Mi aspettavo una Cairo europeizzante. Ma, all’arrivo, la fila per il taxi fuori dall’aeroporto era più che mai ordinata e con relativo ed efficiente coordinatore. Autostrada grande e bella, fabbriche e uffici ultramoderni ai lati.
Ma come? E l’atmosfera orientale dov’è? Questa è Europa nuda e cruda!
Subito smentita dalle schivanee (andatura a zig zag, nella mia lingua padre) allucinanti e ballerine (nel senso che ballava alle canzoni electro-bellydanceggianti della radio) del tassista. Sorpassi a destra, sinistra, sopra e sotto, l’importante è arrivare a destinazione nel più breve tempo possibile. Mannaggia a me che non ho comprato l’amuleto occhieggiante già in aeroporto. Faccio gli scongiuri in tutte le lingue e religioni che conosco. Ogni tanto chiudo anche gli occhi, meglio non vedere.
Arrivo in hotel, è un super hotel e non c’è niente da dire, con questa atmosfera tra la tradizione e il design che tanto mi piace. Ok, lasciatemi pure là.
Stanza con vista: Ponte del Bosforo
Istanbul è una città che va scoperta, le aspettative sono sempre sbagliate. Piano piano ti entra dentro e lì rimane. Non è Europa, non è Asia, non è Oriente.
Ponte di Galata e Moschea Yeni
Ho sbagliato, mi aspettavo una Cairo più lussuosa, dicevo. Ma non c’entra niente. Perché proprio Il Cairo? Perché, pure essendo una metropoli difficilissima, la amo e dove ti giri c’è sempre qualcosa di ottomano, quindi nella mia superficialità di non lettrice a priori, ma a posteriori (preferisco farmi sorprendere, non mi preparo mai un viaggio nei dettagli), pensavo le similitudini balzassero agli occhi. No, questa è una città pulita, orgogliosa, superba. Accogliente nei suoi siti turistici e nei suoi ristoranti come negli atteggiamenti delle persone.
Un incontro di culture, lingue, paesaggi, perfino. Asia ed Europa in un colpo d’occhio. Un mix di religioni molto intrigante nel museo di Hagia Sophia, una chiesa poi diventata moschea e oggi museo, così come in strada, dove l’ateismo si mischia con l’ortodossia in modo naturale e indolore.
Hagia Sophia
Hagia Sophia
Hagia Sophia
Non mi soffermo nemmeno a descrivere quanto bene si mangia, anche nella più impensabile bettola. Il piacere che si prova ad entrare in un souq... no, pardon, bazar, dove nessuno ti strattona per un braccio né ti manda a quel paese se tiri dritto. La frustrazione, in gita in traghetto sul Bosforo, nel rendersi conto che in 3 giorni si è visto un centesimo di quello che la città offre. Il divertimento nell'incontrare un tassista iper-scaltro che per evitare le immancabili congestioni dell’ora di punta ci fa scoprire una miriade di nuovi quartieri che muori dalla voglia di poter visitare.
Panini al pesce - Eminönü
Bazar egiziano (e ti pareva), o bazar delle spezie
Chay e baklava al Grand Bazar
Da turista neofita, non potevo non visitare la celeberrima Sultanhamet Camii, meglio conosciuta come Moschea Blu e il famoso palazzo Topkapi. Entrambi valgono la lunga, lunghissima fila, tipica del weekend o dell'alta stagione. Vale la pena anche pagare il biglietto d'ingresso separato per l'Harem [e qui faccio fatica ad accettare l'apostrofo, visto che la h è aspirata, ma l'italiano me lo impone. Divagazione linguistica] per soddisfare tutte le nostre immagini orientalistiche (veli, odalische, danze del ventre, orgette più o meno osé) o alimentare le nostre idee femministe (donne recluse, controllate da eunuchi, usate dal principe/sultano padrone, comandate dalla regina madre superiora). Oppure per ammirare lo stile architettonico e decorativo dell'epoca. Immenso.
Sultanahmet Camii
Sultanahmet Camii
Harem, Paalazzo Topkapi
Concludo con la prima e ultima tappa. La Cisterna Basilica, creata da Giustiniano nel 532 come riserva d'acqua per il palazzo Topkapi, e un caffè che campeggia sul desktop dei computer di tutti i miei compagni di viaggio.Cisterna basilica