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Ho cavalcato un drago

Creato il 07 luglio 2012 da Mcnab75

 Ho cavalcato un drago

Secondo il mio palinsesto questo non dovrebbe essere un post del sabato, bensì del lunedì, o del mercoledì.
Ma per una volta direi di non guardare troppo alle formalità. Anche perché si tratta di un “post istantaneo”, nato durante la lettura di quel capolavoro che è Ready Player One, di Ernest Cline. Per capire di cosa si tratta fate una pausa e cliccate qui.
Letto?
Ok. Oltre a consigliarvi caldamente questo libro, che magari recensirò nella seconda metà di agosto, vorrei soffermarmi già da ora sulla delicatezza, sull’amore e sulla sensibilità con cui Cline tratta argomenti che solitamente “là fuori” vengono considerati coglionate per ragazzoni immaturi. Perlomeno in Italia.
Tra i tanti settori che Ready Player One tocca da vicino, oggi mi soffermo sul giocare di ruolo. Attività che, come sapete, ho praticato per anni, fin da ragazzino. Insieme alla lettura e alla scrittura sono state le mie palestre, le mie passioni, in un paese dove però le passioni “stravaganti” sono viste con sospetto.

Giocavamo tutto l’anno, ma l’estate di più.
Non a caso un tempo l’estate non mi dispiaceva, mentre ora la odio.
Esplorare sotterranei, antiche tombe, viaggiare attraverso dimensioni sconosciute. Il tutto stando comodamente seduti in cortile, sorseggiando aranciata e con un fresco venticello che spirava dagli alberi lungo il viale di casa. Questo in pieno pomeriggio, mentre il resto del mondo lavorava e faticava.
E’ una fotografia mentale delle nostre sessioni di Advanced Dungeons & Dragons pomeridiane. Una fotografia così nitida che mi sembra di averla scattata ieri. Invece dall’ultima sessione che ho masterizzato sono passati sette anni abbondanti. Come giocatore gli anni diventano addirittura otto. 

Ho cavalcato un drago

Dal 1986 (circa) in poi ho praticato giochi di ruolo ininterrottamente per oltre 19 anni.
In autunno, inverno e primavera le sessioni settimanali erano un paio: il sabato (o la domenica) pomeriggio, più una al mercoledì o al giovedì sera. D’estate, come già detto, abbiamo provato a giocare anche quattro/cinque volte alla settimana.
Coi primi anni di lavoro la frequenza era calata, ma quasi mai sotto la quota di una sessione settimanale.
Nonostante la lunga militanza ammetto che il mio gruppo ha sempre preferito le avventure di Advanced Dungeons & Dragons – Seconda Edizione. Il sistema l’abbiamo poi rivisitato molte volte, adattandolo ai mondi che abbiamo creato, una volta stufi dei vari Forgotten Realms, Greyhawk, Dragonlance etc.
Altri sistemi molto utilizzati erano Uno Sguardo nel Buio e Il Richiamo di Chtulhu, più una dozzina abbondante di test con altri giochi, alcuni molto belli, altri pacchiani (il GDR di Dylan Dog, I Figli dell’Olocausto).

Io amavo più fare il Master che non il giocatore.
Per i profani: il Master, o Dungeon Master (o Custode, Narratore, etc etc) è colui che gestisce la storia, guidando i giocatori attraverso un’avventura, un modulo, in modo possibilmente imparziale e con buon gusto per la “recitazione” della storia medesima.
Non solo: in qualità di Master ho iniziato ben presto a scrivere da solo le avventure da proporre ai giocatori, e anche gli scenari in cui esse erano integrate. Città, regioni, mondi interi: ho qui ancora interi faldoni, scritti a mano, comprensivi di tutte le mie creazioni. Forse per questo mi piace ancora tanto progettare ambientazioni di uso condiviso, come il Survival Blog e Due Minuti a Mezzanotte. Sono echi dei Giochi di Ruolo, integrati con la scrittura.

Giocare mi ha dato molto.
Ho imparato a interpretare persone e personaggi molto diversi da me. Certo, in molti casi i toni erano di allegro cazzeggio, ma in tante occasioni oserei dire che io e i miei migliori giocatori ci siamo avvicinati parecchio a mettere in scena dei canovacci teatrali coi controcoglioni.
Giocare mi ha fatto viaggiare con la fantasia, in mondi lontanissimi, più di quanto facevano alcuni miei coetanei con le pasticche, con le canne o l’alcool. Il bello era che, una volta riposti i dadi, non avevamo contraccolpi sulla salute, se non quello di essere un po’ sempre con la testa tra le nuvole.
Giocare mi ha dato cultura. Innanzitutto il 90% dell’inglese che conosco è dovuto ai manuali in lingua originale di AD&D e non ai professori di scuola. In più ho studiato culture tra loro diversissime ed esotiche, le stesse che gli RPG riproponevano in salsa fantasy per la gioia dei players. Da ragazzino non coglievo le analogie, ma è bastato crescere un po’ per accorgermi di tutte le attinenze col mondo reale (a livello di geografia, storia etc), scoprendo così di aver studiato le civiltà indiane, africane, aborigene, senza mai annoiarmi.

Giocare è stata una parentesi incredibilmente bella della mia vita.

Ho cavalcato un drago

Si è conclusa con la morte di papà, perché da quel momento in poi ho avuto un blocco molto forte per tutto ciò che riguardava le mie attività abituali. Blocco che ho rotto solo dopo un anno abbondante, quando nel mentre tutti i miei compari giocatori si erano tuffati definitivamente nel fantastico mondo del lavoro, in molti casi trasferendosi lontano da qui.

Ora, certe cose qui da noi sono viste come idiozie, perfino pericolose, perché “senza attinenze col mondo reale”.
Sapete qual è la verità? L’immaginazione e la creatività fanno paura.
Vedere un ragazzo che si diverte standosene seduto a tavola con gli amici mette a disagio. Perché un ragazzo sano dovrebbe giocare a calcetto o andare in motorino.
La vita, l’adolescenza (ma anche tutto quel che viene dopo) deve essere, secondo molti, una precisa presa di conoscenza di quelli che sono i nostri limiti, dimenticando l’innata capacità dell’uomo di viaggiare con la mente, di immaginare universi nuovi e diversi.
Ora è possibile farlo grazie a un modem, seduti davanti a uno schermo. Questo fa un po’ meno paura, perché in fondo il Web genera un giro di soldi che fa comodo a molti. Un giro ENORME di soldi.
A noi bastavano dei dadi, un manuale, carta e penna.
Eravamo modem viventi collegati a mondi incredibili, che pochi eletti hanno avuto la fortuna di visitare.
Peccato non poter inserire nel mio curriculum “Ho affrontato Azalin il Lich”.
“Ho cavalcato un drago”.
“Ho lanciato un incantesimo che ha trasformato in pietra il mio nemico.”
“Ho scoperto l’antica tomba del faraone, con tutti i suoi tesori.”
“Ho sposato un’amazzone tanto bella quanto fiera”.
“Ho liberato Barovia da un maestro vampiro”.
“Sono uscito vivo dalla Capanna danzante di Baba Yaga”.
Eppure è  tutto vero. E’ successo.
E sapete una cosa? Sono ricordi che nessun benpensante mi toglierà mai dalla testa e dal cuore.


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