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Henri Matisse, alla ricerca delle linee essenziali

Creato il 13 gennaio 2016 da Artesplorando @artesplorando
Henri Matisse, alla ricerca delle linee essenziali
La divagazione di oggi mi porta a parlarvi di Henri Matisse, proprio in concomitanza con la mostra a Palazzo Chiablese di Torino, Matisse e il suo tempo. La collezione del centre Pompidou.
Matisse è nato in Francia, a Le Cateau-Cambrésis nel 1869. Figlio di un mercante di granaglie venne avviato agli studi di legge e iniziò a lavorare presso un avvocato a Saint-Quentin.
Data fondamentale però per la sua carriera d'artista fu il 1890, quando cominciò a dedicarsi alla pittura frequentando la scuola di Quentin-Latour.
Tornato a Parigi nel 1892, s’iscrisse all’Académie Julian dove si preparò al concorso di ammissione all’Accademia e seguì contemporaneamente i corsi serali dell’Ecole des arts décoratifs, dove conobbe il pittore Albert Marquet. Tanta fatica e tanti impegni che lo portarono a farsi notare da Gustave Moreau che lo ammise al suo corso senza chiedergli nemmeno la prova di ammissione.
Matisse poté misurarsi con gli esempi dei maestri antichi e formare la sua personalità artistica. Conobbe Rouault, Camoin, Manguin, il pittore belga Evenepoel. I primi quadri di Matisse rievocano l’atmosfera ovattata e l’oggettività poetica dei Nabis, gruppo di artisti parigini dell'avanguardia post-impressionista, ma rivelano già un grande interesse per la composizione del dipinto. Nell’estate del 1896 incontrò l’australiano John Russel: collezionista delle opere di Emile Bernard e di van Gogh, Russel aveva lavorato, dieci anni prima, con quest’ultimo e donò a Magritte due disegni.
Grazie a questi nuovi contatti il linguaggio di Magritte acquistò maggior padronanza e il pittore
cominciò a schiarire la sua tavolozza. Russel gli fece conoscere Rodin (cui si ispirerà poco dopo nelle prime sculture) e Camille Pissarro. Nei numerosi studi di paesaggio da lui eseguiti alla fine del XIX secolo è ancora viva la lezione dell’impressionismo, aggiunta a quella di van Gogh.

Henri Matisse, alla ricerca delle linee essenziali

Henri Matisse, nudo in studio

Il saggio del pittore Paul Signac De Delacroix au Nèo-Impressionnisme, pubblicato su la Revue blanche nel 1899, attirò l’attenzione di Matisse sul problema del colore. Insieme a Marquet, seguendo i consigli del comune maestro Moreau, alternò gli studi dal vero alle interpretazioni di opere antiche. Un "pre-fauvisme" vide la luce dal 1899, con nature morte dai toni saturi, di un azzurro cobalto, di verdi smeraldo e di arancio, di viola purpurei, con anatomie femminili o maschili semplificate plasticamente.
Malgrado la modestia dei suoi mezzi economici, Magritte comprò stampe e crépons giapponesi, un gesso di Rodin e, dal mercante d'arte Vollard, uno studio delle Bagnanti di Cézanne, nonché una Testa di ragazzo di Gauguin. Nel 1901 espose al Salon des Indépendants e nello stesso anno Derain, alla retrospettiva di van Gogh presso Bernheim-Jeune, gli presentò Vlaminck.
Quella tra il 1901 e il 1903 è peraltro la fase più austera della pittura di Matisse: il colore cala di tono, le superfici sono rigorosamente concepite in funzione del rettangolo, del quadro, e obbediscono a un ritmo in qualche modo cézanniano (Notre-Dame di tardo pomeriggio, 1902: Buffalo, Albright-
Knox Art Gall.).

Henri Matisse, alla ricerca delle linee essenziali

Henri Matisse, Notre Dame nel tardo pomeriggio, 1902


Il periodo fauve 

Il 1904 è l’anno delle esperienze decisive. Dopo aver esposto da Vollard in giugno, Matisse passa l’estate a Saint-Tropez presso Signac cimentandosi nella tecnica neo-impressionista. La Terrazza
di Signac a Saint-Tropez presenta subito la sintesi delle precedenti conquiste con impaginazioni "giapponiste". In Magritte è fondamentale la capacità di separare con equilibrio masse ed arabeschi
decorativi: Lusso, calma e voluttà, esposto agli Indépendants nel 1905 e acquistato da Signac, rivela
sotto questo aspetto un grande disaccordo tra linea e colore, ma il tema della gioia apollinea, raggiante sulla pienezza delle forme e sulla natura pacificata, è significativo dell’evoluzione di Matisse.

