Henri Martin, serenità
Continua l'esplorazione di artisti poco noti al grande pubblico. Siamo ancora una volta in area simbolismo, che per chi non l'abbia ancora capito, è uno dei miei movimenti artistici preferiti. L'artista in questione è Henri Martin.Figlio di un'ebanista di Tolosa, studiò presso Jules Garipuy (amico di Bresdin e già allievo di Delacroix), nell'Accademia d'arte di Tolosa. Si trasferì poi a Parigi entrando nell'École des Beaux-Arts e diventanto familiare nell'atelier del suo concittadino Jean-Paul Laurens, pittore specializzato in soggetti storici. Nel 1883 ricevette il primo premio al Salon e nel 1885 viaggiò in Italia. Qui rimase colpito dai maestri antichi come Giotto e Masaccio, ma dimostrò interesse anche per le opere contemporanee dei Macchiaioli e di Segantini.Attratto dalle ricerche divisioniste e neoimpresioniste, Martin tenta allora di conciliare il solido impianto compositivo della sua pittura, acquisito durante l'apprendistato accademico, con la finezza luminosa della tecnica neoimpressionista. Il suo stile subisce un'evoluzione importante nel 1889, anno in cui espone al Salon parigino La festa della Federazione , un dipinto decisamente pointilliste. Martin utilizza una tecnica di scomposizione del tono, basata sulla giustapposizione di tratti con una dominante di colori chiari che caratterizzerà molte delle sue opere successive.
Henri Martin, l'apparizione
Dopo essere tornato in Francia, i suoi amici Ernest Laurent e Aman-Jean lo introdussero alla pittura post-impressionista di Seurat, sebbene continuando a lavorare con una tecnica impressionista. Al nascente Salon de la Rose Croix espose numerose opere di soggetto simbolico e prese parte a mostre sull'impressionismo regionale a Monaco di Baviera, Vienna e Bruxelles. Col nuovo secolo i soggetti letterari scomparvero praticamente dalla sua produzione, prediligendo piuttosto i temi tratti dal vivere quotidiano, i paesaggi e le scene di genere.Fu autore anche di numerose decorazioni su larga scala da parte delle amministrazioni locali (come l'Hôtel de Ville di Parigi) e di privati: alcuni di tali lavori suscitarono l'ammirazione di Puvis de Chavannes che lo considerava il suo erede spirituale. In tarda età si allontanò raramente dalla sua abitazione nel piccolo paese di La Bastide-du-Vert nel dipantimento del Lot, e continuò a dipingere soprattutto vedute naturali nelle vicinanze.