Hello world, oggi entro anch’io nel pianeta web…
Ciao carissimi, cominciava così, con questo saluto e con un’immagine di popolo in marcia la mia avventura quasi un anno fa nel mondo del web, ma da oggi cambio il titolo del mio blog; non più “La croce il tempo e la mente” ma invece ”Il cuore il tempo e la mente”.
Le ragioni che mi hanno portato a questa modifica, che considerei conclusiva dopo i vari passaggi intermedi, sono semplici: nei vari post inseriti si è molto parlato di sentimenti, di passioni, di scelte, di impulsi, di pulsioni, oltre che di fede e di religione; di pari passo, ho sempre riferito il mondo religioso ad un universo singolare, intieriore, personale, che ben si concilia con la sfera del sentimento, delle scelte dei singoli e non dei gruppi. La mia idea di religione, ossia di croce, è sempre stata legata alla sfera privata dell’essere; non è credente chi manifesta con i riti e le cerimonie, quantomeno non prioritariamente e non essenzialmente; per me è religioso chi semplicemente ha Dio nel suo cuore, e dunque nel suo pensiero, e dunque nel suo agire. La parola croce però a mio avviso farebbe più pensare a un pensiero crociato, che si crede investito di verità indiscutibili e certe, e mi rendo conto che rimane un termine non adatto, non consono allo spirito molto meno assolutista di questo mio discorrere con chi si dovesse trovare ad incrociarmi nella babilonia della rete.
Più adatta la parola cuore, parola anch’essa legata alla fede e dunque alla croce (si crede con il cuore e solo con il cuore, non basta il cervello), consapevole del fatto che ora il rischio del blog è di essere scambiato per un luogo dove si dà spazio allo sterile sentimentalismo; lungi da me questa orribile caduta, poiché tanto il rigido dogma di chi si crede nel giusto solo perchè abbraccia una bandiera prestigiosa che qualcuno gli ha illustrato e che viene accolta senza una reale adesione, quanto il becero sentimentalismo di chi strimpella melodie asfittiche e posticce, sono i due terribili nemici da evitarsi, se si vuole cercare la verità, se si vuole capire, se si vuole sapere partecipare al gioco della vita.
Anche le ragioni che mi hanno portato ad aggiungere la parola mente al titolo scorso “La croce e il tempo” sono assai semplici, l’ho anche implicitamente spiegato nei post dove parlavo appunto della mente attraverso l’elogio della psicanalisi: per dirla tutta, all’inizio, ossia il primo novembre del 2009, quando ho inserito il primo articolo in blogspot di google, il sito si chiamava “La lanterna di Socrate” in omaggio alla filosofia e in onore a Socrate, che nella mia concezione filosofica individuo come il padre del pensiero moderno.
Dopo soli cinque giorni ho scoperto il mondo di wordpress e l’ho ritenuto subito più idoneo alle mie esigenze di scrittura, più minimalista, più essenziale, passando così ad una grafica forse meno ampia, con minori effetti speciali, con minore disponibilità di widget (sob sob…qualcuno in più non guasterebbe!), ma a mio avviso sufficiente ad una editoria che si propone semplicemente di raccontare e non di stupire o di incantare o di sedurre…
O meglio, non mi dispiacerebbe sedurre i miei lettori, ma non per le immagini, o per i suoni, o per i colori, o per la grafica (anche se lo ammetto, aiutano molto!) o per gli slogan di facile commercializzazione… vorrei riuscire a coinvolgere più che altro e sopra a tutto per le parole, per i contenuti, per le riflessioni proposte o suggerite…insomma, roba solida, roba sostanziosa…più sostanziosa di una bella copertina sagomata che però alla fine passa e tutti ce ne dimentichiamo perché nel frattempo è arrivata la copertina nuova, più lucida e patinata…
In conclusione, convertitami il 5 di novembre a WordPress, ho cambiato il titolo dedicato a Socrate con il nuovo La croce e il tempo che poi si è coniugato con l’aggiunta della parola mente , per concludersi in questo ultimo con la sostituzione della parola croce.
Non che il blog non rimanga nella mia intenzione un luogo dedicato alla filosofia ed alla teologia, ma attraverso un modo di parlare sul pensiero e sulla fede che si mescola, che si intreccia, che si confonde con la realtà di tutti i giorni e con il linguaggio quotidiano, quello che usano le persone della strada, che siano laureati o solo provvisti di licenza, professori od operai, dirigenti o impiegati, giovani o meno giovani.
In altre parole, non una filosofia cattedratica, rigida, scolastica, specialistica, ricca di citazioni, di note, di approfondimenti, per la quale già esistono siti meravigliosi e di gran lunga inimitabili, proposti per l’appunto da emeriti studiosi che stanno sui libri come un muratore sta sulla calce e di cui io non ne sono degna…ma una speculazione direi più artigianale, che non sa nemmeno lei stessa quello che potrà creare dalla tavolozza dei suoi colori, cercando solo di raggiungere delle buone tele, di costruire dei buoni drappeggi; una speculazione quasi antifilosofica nel senso di antimetafisica, dove si privilegia l’idea di essere vivente e non di essere pensante.
Non che io abbia qualcosa contro i pensatori, gli intellettuali, anzi, li trovo congeniali e molto simili a quella che è la mia struttura mentale. E’ solo che non solo non se ne può più di retorica, di teorica e di sapiente teoretica, ma la gente comune ha bisogno di parole semplici e chiare, dirette.
Io sono stata uno studente adulto e lavoratore, quindi ho avvicinato il mondo dell’università già con lo sguardo di chi non pensa allo studio come ad una possibilità per fare carriera, ma come ad un bisogno reale di scoprire accordi di note, accordi di popoli, rimasti fino a quel momento sconosciuti.
