Fra i tanti misteri che circondano la morte di Lady Diana, e che non commentiamo in assenza di riscontri certi, vogliamo invece mettere insieme alcuni dettagli trapelati dall’inchiesta, su una delle vittime di quel tragico incidente del 31 agosto 1997: l’autista Henri Paul, deceduto nell’incidente, come sappiamo.
Henri Paul, non è un semplice autista di servizio all’albergo, come qualcuno vuol presentarlo, è un autista di professione, è vero, ma è anche vice-responsabile della sicurezza dell’hotel Ritz – uno dei più prestigiosi alberghi di Parigi – dove prestava servizio e da dove la principessa Diana, quella notte, partì per il suo ultimo viaggio.
Dai filmati delle telecamere dell’albergo non sembra affatto un ubriaco fradicio, come le analisi del sangue hanno confermato, anzi, si può notare un Henri Paul, che in un veloce movimento si abbassa e rialza per legarsi le scarpe o qualcosa del genere.
Un movimento veloce e preciso che un ubriaco non avrebbe ma potuto fare. Resta comunque il dilemma della quantità di alcol trovatagli nel sangue dalle tre analisi effettuate.
Il padre di Dodi – chiaramente di parte – ha sempre sostenuto che gli esami ematici fossero stati falsificati. Inquietante anche la dichiarazione di Lord Stevens, responsabile della operazione Paget, che pare abbia detto ai parenti nel 2006 che Henri non era ubriaco, aveva bevuto solo due drink. Ma questo è solo un primo mistero.
Pare oramai scontata una sua collaborazione con l’ Mi6 inglese e pare, il condizionale è d’obbligo quando si parla di servizi segreti, che abbia intrattenuto rapporti di basso livello anche con i servizi francesi, forse limitati all’acquisizione di informazione o qualche pedinamento.
La doppia collaborazione con servizi spesso antagonisti, per questo genere di “attività” è in molti casi una cosa normale, ma il rischio di doppio giochismo resta alto. Peccato che nel rapporto diffuso qualche settimana dopo non si è mai accennato a tali ipotesi. Comunque sia l’ipotesi che Henri Paul fosse sul libro paga dei servizi segreti britannici, sembra non smentita dagli inquirenti.
Altro mistero resta la sua situazione finanziaria. L’autista francese della principessa, non guadagna certo cifre astronomiche per la prestazione all’hotel, i redditi per queste mansioni si aggirano sui 30 mila euro lordi annuali, potremmo anche aggiungere altri piccoli introiti ed extra, ma non si riesce proprio a comprendere da dove provenga un versamento di circa 75 mila sterline (l’equivalente di 110 mila euro) che Henri Paul pare abbia ricevuto sul suo conto poco prima dell’incidente. L’unica cosa scoperta dagli investigatori è stata la provenienza: l’Inghilterra.
Ancora sulla posizione creditizia: sembra che siano ben tredici (!) i conti correnti aperti e a lui collegati o collegabili non sappiamo, tutti in paesi esteri. Questo almeno stando a quanto rivelato dal Daily Express che precisa come su quei conti, fosse depositata una “piccola fortuna“. Un chiarimento che potrebbe portare ad una svolta nell’inchiesta. Non pensavamo che fosse una professione così redditizia!
Un dettaglio invece chiarito, sembra essere la velocità d’ingresso della Mercedes nel tunnel dell’Alma: era di 102 km all’ora e non 200 come dichiarato.
Sulla vicenda della Uno bianca che avrebbe strisciato la Mercedes sotto il tunnel, la polizia francese non l’ha mai trovata ma Al Fayed ha sostenuto che fosse di Jean Paul Andanson, un fotogiornalista francese poi misteriosamente suicidatosi nel 2000, in circostanze poco chiare. Ogni elemento porta con sé un’ulteriore interrogativo.
La scrittrice americana di polizieschi Patricia Cornwell ha condotto sulla morte di Diana una sua personale indagine, andata in onda sulla Abc. Secondo quanto asserisce, i segni lasciati dall’auto sull’asfalto non indicano una frenata ma uno scarto improvviso. La polizia francese, ha fatto notare, non ha mai analizzato le suole delle scarpe di Paul per vedere se avesse all’ultimo frenato.
Dunque non ha frenato?
A distanza di anni, cosa sia successo quella notte, in quel tunnel, gli interrogativi rimangono.
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