Slitherine Software Ltd. e Hunted Cow Studios sono nomi che probabilmente alla maggior parte di voi diranno poco o nulla. In realtà questi publisher/developer anglosassoni hanno diverse cose in comune e vantano una presenza nel mercato videoludico ormai ultradecennale, anche se molto spesso di basso profilo. Hunted Cow col tempo si è infatti specializzata nella realizzazione di RPG mobile, oppure comodamente giocabili via browser, come il recente Edelvin o il già sentito Fallen Sword. Slitherine Software Ltd. invece vanta un buon bagaglio di esperienza nello sviluppo e distribuzione di SRPG a sfondo storico in ambiente PC, console ed in quello mobile, con alcuni lavori di discreta fattura come Frontline, Battle Academy nonché alcuni episodi della serie – per la verità non irresistibile – di strategici brandizzati “History Channel“.
A prima vista con Hell: Fight for Gilrand, nuova IP dal nome altisonante ma dalle meccaniche decisamente classiche, i due team sembrano aver adottato una politica di cross-knowledge, in cui Slitherine si è limitata a fare da publisher (e molto probabilmente a dare qualche dritta in materia) per il lavoro degli Hunted Cow su un terreno prerogativa dei primi, per un risultato finale tutto sommato gradevole, ma scevro di qualsiasi iperbole innovativa; forse alla fine semplificato avendo bene in mente la precisa scelta di aprirsi e portare il prodotto recentemente anche su device mobile.
PER LA BARBA DI MERLINO, QUELLO È UN DEMONE!L’anima di Hell: Fight for Gilrand si adagia in modo alquanto pedissequo sui granitici dogmi del genere fantasy i quali, come di consueto, ci deliziano attraverso molteplici metafore, con una filosofia che narra dell’eterna lotta di due distinte fazioni, in perfetto equilibrio all’interno dell’agone che la stessa esistenza definisce come bianco o nero; buono e cattivo e così via. Senza il bene non potrebbe esistere il male e viceversa. Due facce di un’unica medaglia che si compenetrano. Meglio, si completano a vicenda dando un senso ad ogni cosa. Hell, da buon fantasy, tratta in modo abbastanza leggero e “superficiale” la contrapposizione tra forze del bene, rappresentate da petulanti paladini con lucenti armature, e l’orda demoniaca delle tenebre, propinataci sotto forma di demoni e demonietti ungulati di ogni foggia, dal colore rossastro e dalle immancabili corna caprine. Insomma, la fiera dello stereotipo sfrenato. Aggiungeteci il classico setting fanta-medievaleggiante, con le malebolge infernali che vomitano affamati abomini sulla pacifica, ed un tempo prospera, terra di Gilrand ed il quadro può dirsi finalmente completo. Se l’intreccio narrativo e l’ambientazione non costituiscono il punto forte del titolo quest’ultimo, però, dovrà pur avere delle qualità che possono distinguerlo dalla massa e portare l’utente medio a sceglierlo tra la pletora di prodotti simili. Ebbene, a fatica qualcosa effettivamente riesce ad emergere dal lavoro degli sviluppatori, anche se probabilmente il titolo sembra avere più chance di spiccare in ambito mobile che sulla piattaforma Valve, dove la concorrenza vola su ben altre altitudini qualitative.
Ad ogni modo, cosa ci aspetta con la creatura di Hunted Cow e Slitherine? Anzitutto i contenuti, suddivisi in una campagna in realtà non troppo longeva ma abbastanza varia composta da una ventina di missioni, anticipate solo da un briefing di poche righe, che possono essere affrontate con tre diversi livelli di difficoltà. Questi rimandano fortunatamente ad un discreto tasso di sfida che non mancherà, in alcuni frangenti, di solleticare il genietto strategico che alberga nelle vostre menti, il quale si dovrà dar da fare per portare a casa la sessione. La campagna, comunque, si suddivide in due tronconi, giocabili entrambi sin da subito. Possiamo infatti impersonare i soldati con qualche macchia sull’armatura e con un po’ di paura per tentar di salvare il mondo dalla minaccia infernale o, al contrario, cercare di sfruttare le pittoresche legioni demoniache per far capitolare il mondo dei mortali. Bisogna ammetterlo, una lieve soddisfazione ed un poco rassicurante grigno sinistro si dipinge sul nostro viso ogni volta che decimiamo un’unità di poveri esseri umani; il lato oscuro è sempre, innegabilmente, più attraente. Oltre alla campagna, la quale sotto il profilo qualitativo non si attesta su livelli qualitativi irresistibili, il singleplayer viene arricchito dalla modalità schermaglia, davvero varia in termini di personalizzazione. Questa ci consente infatti di settare l’ampiezza e la tipologia della mappa, la fazione prescelta, il numero di turni e le condizioni di vittoria da dover soddisfare. Questo, assieme al comparto multiplayer, permette al titolo di guadagnarci in termini di longevità e rigiocabilità; nonostante lo stesso, sotto il profilo delle meccaniche di gioco, risulti abbastanza semplice e ben lungi dall’emulare i giganti del genere SRPG.
