di Giuseppe Leuzzi. È marxista. Anche, senza dubbio.
“Così Lutero si travestì da apostolo Paolo”: Marx nel Diciottobrumaio lo dice delle rivoluzioni che si cercano nel passato, ma questo è Heidegger. Nel senso più nobile di Marx:“Il principiante che ha imparato una lingua nuova la ritraduce continuamente nella sua lingua materna, ma non riesce a possederne lo spirito e ad esprimersi liberamente se non quando in essa si muove senza reminiscenze, dimenticando in essa la lingua d’origine”. Il Filosofo Secondo, dopo Platone, è dunque marxista, magari incognito. Si vuole Marx economista e agitatore e non filosofo. E invece lo è, sotto forma di Heidegger, il primo marxista: i tedeschi della rivoluzione conservatrice, che Marx abominavano, se ne sono appropriati i criteri e gli obiettivi, anche se solo in funzione antiliberale. Marx fu economista fantasioso, essendo autodidatta, e politico mediocre, litigioso, invidioso. Il nodo è il corpo, la materia, il mondo. È l’estraneità dell’essere quale è, materiale, che ha nutrito la borghesia, e la chiesa oggi borghese, e le fa ipocrite, quindi stupide. Già in questo senso il nazismo è marxista. Per essere, come si sa, biologico. Per la percezione del corpo in quanto eredità, sangue, passato che non passa, con tutto ciò che questo implica di fatale, quindi obbligato. Un Diamat ematologico. Chiunque enunci un affrancamento dalla fisicità senza coinvolgerla tradisce e abiura, è il nemico.Lo stesso antiumanesimo che Heidegger dichiara è il Diamat. E il popolo, col popolare? L’insistenza sul völkisch,volumi di völkisch, il principio v., l’essenza v., lo spirito v., la voce v., la scuola v., la gioventù v.,durante e dopo Hitler, e prima? Una riscrittura di Marx, l’“ebreo tedesco” di Bakunin, la Prima Internazionale fu rissosa. Mimetizzata ovviamente: il Filosofo Bino, o Trino, considerando il suo agostinianismo (o scolasticismo?), si immagina in tuta mimetica, mani e viso al nerofumo, anfibi, ninja del popolo, che nottetempo semina di mine il campo ostile. Il bolscevismo è “una possibilità europea”, disse chiaro, è Europa, “l’emergere delle masse, l’industria, la tecnica, l’estinzione del cristianesimo”.Ne sapeva pure la natura, poiché è ereditaria: “Se il dominio della ragione come eguaglianza non è che la conseguenza del cristianesimo, e questo è fondamentalmente d’origine ebraica, il bolscevismo è di fatto ebraico, e il cristianesimo è anche esso fondamentalmente bolscevico!”. Una genealogia, ebraismo, cristianesimo, bolscevismo, lusinghiera e non ingiuriosa, perché?I tedeschi sono traumatizzati dai russi più che da Hitler – lo sono stati a lungo, e i qualche misura lo sono. Ma Heidegger uno spiraglio aveva aperto, tramite Marx. È vero che lui non è un ideologo, è anzi pragmatico, il genere “se un po’ di Marx serve, perché no” – un po’ di razzismo, un po’ di antisemitismo (di amerikanismo no, perché significa liberalismo, e questo è inammissibile, l’Impolitico Mann è politicissimo). Al bolscevismo.I russi no, ma il bolscevismo è biblico: il comunismo non è un fatto “politico” o “sociologico” o “metafisico, è “un destino dell’esistente nella sua totalità, che segue il compimento dell’età storica e con questo la fine della metafisica”. Con il messianismo, checché voglia dire: l’estenuante battaglia sul Führer, il Capo, il Condottiero, il carismatico, l’unto, è invidia o nostalgia del Piccolo Padre, che altro? Marx del resto è Napoleone, seppure con la ghigliottina di Robespierre. Ma l’identificazione più sottile è quella individuata da Hannah Arendt, anche se Heidegger non ne apprezza la filosofia: “Il pragmatismo, anche marxista e leninista, muove dal presupposto, comune a tutta la tradizione occidentale, che la realtà riveli all’uomo la verità, il totalitarismo presuppone solo la validità delle leggi del divenire”. Dell’esistere, senza leggi. Un’identificazione da intendersi, naturalmente, come sorpassamento. Le idealità e incertezze delle società fondate sulla volontà libera degli associati sono false e ostili. Ogni forma associativa, ogni appartenenza, che sia di tipo razionale e politico oppure consuetudinario e mistico, che non si fondi su una comunione fisica, d’interessi e di determinazioni materiali, è ostile. E tuttavia – ecco Marx e Heidegger uniti nella lotta – la mia verità è la verità. E deve fondare un mondo nuovo: la rivoluzione dei fatti discende dalla rivoluzione delle idee, a esse il mondo va conformato. La verità è conquistatrice. Gli uomini non sono inchiodati all’Ente nella soddisfazione dei bisogni vitali, non sono rassegnati.Essere e avere non è solo un titolo di Gabriel Marcel, se essere è avere. L’essere è se stesso: storia, classe e Volk-corpo sociale. La fisicità è l’eterno incomodo del pensiero occidentale, da Kant, e gli altri scozzesi liberali, ai padri della chiesa. La fisicità eleva e razionalizza il possesso. E la morte che viene in primo piano esorcizza la violenza, in quanto rivoluzionaria. Si può fare un Heidegger e Marx, il materiale non manca, come sempre nella filosofia tedesca, e lui non protesterà. Non dirà mai che non ha letto Marx, avrebbe dovuto?, dopo la guerra accettava tutto – pur di non ammettere la Colpa: la sua idea di filosofo è il santone, uno che mai sbaglia. Qui e là la mobilitazione è totale, si aderisce alla storia con tutto l’essere.
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