Henri Matisse, alla ricerca delle linee essenziali

Henri Matisse, Lusso, Calma e Voluttà, 1905

Il procedimento divisionista gli consente inoltre di verificare più da vicino la qualità e la quantità sensoriale, emotiva, di ciascun tocco di colore sul campo della tela. Forte di questa nuova esperienza, dal 1905 al 1907, durante il breve periodo di massima adesione ai fauve, Matisse realizza le interpretazioni più audaci, ma anche più variate, sia nel paesaggio che nel ritratto che nella composizione a figure.
Il saldo assetto delle sue figure, costruite col contrapporsi di vari colori (verde, viola, indaco, blu notte), lascia pensare a un’evoluzione verso il rinserrarsi della forma, aiutata dalla frequentazione delle opere di Gauguin e dalla scultura africana.

Definizione di una poetica 

II fauvisme aveva ormai bruciato le sue fiammate migliori e Picasso dipingeva le Demoiselles
d’Avignon nel 1907, anno della retrospettiva Cézanne al Salon d’Automme. Matisse nel frattempo appariva soprattutto agli occhi dei collezionisti stranieri il caposcuola della pittura francese.
Nel 1908, su loro sollecitazione, aprì nel suo studio parigino in rue de Sèvres un’Accademia, frequentata soprattutto da americani, tedeschi e scandinavi, e pubblicò le Notes d’un peintre nella Grande Revue, che sono importanti per comprendere la sua pittura.
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Henri Matisse, alla ricerca delle linee essenziali

Per Matisse l’espressione nasce dalla struttura del quadro e non dal contenuto emotivo come in Van Gogh o negli artisti tedeschi di Die Brücke; si basa sulla ricerca delle "linee essenziali" e questo aspetto armonico deve, secondo il suo intento, offrire all’uomo moderno un piacere tutto classico.
La Musica e la Danza, commissionati nel 1909 illustrano la celebre affermazione dell'artista "Tre colori per un vasto pannello di danza: l’azzurro del cielo, il rosa dei corpi, il verde della collina".

Henri Matisse, alla ricerca delle linee essenziali

Henri Matisse, la danza, 1909

Il gusto per la musicalità astratta delle linee e dei colori è confermato dall’interesse dell’artista per l’arte musulmana: nel 1910 visitò con Marquet la mostra di Monaco; trascorse l’inverno del 1910-11 nella Spagna meridionale e l’inizio dell’anno successivo in Marocco, dove ritornò nel 1913.
Nel 1914 Matisse riprese uno studio a Parigi al n. 19 di quai Saint-Michel.
Prima di riscoprire Nizza e la sua pienezza solare, nel 1917, come all’inizio della sua carriera, passò attraverso un periodo di austerità, ricercando armonie più scure e audaci semplificazioni che presentano paralleli con quelle del cubismo. Realizza opere in cui i diversi motivi, incastonati da curve tracciate su un vasto fondo nero sono segni puri, benché identificabili. La Portafinestra a Collioure va ancor più lontano:eliminati i dettagli della finestra, restano solo campi cromatici essenziali, che attireranno l’attenzione di Newman, Reinhardt e Rothko.

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Herni Matisse, porta finestra a Collioure, 1914


Nizza 

Nel 1921 Matisse si stabilì a Nizza. L’Interno a Nizza, nel quale le palme e la luce del Mezzogiorno occupano un posto ancora discreto ma rivelatore, servono di transizione tra la produzione parigina e quella degli anni Venti. Alcune creazioni di questi anni presentano una leggerezza che assorbe interamente la presenza femminile. Altre invece le riservano un effetto di sensibile plasticismo. La Figura decorativa su fondo ornamentale, dal titolo quanto mai esplicito circa gli intenti di Matisse, eleva un’immagine femminile, contro gli arabeschi della decorazione musulmana. Dopo la sensualità intimista delle prime odalische, è tipica dell’atmosfera degli anni intorno al 1925, sintesi dei vari apporti estetici dell’inizio del secolo, e indica l’inizio di nuove e feconde ricerche di stile monumentale e d’ordine decorativo.

Viaggi e ricerche diverse 

Nel 1930 Matisse si recò a Tahiti passando per New York e San Francisco; l’autunno seguente tornò negli Stati Uniti, chiamato a far parte della giuria dell’Esposizione internazionale Carnegie a Pittsburgh; poi andò a Merion (Pennsylvania), dove il dott. Barnes gli chiese un dipinto murale sul tema della Danza, già trattato nel 1910. La seconda versione venne sistemata in loco nel 1933, in presenza dell’artista e conferma un’esemplare maestria dell’arabesco dinamico che restituisce il nudo iscritto su uno sfondo. Un piccolo segreto: per collocare più facilmente le proprie figure, Matisse impiegava durante il lavoro preparatorio carte a guazzo ritagliate che torneranno protagoniste più avanti.
Nel contempo incise per Albert Skira le illustrazioni dei Poèmes di Mallarmé, pubblicati nel 1832. Tre anni dopo eseguì Finestra a Tahiti, cartone per un arazzo tessuto a Beauvais per Madame Cuttoli, e nel 1938 disegnò le scena e i costumi di Rouge et noir, coreografia di Massine, creato per i Balletti russi di Montecarlo nel 1939. Queste realizzazioni influirono sulla sua concezione del quadro di cavalletto che si espresse nello studio dello stesso tema che prova a definirsi attraverso una diversa composizione dei motivi.