UNA CASELLA AL GIORNO…Il curriculum di Hunted Cow, in merito, non pare in realtà molto lungo; ciononostante il team, in partnership con Slitherine si è comunque impegnato abbastanza da riuscire a creare uno strategico turn based magari privo di innovazioni di rilievo, ma che si fa comunque giocare. Più di una volta, durante il nostro provato, abbiamo avuto la sensazione che gli sviluppatori avessero in mente sin da subito una versione mobile, dato che l’interfaccia e la mappatura dei comandi sembrano attagliarsi meglio a rapide gesture tattili, più che ad una periferica fisica. Dimenticatevi la profondità tipica dei classici esponenti del genere, soprattutto quelli orientali; Hell infatti si caratterizza per l’immediatezza e la linearità, non solo in riferimento alla curva d’apprendimento, ma anche riguardo alla gestione delle unità sul terreno di gioco.
Quest’ultimo si presenta, al solito, come una grande scacchiera isometrica su cui, di casella in casella, si muoveranno le nostre pedine. Il campo di battaglia in realtà non influenza granché le strategie di gioco, limitandosi a bloccare qualche casella di movimento, riparare dalla vista del nemico le unità dietro le colline o fra gli alberi oppure dare un minimo bonus al range per i tiratori posti in altura, con l’estensione dell’area coperta dai danni AOE. Al contrario, il posizionamento delle truppe durante la fase di attacco è molto importante in quanto unità attigue possono darsi man forte attraverso un boost nel morale, il canonico supporto, bonus derivanti da attacchi ai lati o ancora, attacchi “di reazione” combinati. Questi, in soldoni, sono i rudimenti che sottendono all’intera esperienza strategica offerta dal titolo. Le unità, per quanto esteticamente varie, in realtà non ci rimandano lo stesso senso di varietà nelle statistiche o nella loro caratterizzazione. Infatti, esistono unità per l’attacco dalla distanza, maghi, cavalcature, unità leggere o pesanti adatte al corpo a corpo. Manca però l’affezione. Le diverse unità, se non son già belle che andate dato l’alto tasso di mortalità a Gilrand, salgono di livello aumentando in automatico le poche stats generali. L’intero impianto strategico poi, ossia quello che dovrebbe indurci a scegliere di attaccare un determinato reparto con la nemesi più adatta, si fonda su un mero calcolo probabilistico che lascia tutto al caso e sconvolge la fragile strategia con “miss”, “dodge” ed altri ameni epic fail a volte da brivido.
La semplicità pervade ogni aspetto del titolo ed è così anche per il leggerissimo comparto grafico, nonché per la mappatura dei comandi i quali, come accennavamo prima, sono decisamente più adatti ad un touch screen. Nulla di particolarmente complesso e nulla a che spartire con astrusi menu a tendina ricolmi di statistiche o percentuali. Gli ordini disponibili per ogni unità appaiono, non appena le stesse vengono selezionate, semplicemente sotto forma di ghiera, con una parca descrizione a scomparsa degli effetti dell’abilità. Niente di più. Quindi, la buona notizia per i neofiti è che sotto questo profilo il titolo è assolutamente accessibile e anzi, per il prezzo a cui viene venduto e considerata la sua immediatezza, secondo il nostro parere conviene giocarlo su tablet. Il titolo infatti, per quello che si propone di offrire, ha maggiori possibilità di attecchire e spiccare più in ambiente mobile, che nell’affollato mercato digitale PC.