E’ stato bello sedermi tra i banchi delle aule universitarie senza l’angoscia di dovere rincorrere un posto di lavoro che già avevo, ma ora che ho acquisito uno strumento straordinario di espressione, è l’esigenza del lavoro stesso che mi chiama all’esigenza di poterlo migliorare…
La filosofia non mi ha migliorato la vita economicamente parlando, non mi ha purtroppo ad oggi nemmeno cambiato lavoro, semplicemente mi ha fatto scoprire il grande spazio della vita, che è molto molto molto di più…
Stare negli atenei, anche se di passaggio, anche se solo come ospite temporanea e non come protagonista permanente, mi ha di sicuro cambiato in meglio (lo dice chi mi conosce ed io mi limito a riportarlo…), non perché negli atenei si viva fuori dalla realtà, non perché là si stia tra i giovani in un mondo sempre in perenne movimento, ma perché gli atenei esistono per dire ai suoi discepoli che li vivono “Tu sei qui per diventare migliore e per rendere migliore il mondo che fuori di qui dovrai sapere cambiare”.
Parlare di eccellenze piuttosto che di non eccellenze non è il mio scopo, il mio obiettivo; è sotto gli occhi di tutti lo sfascio che sta vivendo la scuola italiana, basta andare in FB come nei blogs dei nostri migliori scrittori che si occupano di didattica (potete trovare i loro siti sotto la voce Formazione nella pagina intitolata Le buone pratiche degli insegnanti) e se ne trovano di lamenti e di testimonianze che al confronto i pianti del popolo di Israele quasi quasi vengono messi in secondo piano.
Io dico semplicemente che laurearmi è stato per me magico, come è stato magico fare poi il master, e come continua ad essere magico continuare a fare formazione, sia che abbia a rivolgerla verso di me sia che dovessi rivolgerla ai miei presumibili alunni.
E questo perché i libri insegnano, i libri di qualunque genere, fossero canonici o digitali, come insegnano i professori, quelli che sanno trasmettere l’amore del sapere, della ricerca, dell’interrogarsi…; non si diventa mai abbastanza saputi da poter dire “Ho letto abbastanza, ne so abbastanza” e non si diventa mai abbastanza informati/formati da poter sentenziare aprioristicamente “Quello non mi interessa, non ne vale la pena, da lì non può venire nulla di buono…”. Potremmo con un certo disagio dovere retrocedere dalle nostre avventate posizioni!
Ne vale sempre la pena, quando si tratta di scuola, e ne vale sempre la pena quando si tratta di lavoro, che è il luogo dove tutta la nostra competenza acquisita dovrebbe potere confluire…
Anche se si dovesse finire a fare un lavoro che non ci rappresenta, che non riflette i nostri studi, dovremmo comunque sapere accontentarci, in tempi di crisi come questo; e se invece il potere fare quello per cui ci si è preparati dovesse rappresentare un bisogno impellente, allora bisogna insistere, bisogna cercare ovunque, bisogna anche lottare affinchè non venga meno lo stato sociale che possa permettere questo.
Io sono arrivata forse troppo tardi, forse non ce la farò ad avere il lavoro che mi rappresenta, ed intanto mi tengo quello che ho senza farne una grande tragedia; un lavoro, anche se qualunque, è meglio che essere disoccupato.
Molti altri invece, giovani e non vecchi, non stanno avendo la mia stessa fortuna.
Tra poco nel nostro paese si ritornerà a votare, almeno io lo credo. Che cosa voteremo quando saremo nel seggio e andremo a porre la nostra scheda nell’urna? Il signor Grillo sta mettendo in piedi il suo nuovo partito, tutto nuovo, tutto suo; in sostanza lui dice che i politici sono tutta spazzatura, che nessuno è credibile e che dunque tanto vale dare il voto a dei perfetti sconosciuti del mondo parlamentare che però hanno realmente la voglia di cambiare le cose.
Peccato che al di là dello scuotimento reale delle sua recitazione, Grillo alla fin fine non ci faccia più nemmeno ridere; l’abbiamo conosciuto come comico, come showman, come picconatore della politica, ed ora come scalatore del Governo.
Ma chissà, forse ha ragione lui. Se ipoteticamente dovesse prendere tutti i voti di quelli che in genere non vanno a votare o di quelli che nel frattempo si sono stufati del solito teatrino e del solito spettacolo deprimente offerto dall’indagato o dall’inquisito di turno…, bè, potrebbe entrare nello scenario politico.
Non credo molto nelle improvvisazioni; l’elettorato italiano si ripete più o meno coriacemente; negli ultimi decenni abbiamo visto delle oscillazioni alternate tra centro sinistra e centro destra, ma poi per questioni di liti interne alle maggioranze su temi personali che non hanno nulla a che fare con il bisogno delle riforme del paese, anche governi in apparenza solidi alla fine finiscono per dovere dimettersi.
Anche questa volta staremo a vedere quel che succederà; anche se forse la corda sta per essere tirata in modo eccessivo e la sua eventuale rottura non gioverebbe molto a chi avrebbe bisogno di miglioramenti.
Questo blog ha parlato e continuerà a parlare di tutto questo, di come il nostro piccolo mondo locale abbia bisogno di elevarsi e non di deprimersi; e per questo occorre il cuore, il tempo e la mente di tutti noi; con il cuore ognuno sceglie dove volere stare, con il tempo ognuno costruisce quel che ha in mente di costruire, con la mente ognuno ricerca e comprende quello che ha da modificare.
E dunque, dopo Hello world ben venga Hello Italia, noi siamo qui per cercare di fare qualcosa di utile per tutti. Semplicemente.
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