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Henri Matisse, finestra a Tahiti


Cimiez e Vence, i guazzi ritagliati 

Nel 1938 Matisse si stabilì a Cimiez, lasciandola nel 1934 per Vence. La guerra, che segna l’interruzione degli incarichi monumentali, gli consente di adattar meglio alle esigenze del formato da
cavalletto la sua esperienza recente con le grandi superfici.
La Blusa rumena, nata anch’essa da un complesso lavoro preparatorio, presenta un felicissimo accordo tra le vaste superfici rosse e bianche, contenute unicamente dagli arabeschi del disegno. Il disegno, elemento tanto essenziale dello stile di Matisse quanto la sua sensibilità coloristica, svolse un ruolo maggiore durante gli ultimi anni. Gli studi di nudo, soprattutto, evitano ogni modellato realistico, restituendo la presenza di un volume femminile, con la sola flessione del tratto. Nel 1941 iniziò l’illustrazione di Pasiphaé di Montherlant e del Florilège des oeuvres
de Ronsard; nel 1942 quella dei Poèmes de Charles d’Orléans; ma aveva ormai qualche difficoltà
a maneggiare i pennelli.
A Cimiez e a Vence ricorse sempre più spesso alle carte dipinte a guazzo e ritagliate. Nel 1945 fu allestita al Salon d’Automne una retrospettiva del suo lavoro. L’anno successivo lavorò ai cartoni di un arazzo per la Polinesia: il Cielo e il Mare. L’asteria, lo squalo, l’uccello, il ramo di corallo sono
liberamente collocati in uno spazio illimitato.
Il processo di spiritualizzazione che accompagnò il suo sforzo trovò l’ultimo sbocco nel contributo all’arte sacra: nel 1948 Matisse eseguì infatti il San Domenico nella chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce sulla spianata di Assy, e dal 1948 al 1951 si applicò alla costruzione e alla decorazione della cappella dei Domenicani a Vence.
La cappella di Vence riveste un duplice significato, insieme spirituale ed estetico: spirituale per la funzione simbolica svolta dai diversi motivi e figure, che riflettono la concezione di Matisse di fronte al problema religioso, estetica per la volontà di semplificazione che porta alla scelta sia del disegno che dei colori. A questo proposito, parlando delle vetrate, l’artista fece notare che i colori sono comuni, giallo limone, verde bottiglia, blu cielo; il valore artistico è nella reciproca quantità, nell’esatta appropriazione del campo loro assegnato nei loro rapporti.

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Henri Matisse, la cappella di Vence

Le ultime tele di Matisse offrono soltanto uno degli aspetti di questa ricerca creativa capace di risolvere di colpo alcuni tra i problemi che dovevano porsi con forza all’arte contemporanea: adattamento di un linguaggio vivente all’edificio di culto, rinnovamento tecnico proprio quando la pittura a olio sembrava aver esaurito ogni sua possibilità.
I guazzi ritagliati (1950-54), talvolta ritmati dal disegno, uniscono la semplicità del motivo alla sontuosità decorativa dell’insieme: il bestiario e la flora delle terre e dei mari caldi sono ormai catturati nella trappola delle forbici, sensibili come prima i pennelli, e più adatti a tradurre l’intimismo di questa raggiante conquista.

Henri Matisse, alla ricerca delle linee essenziali

Henri Matisse, nudo azzurro, 1952


I Nudi azzurri (1952) sono l’ultimo e supremo omaggio alla figura femminile in un ordine unitario in cui linea, superficie, volume, colore vibrano insieme, nella pienezza di un’armonia senza cedimenti. I grandi guazzi ritagliati esposti a Berna nel 1959 sono stati poi presentati al Musée des arts décoratifs di Parigi nel 1962 e hanno in qualche modo influenzato molte ricerche contemporaneamente nel campo dei collages e degli assemblages.
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Nel 1941 all'artista venne diagnosticato un cancro all'intestino e, sopravvissuto a un delicato intervento chirurgico, iniziò a usare la sedia a rotelle. Morì per un attacco cardiaco nel 1954, all'età di 84 anni.
Nel 1952 è stato inaugurato a Le Cateau un Museo Henri Matisse. Il Museo Matisse a Cimiez conserva un’importante raccolta che illustra i vari periodi dell’artista e tutti gli aspetti della sua
attività. Sue opere sono presenti nei grandi musei e collezioni private d’Europa e d’America, principalmente a Mosca, San Pietroburgo, Copenhagen, New York, Parigi e Grenoble, ma fino al 15 maggio 2016, avrete la possibilità di vedere l'opera di questo grande artista anche a Torino.

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