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Heidegger (parte seconda?)

Creato il 29 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

515px-Martin_Heidegger_for_WPdi Giuseppe Leuzzi. Ha fatto la filosofia dei sentimenti, i desideri e le passioni, nell’aridità emotiva: uno che non ha amato mai nessuno. Molte lettere ha scritto, a molte donne. Che solo concupiva, a letto. Ultimativo, violento, di cui non si conosce una confidenza con la moglie di una vita, a parte la complicità nel non detto. Mai un’affettuosità per i figli che in casa con lui crescevano. Di cui uno peraltro non era suo, pur in costanza di matrimonio: mai nemmeno un rifiuto, solo indifferenza.Oltre che nazista si conferma antisemita – nei quaderni che ha voluto postumi a 50 anni. Pregiudizio che nascose più degli altri, specie con Hannah Arendt, sua salvatrice nel dopoguerra, letteralmente, nella considerazione e negli studi oltre che nella piccola carriera di posti e pensioni, dopo esserne stata l’amante giovanissima seppure non più vergine.

Come Wagner – che però forse non sarebbe stato nazista. Sono antisemiti i due pilastri dell’intellettualità ebraica, che ad essi non saprebbe rinunciare, e anzi li magnifica malgrado tutto. Bisogna “liberare” l’antisemitismo? È storico della non-storia. Che dice Heidegger? Il comune essere storico è uno smarrimento di sé nell’ambito di ciò che è storico: la non-storia. Un tale smarrimento del nostro essere è necessario alla storia. L’essere storico è una costante sempre nuova scelta tra la non-storia e la storia nella quale siamo. Entrare nella storia non significa entrare nel passato. Se un popolo entra nella storia, entra nel futuro. Se esce dalla storia non ha più futuro. Esso entra nella storia (passato) nella misura in cui esce dalla storia (futuro). La possibilità di accesso alla storia si fonda sulla possibilità che un presente sappia sempre essere-per-il-futuro. Ciò che “ha una storia” è coinvolto nel divenire. È nell’essere-per-l’avvenire che l’esserci è il passato.Lo dice e lo ripete: “La possibilità di accedere alla storia si fonda sulla possibilità che un presente sappia essere di volta in volta futuro”. È a partire dal presente che si fa entrare nel conto il passato, e in vista di ciò che è presente. È per esso che si pianifica il futuro: “Quando girano le eliche di un velivolo non accade propriamente nulla. Ma se il velivolo porta Hitler da Mussolini, allora accade la storia. Il volo diventa storia. La storia è cosa rara” – c’è nel Burney un Mr Heidegger a Londra: cantante d’opera?“Lena e Leonce”, sgraziato titolo dell’ottimo Büchner, dà per ultimo la ricetta giusta: “Ci stenderemo all’ombra e pregheremo Dio di darci maccheroni, meloni e fichi, ugole melodiose, corpi classicamente modellati e una religione comoda”. Heidegger, che sembrava aver liquidato la vicenda con l’inevitabile tributo tribale, “la storicità autentica è l’essere-per-la-morte”, in lungo e in largo vuole altrimenti: “La storia è il tratto specifico dell’uomo? Pure i negri sono uomini, ma non hanno una storia. Anche la natura ha la sua storia? Ma allora anche i negri hanno una storia. Non tutto ciò che trascorre entra nella storia”. Per il demonismo del profeta. O connesso alla H, cui si devono pure Hitler e la Bomba.

Featured image, Heidegger by Herbert Wetterauer, source wikipedia.


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