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Historia del Miedo (History of Fear)

Creato il 21 novembre 2014 da Frankviso
Historia del Miedo (History of Fear)Benjamin Naishtat
Argentina, Francia, Germania, Uruguay, 2014
79 minuti
Un elicottero che sorvola un'area urbana ad accesso limitato, dalla quale vediamo innalzarsi i fasci fumogeni causati da un probabile incendio, è solamente il primo di una serie di campanelli d'allarme che il ventisettenne Benjamin Naishtat aziona per questo suo esordio al lungometraggio (dopo un paio di corti che avevano ottenuto consensi favorevoli) con l'intento di tratteggiare una parabola distopica sul cedimento delle sicurezze nell'odierna società di un'Argentina capitalista;
cinta, apparantemente protetta nelle aree verdeggianti dei suoi quartieri, dove qualsiasi principio di disfunzionalità che vada a infrangere l'ordine stabilito delle cose, innesca il caos, generando inquietudini e paure alquanto irrazionali tra gli abitanti. Se l'idea che fonda la base di questa Storia della paura è una rilettura, a suo modo anche originale, delle ansie alimentate in ognuno di noi da temuti catastrofismi del nuovo millennio (se la tecnologia si ferma, già siamo nel panico), è un vero peccato questa non venga poi sviluppata nella maniera più efficace, cercando d'instaurare proprio nello spettatore, innanzitutto, le stesse sensazioni ansiogene che investono le menti dei personaggi coinvolti. Ed è il coinvolgimento, sotto ogni prospettiva, forse la lacuna più evidente in quanto viene a mancare qualsiasi stimolo empatico verso ognuno di questi individui e soprattutto, quella coralità a legare le varie vicende, che francamente, ci si aspettava già dopo venti minuti dall'inizio. Naishtat, invece, sembra accontentarsi di abbozzacchiare procedendo per frammenti (o nell'essere più precisi, seguendo una costruzione che si delinea come un'onda a dente di sega* - forse, tra gli aspetti più interessanti persiste proprio quell'indovinato incedere sonoro/tensivo strutturato ripetutamente per accumuli) atti ad innescare più che altro suggestioni (e qualche citazione lampante: Weerasethakul, ma in modo particolare von Trier, con una scena che sembra il riflesso speculare di Melancholia), anche intuitivamente azzeccate come la pioggia di fango (che tra l'altro rievoca quella delle rane in Magnolia) o i rifiuti che bruciano al crepuscolo, senza però mai giungere a un efficace compiutezza del tutto. Anche perchè, in fin dei conti, non sussistono avvenimenti realmente drammatici a spiegazione dell'eccessiva ondata di fobia collettiva, tanto più che fondamentalmente, ci muoviamo nei binari del thriller. Historia del Miedo è quindi cinema che a un primo contatto lascia residui d'incertezza e che purtroppo, non riesce a formarsi con circolarità (per quanto i frangenti più panoramici richiamino, alla lontana, il Tejùt di Benedek Fliegauf o la sospensione di certe produzioni svedesi - i film della coppia Hellström/Ganslandt, ad esempio), inceppandosi, al contrario, come gli ascensori dei caseggiati sotto i continui black-out, fino alla saturazione pressochè permanente di un'oscurità, che solamente le nostre paure più profonde, hanno generato.
*In musica, è un tipo di forma d'onda non sinusoidale che graficamente assomiglia ai denti posti sulla lama di una sega. "La convenzione usuale è che l'onda a dente di sega salga verso l'alto con il passare del tempo e poi scenda bruscamente". Il film sembra svilupparsi seguendo ripetutamente questo schema.

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