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HIV e lavoro: la schizofrenia cinese

Creato il 10 marzo 2011 da Leragazze
HIV e lavoro: la schizofrenia cinese
wen jiabao stringe la mano a un malato di AIDS

Si pensava che la stretta di mano che si scambiarono pubblicamente nel dicembre 2003 il premier cinese Wen Jiabao e un malato di AIDS avrebbe potuto, in quanto atto dall’elevato valore simbolico e pratico, mettere fine al pregiudizio che in Cina avvolge chi è affetto da questa malattia.

Oggi si può dire che ciò non è accaduto. Secondo uno studio pubblicato sul Chinese Health and Education Journal, il 51% dei cinesi intervistati non stringerebbe la mano a una persona con HIV e l’80% non comprerebbe prodotti da quella. I pregiudizi, tuttavia, non sono diffusi soltanto tra la popolazione, ma si ritrovano anche nelle leggi che regolano le assunzioni e lo svolgimento del lavoro.

L’International Labour Organization ha diffuso un rapporto sulle discriminazioni lavorative legate a HIV/AIDS in Cina. La politica nazionale delle assunzioni di personale civile prevede che “chi è affetto da gonorrea, sifilide, linfogranuloma venereo, HPV, herpes genitale o infezione da HIV sarà escluso”. Lo stesso accade per l’ingresso nei corpi di polizia. Inoltre, le linee guida sanitarie impediscono a chi ha HIV o altre malattie a trasmissione sessuale di lavorare nei bar, negli alberghi, nei ristoranti, nei saloni di bellezza e nei negozi di parrucchiere. Il rapporto documenta l’obbligo di effettuare il test per i lavoratori e casi in cui le persone sieropositive si vedono negare il lavoro, vengono costrette a dimettersi o sono retrocesse.

Contemporaneamente, però, la Cina è uno dei pochi stati i cui governanti hanno assunto una posizione pubblica per eliminare lo stigma che opprime le persone con HIV. Esiste, per esempio, una legge di promozione del lavoro del 2007 secondo cui “non devono essere esclusi dal lavoro coloro che sono affetti da malattie infettive”. Ma vi sono anche leggi, norme e regolamenti che affermano che “le persone infette non devono svolgere lavori che possano favorire la trasmissione di malattie, per cui vengono sospesi dalle autorità sanitarie finché non guariscono e non sono più contagiosi”. Nel caso dell’infezione da HIV possiamo dire che le norme sono un vero controsenso: non si può parlare di sospensione temporanea perché oggi non è possibile guarire ed è comunque ingiustificata poiché sappiamo bene che HIV non è trasmissibile nei normali contatti quotidiani.



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