Hyunjoo Chung ha ventinove anni e viene dalla Corea del Sud: si è trasferita in Italia per amore, da Londra, dopo aver conosciuto quello che è diventato suo marito. Adesso vive a Ventimiglia, in Liguria, ma spesso viaggia tra Milano e Monaco per lavoro, per promuovere il suo brand, Hein Juel. Dopo la yemenita, Chung è la seconda fashion designer “esotica” della settimana della moda e del design nell’area Euromediterranea. L’11 giugno, dieci dei suoi capi saranno indossati dalle modelle di CastDiva sulla catwalk delle “Ciminiere” di Catania. «Ho visto i video degli eventi precedenti, e ho notato che il MADEINMEDI è realmente dentro l’industria della moda, e questo mi piace!», ci ha raccontato durante l’intervista che vi proponiamo.
Da dove trai la tua ispirazione?
«Da qualunque cosa: può essere dalle mie emozioni personali, da un barlume di scene che mi tornano alla memoria, dalle più svariate situazioni sociali e ambientali, dalla storia. Insomma, per dirla tutta, qualunque cosa può essermi fonte d’ispirazione.»
Quanto sono importanti le tue origini nel tuo lavoro?
«La società coreana è molto particolare sotto diversi punti di vista e, in qualche maniera, anche molto chiusa, specialmente per quanto riguarda la moda. Io sono cresciuta lì, quindi superare i limiti che sono stati costruiti dentro di me (e che sicuramente sono stati influenzati dalle mie origini) è la sfida più dura, per diventare una fashion designer di fama internazionale.»
Se ti dico «moda» a cosa pensi?
«Be’, ti direi che per me la moda è l’insieme di molte cose, come arte, cultura, società, emozioni… Ciascuno di questi aspetti è legato all’altro, serve a dare una definizione complessiva.»
Ti piacerebbe continuare a lavorare da sola o preferiresti iniziare una collaborazione con qualche brand o con un fashion designer noto in tutto il mondo?
«All’inizio sognavo di lavorare con grandi marchi, come Balenciaga – Nicolas Ghesquière, per imparare la sua capacità senza limiti di immaginare, Vivienne Westwood, per la sua passione, Jil Sander per il suo taglio impeccabile, Marni per i suoi bellissimi mix di colore, Prada per il senso dell’umorismo… Oddio, effettivamente ce ne sono troppi con i quali mi piacerebbe collaborare. Beh, comunque le cose sono cambiate da quando mi sono trasferita in Italia per amore: a causa della lingua, ho dovuto imparare a lavorare da sola, e ho scoperto che costruirsi un proprio brand è divertente. Certo, anche lavorare con la gente ha il suo perché: diciamo che sono aperta a qualunque possibilità, e che so adattarmi.»
Cosa ti piace del MADEINMEDI e perché hai scelto di partecipare?
«Innanzitutto, presentare le mie creazioni in città che non conoscevo è sempre molto eccitante, per me. Quando la proposta mi è arrivata dalla Sicilia ho pensato: “Perché no?”»
Qual è l’argomento della tua collezione?
«Parla delle emozioni che mi danno le variazioni della luce. Dal primo raggio di sole quando mi sveglio la mattina, alla luce della luna prima di andare a dormire, passando per il riverbero della lampada che sta sul comodino accanto al letto, alla candela di quando hai voglia di un po’ di romanticismo. Ognuna delle situazioni descritte, mi fa un effetto diverso: era difficile spiegarlo a parole, così l’ho fatto coi miei abiti.»
Hai avuto un sacco di esperienze lavorative, anche molto importanti. Ce le racconti un po’?
«Sì, in effetti ne ho avute tante. Durante e dopo la scuola, ho lavorato per Alexander McQueen e Gareth Pugh, e lì ho imparato delle cose che tra i banchi non avrei mai potuto scoprire. Lo stesso quando ero nello staff di Browns, a Londra: ho visto moltissimi importanti brand all’opera, e ho capito qualcosa della mentalità imprenditoriale, oltre che creativa. Poi, l’anno scorso in Corea ho partecipato al programma televisivo “Project Runway“, che è stato molto divertente, oltre che una bella esperienza, che raccomando soltanto a chi è mentalmente preparato al possibile “incubo” del dopo-messa in onda.»
Che piani hai per il futuro?
«Al momento, sto lavorando su una linea di abbigliamento maschile, e ho diverse mostre dei miei lavori in giro per l’Italia e la Gran Bretagna. Voglio continuare a lavorare sodo come adesso, e spero di vedere, nei prossimi anni, tanta gente indossare i vestiti che creo, in tutto il mondo, però.»