Il genere horror ha affrontato una netta crescita negli ultimi anni, soprattutto grazie all’introduzione di vari sottogeneri che hanno caratterizzato numerosissime produzioni, e in definitiva stimolato i giocatori in maniera differente rispetto al passato e ai limiti del puro survival horror. Qualcuno ha detto Resident Evil? La stessa creatura di Shinji Mikami ha subito diverse incarnazioni, modificandosi via via in qualcosa di assolutamente diverso, ma abbiamo potuto assistere anche a come piccole produzioni come Outlast, Penumbra e altri titoli indie, si siano ritagliati un mercato di tutto rispetto grazie all’introduzione di meccaniche orrorifiche di tipo psicologico. Per dirla alla David Cronenberg, “l’orrore è dentro di noi” e questo nuovo titolo Hektor dello studio Rubycone sembra aver puntato davvero tutto sulla paura psicologica anziché affidarsi ai soliti killer, quali zombie, lupi o vampiri. Noi di Z-Giochi abbiamo preso coraggio e lo abbiamo finito per voi.
Hektor vuole raccontarci, con un modello in prima persona, di un’esperienza vissuta in un centro di ricerca situato nella Groenlandia, con la guerra fredda in pieno svolgimento. Quando prendiamo conoscenza siamo da soli al suolo, tutto è sconnesso e non riusciamo a mettere bene a fuoco gli oggetti. Appena dopo notiamo un accendino a terra che da lì a poco sarà l’unica nostra ancora di salvezza dalle tenebre che avvolgono i luoghi difformi che non riusciamo a mettere a fuoco. La paura ci annebbia la mente e ci fa perdere il controllo. Questo è il principale motivo per cui andremo subito alla ricerca di pillole benzodiazepine per calmarci. Eppure le pareti e le stanze cambiano anche tornando indietro sui nostri passi, solo alcune note sparse qua e là ci fanno capire il contesto narrativo, il laboratorio di ricerca, le torture subite e la voglia di fuggire delle sue cavie. Questa è la storia forse non troppo originale di Hektor, ma sin da subito abbiamo notato che il titolo di Rubycone affronta l’orrore in maniera inedita: il senso d’ansia e di dipendenza da ansiolitici che prenderemo per tutto il gioco, sembra impossessarsi sin da subito di chi lo gioca, e questo è dovuto principalmente dalle urla o dai passi che sentirete di continuo, come se qualcuno dovesse assalirvi da un momento all’altro, ma quel momento non arriverà quasi mai, tenendovi sul bordo della sedia per tutta la durata del gioco.
Hektor sembra voler fare leva su ogni percezione sensoriale, iniziando appunto col senso visivo, ci trasporta in questa base semi deserta, ma la distorsione degli ambienti ci fa capire se il nostro protagonista sta bene, se è ancora in grado di procedere e soprattutto se sta procedendo per la giusta direzione. Strettamente collegato al fattore visivo, gioca un ruolo da coprotagonista l’audio di gioco che ha il compito cardine di farvi sentire cose che stanno o non stanno veramente accadendo a pochi passi da voi, e la musica non proprio originale ma assolutamente azzeccata vi farà capire se state facendo progressi oppure se vi trovate soltanto in un vicolo cieco, e rimarrete intrappolati per sempre nello sconforto di questa base. La trama, pur non toccando vette originalissime, viene narrata con l’esplorazione; sono stati proprio i programmatori di Rubycone a svelare che essa è stata sviluppata in maniera parallela, ma successivamente alle ambientazioni di gioco. Questa dunque, vi verrà del tutto svelata ogni qualvolta troverete note e appunti delle altre cavie, e ognuno di loro gode di un doppiaggio dedicato, tanto da riconoscerne per intero i vari personaggi nel corso della storia.
OSCURO EPPURE BRILLANonostante la natura indie del titolo pubblicato da Meridian4, Hektor gode di un comparto grafico che fa bene il suo dovere grazie all’ormai sfruttatissimo Unity che veramente bene riveste il ruolo di engine. Ruolo che non sfigurerebbe, a parer nostro, nemmeno sulle attuali console. Gli ambienti sono spogli, spesso scarsamente definiti, ma è un effetto voluto dalla natura orrorifica e psicologica del titolo, che non vi annoierà se è questo quello che vi state chiedendo, per la sua durata complessiva di due ore circa. Titolo scarsamente longevo, ma forse è meglio così, dato che certi effetti “speciali” sono tali a breve durata. Come già detto, le musiche e tutti gli effetti sonori, non brillano per originalità, ma sono davvero di prim’ordine giocando un ruolo fondamentale per tutta la durata del titolo. Sicuramente Hektor potrebbe meritare anche di più, ma in un certo senso bisogna dire che delude certe aspettative, ma forse è proprio questo il segreto e l’ingrediente principale di Hektor: creare aspettative, e nel farlo mantiene alta la tensione. Unico vero scopo del gioco.