, sia in termini di durata che di natura e modalità del racconto.

In oltre tre ore di pellicola, Mann accantona il mero avvicendarsi dell’azione, regina incontrastata del classico poliziesco, per stringere l’obiettivo della sua macchina da presa su tutti i personaggi che compongono la scena, nessuno escluso. Ogni personaggio ha qualcosa da dire e viene ascoltato: abbiamo la storia di Chris e sua moglie Charlene, interpretata da Ashley Judd, in crisi per la dedizione del marito al gioco d’azzardo e il conseguente tradimento della donna, una coppia che, anche superate le difficoltà, non riuscirà a stare insieme a causa della latitanza forzata del marito per evitare la galera, il profilo da codardo del Viscido, un bravissimo Tom Sizemore, che si farà scudo col corpo di una bambina per vendere cara la pelle prima della cattura, il tentativo di riscatto di una coppia afro-americana, anche se, dopo aver riacquistato la libertà, nonostante la promessa di rigare dritto alla fidanzata, il ragazzo parteciperà all’ultima rapina di McCauley e la giovane verrà a scoprire della sua morte attraverso il telegiornale, la figliastra di Hanna, interpretata da una giovanissima Natalie Portman, una ragazza tormentata e distrutta a causa dell’indifferenza del suo padre biologico, etc.

L’indagine psicologica di tutti i personaggi, anche i comprimari, detronizza in parte la componente action della pellicola, anche se, ove presente, essa è enfatizzata da sequenze dal ritmo al fulmicotone, tra cui quella da antologia dell’ultima rapina della banda di McCauley e della conseguente sparatoria tra le strade della metropoli.

Rielaborando una sceneggiatura destinata alla televisione, Sei solo, Agente Vincent, Michael Mann ha confezionato un pezzo da novanta della sua filmografia, in grado di formulare una nuova concezione di poliziesco dove l’interesse psicologico nei confronti dei personaggi non passa in secondo piano rispetto alla celebrazione dell’azione pura e semplice.

Michael Mann, Al Pacino e Robert De Niro

Merito dell’impresa è soprattutto dei due protagonisti, Al Pacino e Robert De Niro, per la prima volta con la possibilità di condividere la medesima scena (ne Il Padrino – Parte Due, infatti, essi avevano due ruoli cronologicamente incompatibili). Se il ruolo di Hanna, nervoso ed eccessivo, ha lasciato carta bianca a Pacino nell’esprimere tutto il suo istrionico talento, non è stata da meno l’interpretazione di De Niro nei panni del compassato McCauley, costruita per sottrazione, ma non priva di intensità. Da segnalare, poi, come, nell’edizione italiana, la prova di entrambi gli attori sia stata impreziosita dal doppiaggio a cura di due grandi quali Giancarlo Giannini, voce di Hanna, e Ferruccio Amendola, voce di McCauley.

In un crescendo di tensione, soprattutto emotiva, preludio di un parallelo crescendo in termini di azione, la regia di Mann è impreziosita dalla splendida fotografia ad opera di Dante Spinotti, volta a delineare il profilo di una Los Angeles sospesa, in attesa del confronto finale, e al contempo romantica.

Mann sembra avere un conto in sospeso con la Città degli Angeli, tragica quanto indifferente cornice delle esistenze dei suoi personaggi, tanto che, concluso Heat, con Collateral sembra riaprire e continuare il discorso qui iniziato.

Una città dalle mille luci, ma anche dalle altrettante ombre, quella di Los Angeles.

★★★★


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