Un segreto custodito per secoli, tra le cime più alte del mondo. Un enigma della storia scoperto solo per un caso fortuito. Una tomba a cielo aperto, nella quale decine di persone hanno trovato una morte atroce e misteriosa. E per la quale la scienza odierna non ha ancora trovato una spiegazione del tutto convincente.
IL LAGO ROOPKUND, SULL’HIMALAYA
Himalaya, stato di Uttarakhand, India. Si trova qui, ad oltre 5 mila metri di altitudine, un laghetto dalle caratteristiche uniche. Il suo nome è Roopkund: è un piccolissimo bacino d’acqua, profondo solo 2 metri, ghiacciato per 11 mesi all’anno. Chi passa di qui, spesso neppure si accorge della sua presenza quando appare come una superficie coperta da una spessa coltre di neve. Solo nei giorni più caldi dell’anno, quando il ghiaccio si scoglie, il Roopkund rivela il motivo per il quale è stato soprannominato “il lago degli scheletri.”
Nell’acqua cristallina e tra le rocce circostanti, affiorano crani, tibie e resti umani. Ossa lavate dal vento e dal passare del tempo, ma altri corpi – quelli rimasti interrati nel suolo ghiacciato- sono incredibilmente quasi integri: si distinguono ancora capelli, muscolatura , pelle. Indossano ancora gioielli e abiti in cuoio. Uno spettacolo terrificante che fa di questo luogo uno spaventoso cimitero dimenticato. Le prime citazioni risalgono al XIX secolo, ma il lago, con il suo lugubre contenuto, è stato ufficialmente scoperto solo nel 1942.
Nel pieno della seconda guerra mondiale, una guardia forestale passò tra queste vette. Era estate e fermandosi sulle sponde del Roopkund notò quelle ossa umane sparse tra le pietre o sommerse dall’acqua. Contò circa 200 cadaveri. Le indagini condotte per cercare di svelare il mistero non portarono a nulla, ma accesero la fantasia del pubblico. Vennero avanzate le più svariate teorie per spiegare chi fossero i malcapitati che avevano trovato la morte lassù, in quel luogo remoto.
ALCUNE OSSA ACCATASTATE TRA LE ROCCE
La prima ipotesi avanzata, visto il contesto bellico, si indirizzò su un contingente di soldati giapponesi che penetrati di nascosto in territorio nemico (l’India all’epoca era una colonia britannica) si sarebbero smarriti tra le nevi dell’Himalaya morendo, tutti insieme, dopo aver raggiunto le sponde del laghetto. Ma questa supposizione venne presto smentita proprio da una spedizione inviata dal governo inglese: quelle ossa erano sicuramente molto più vecchie, anche se si erano conservate in modo sorprendente, grazie al clima molto rigido.
Qualcuno sostenne che quei poveri corpi fossero quanto rimaneva delle truppe del generale Zogawar Singh, scomparse senza lasciare traccia mentre facevano ritorno da una spedizione sul Tibet. Altri suggerivano invece che si trattasse di membri di una setta, morti durante un qualche rituale suicida, oppure delle vittime di una battaglia o ancora di un gruppo di viaggiatori travolti da una frana, investiti da una valanga di neve oppure sterminati da un’epidemia. Insomma, mille possibilità, nessuna certezza. Per decenni, gli scheletri del lago Roopkund hanno beffato gli studiosi e mantenuto il loro oscuro segreto.
L’ultima spedizione scientifica, condotta nel 2004 dal National Geographic, ha però fatto luce sull’epoca nella quale quella strage è avvenuta. Grazie alle moderne tecnologie e al test del DNA, i ricercatori hanno appurato che i resti appartenevano a 300 individui, deceduti attorno all’ 850 d.C. : morirono tutti insieme, nello stesso momento e per la stessa causa. Dopo il decesso, il clima secco e le temperature bassissime hanno favorito la conservazione dei corpi fino ai nostri giorni, quasi 1200 anni dopo.
ALCUNI CORPI SI SONO INCREDIBILMENTE CONSERVATI