Magazine Religione
The lover of life's not a sinner The ending is just a beginner The closer you get to the meaning The sooner you'll know that you're dreaming So it's on and on and on Oh it's on and on and on It goes on and on and on, It's Heaven and Hell Fool, fool! (from "Heaven & Hell" - Black Sabbath) Vi sono circostanze per le quali il condividere l'appartenenza allo stesso genere, quello umano, con alcuni esseri è quanto meno fastidioso, se non addirittura ributtante. Lo so, questo discorso può sembrare razzista e in effetti lo è. Protagonisti negativi di questo mio pensiero sono gli oltranzisti religiosi; motivo scatenante, la notizia della decapitazione di quindici uomini e due donne perché, bestemmia, avevano osato ballare e cantare (qui).
Al solito voglio iniziare il ragionamento partendo da lontano.
La religione affonda le sue radici nell'ignoranza. Non è giocoforza una cosa deprecabile, anzi: sebbene sia nata dall'ignoranza (dal non sapere) essa ha di fatto permesso all'uomo di uscire dalla lunga notte della magia, pratica inutile in quanto ovviamente impotente e per lo più dannosa in quanto non volta alla comprensione ma al dominio.
Ma la luce della religione sebbene sufficiente ad indicare un sentiero si è rivelata del tutto inutile per illuminare le molteplici strade dell'universo e, non di rado l'uomo, seguendo pallide luci di fuochi fatui, anziché trovare e trovarsi, si è irrimediabilmente perso. Probabilmente nemmeno la pura ragione può essere da sola la luce sufficiente a illuminare tutto ciò che ci circonda, tuttavia come esseri senzienti, è nostro dovere provare a giungere alla conoscenza senza ricorrere a scorciatoie di comodo, dando per scontato cioè di credere di conoscere ciò che conoscere non si può (la divinità ad esempio), al fine di comprendere ciò che ha un senso seppur al momento sfuggente.
Osservando i comportamenti dei cosiddetti oltranzisti, appare invece assai chiara la loro deficienza (intendete tale parola come volete, è vera in entrambi i casi). Innanzitutto essi tendono ad appropriarsi dell'interpretazione dei voleri della divinità arrogandosi un diritto quanto mai discutibile, sia perché non investiti né in modo diretto, né in modo inequivocabile da alcuna divinità, sia perché, di fatto, l'eventuale "titolo" derivato dallo studio di una cosa indimostrabile, per lo meno in modo oggettivo, è fondamentalmente una stupidaggine colossale.
In secondo luogo, anche qualora una delle loro varie divinità dovesse rivelarsi vera, difficilmente lo sarà la religione di riferimento, costituita com'è da regole superstiziose figlie di tabù tribali risalenti a epoche quasi certamente più remote della religione stessa o sovrastrutture (mutevoli e quindi assolutamente umane) atte a regolare la vita della comunità evitando di esporla a rischi (carne di maiale per i popoli seminomadi del deserto, frutti di mare di complicata conservabilità, ecc), se non addirittura atte ad assicurare al detentore dell'interpretazione un potere pressoché assoluto (dogma sull'infallibilità), pena , per l'apostata l'allontanamento dalla comunità.
Per fare un esempio basta ragionare per assurdo: dovesse essere la religione cristiana quella veritiera, risulterebbe alquanto incomprensibile (per lo meno a menti di esseri costruiti a immagine e somiglianza della divinità stessa), alcune limitazioni comportamentali come le penitenze ma anche certe imposizioni quali ad esempio la confessione dei peccati o peggio alcune possibilità come la masochistica mortificazione della carne e del corpo in genere, a scopo ascetico (...).
Figuriamoci se poi dovessimo entrare nella teologia delle migliaia di interpretazioni che vanno dal pretenzioso al palesemente ridicolo delle molteplici sette, per cui sarebbe possibile o meno essere poligami o ci sarebbe divieto di effettuare trasfusioni in quanto in un libro scritto millenni fa, quando le trasfusioni non erano nemmeno pensabili, vi sarebbero frasi che farebbero intendere il diniego divino (sic).
Ma se nel cristianesimo l'oltranzismo, almeno nelle sue declinazioni più abiette e crudeli è stata messa da parte, sopportata al più con un certo imbarazzo, in altre religioni pare la strada da percorrere per il rinsavimento sia ancora lunga quanto, ahimè, desolatamente improbabile.
Quando il legame radicale poc'anzi citato tra ignoranza e religione è estremamente diretto tanto che l'esistenza della seconda si determini direttamente dipendente dalla capacità di sostentamento della prima, l'oltranzismo degenera in orrore e ciò che doveva garantire ad esempio la regolamentazione dei comportamenti dei singoli diviene scusa per assecondare gli istinti più atroci e ributtanti dell'essere umano.
Si hanno così degenerazioni insopportabili come la sottomissione della donna, dalla limitazioni della libertà e della dignità della persona fino alle orrende mutilazioni cui essa viene sottoposta alla fonte del piacere, il tentativo di controllo delle vite altrui, dal ricatto derivato dal premio-punizione di una possibile vita ultraterrena sino alle punizioni corporali che arrivano all'arrogarsi il potere di togliere quello che dovrebbe essere il dono divino basilare, ovvero l'esistenza stessa.
Scopo della religione, a differenza della spiritualità, intesa come ricerca di Dio, è l'omologazione ed è curioso, a tal proposito, che spesso si usi il termine "gregge" per definire la comunità. Ma al di là delle coincidenze (più ovvio che la metafora pastorale sia dovuta ad un'attività molto rappresentata presso le popolazioni cui le religioni del libro inizialmente si rivolgevano), lascia perplesso proprio che tale omologazione possa venire imposta persino con la violenza, cosa che lascia intendere, almeno per chi non ha la capacità di giudizio completamente assopita, che qualora quella proposta fosse davvero la volontà divina ci troveremmo a dover adorare un essere talmente abbietto ed idiota che varrebbe la pena sperare nell'esistenza di in un inferno.
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