Heimaey e la rassicurante esperienza della natura estrema. Secondo Tamara Ferioli.

Creato il 24 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Nel 1973, su una piccola isola dalla conformazione frastagliata a sud dell’Islanda, numerose lievi scosse di terremoto degenerano nell’apertura di una fessura e in una vera e propria eruzione il cui accumulo di lava e detriti porta alla nascita del vulcano Eldfell, letteralmente “montagna di fuoco”. I 5.000 abitanti vengono immediatamente evacuati. La lava continua ad eruttare per mesi. La popolazione teme che essa possa distruggere il porto, fondamentale per la vita dell’isola, ma c’è un timore più profondo: la paura di non poter mai più rimettere piede nella propria casa. Fortunatamente, a luglio l’eruzione termina. Le abitazioni vengono ricostruite e la popolazione viene reinserita nel proprio ambiente. L’episodio rappresenta al meglio il rapporto degli islandesi con il proprio mondo: un amore incondizionato per un territorio complesso, estremo e pericoloso, la profonda consapevolezza dell’impossibilità di sopraffare la natura e il desiderio di trovare l’equilibrio giusto per esserne parte, non esterni.

La piccola isola dalla storia travagliata si chiama Heimaey, letteralmente “casa isola”, ed è da qui che parte il più recente viaggio artistico di Tamara Ferioli, esposto a Milano presso le Officine dell’Immagine.
Il legame tra natura e uomo è ben presente in tutta l’esposizione ed è in particolare evocato dall’utilizzo particolare e innovativo che l’artista fa dei propri capelli, usati come vero e proprio materiale artistico non solo negli interessanti disegni su tela, ma anche nelle fotografie, a creare simmetrie, impressioni sottili e vere e proprie costruzioni che si aggiungono alle stampe. In questo modo le immagini di Heimaey si arricchiscono di un’ancor maggiore presenza dell’artista, che si fonde con i luoghi visitati, quasi a volerceli fare visitare con i suoi stessi occhi.

L’Islanda, però, non rivive solo nelle fotografie, rappresentazioni dirette dei suoi panorami, ma anche negli oggetti: Hólmur è un antico libro islandese ricoperto di sabbia lavica, il cui corpo è stato sventrato e le pagine, tagliuzzate, sono distribuite in frammenti disordinati. Le forbici, assenti, lasciano un’impronta indelebile nella sabbia nera.
L’ installazione attorno a cui gravita l’intera personale è l’omonima Heimaey: una casa ricoperta di ben 100 kg di ossa di seppia che nonostante la fragilità dei suoi materiali dà l’impressione di essere una fortezza e di racchiudere in sé tutto ciò che l’artista ha voluto esprimere: il legame tra l’essere umano e l’ambiente che lo circonda, il contatto con la terra, la fragilità e la forza dell’uomo di fronte alla natura estrema e alla solitudine. In sottofondo scorrono i suoni dell’Islanda: lo spostarsi e il frantumarsi lento dei ghiacciai, le onde che si infrangono contro la spiaggia, il vento che soffia. L’odore di pesce, voluto o non voluto, contribuisce a immergere il visitatore in un’esperienza completa che tocca ogni senso. Praticamente impossibile guardare la costruzione ed uscire, senza girarvi più e più volte attorno, tentando di catturare l’essenza totalizzante che sembra inglobare, estrema e contemporaneamente pacifica. Ci si ritrova a camminare con attenzione, cercando di evitare lo scricchiolio dei frammenti di ossa sparsi sul pavimento, come se ogni rumore estraneo spezzasse l’atmosfera della stanza e, per qualche secondo, della sublime Islanda, che sembra più vicina che mai.

Tamara Ferioli nasce a Legnano nel 1982. Studia all’Ecole des Beaux Arts di Lione e poi all’Accademia di Belle Arti di Brera. Vive e lavora a Milano. Negli ultimi anni si è concentrata particolarmente sul tema dell’isola, seguendo un itinerario idealmente basato sui vulcani che l’ha portata in Indonesia, Giappone e Islanda. I tre mesi trascorsi in quest’ultima terra le hanno dato l’ispirazione per Heimaey.

Photo credit: LoveIceland / Foter / CC BY-SA

Tags:arte,heimaey,installazione,islanda,milano,natura,officine dell'immagine,personale,tamara ferioli

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