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Ho fatto tutta questa strada per arrivare fin qui

Da Flavialtomonte

“Oggi si debutta”. Mi è sempre piaciuto pronunciare questa frase. Mi fa immaginare la scena di un attore che viene spinto, da dietro le quinte, sul palco, e una volta lì non può far altro che recitare la sua parte e rivestire il suo ruolo.
Anche io questa sera, mi spingo sul palco, per l’
esibizione teatrale Sorridi, un mix di sketch comici da strappa-risate, la terza edizione – come si potrebbe definire – dalla nascita di Teatro Primo.
Ricordo ancora l’emozione di otto anni fa, del mio primo giorno di lezione a teatro. Tutto mi sembrava così “da scoprire”. Ogni lunedì, mercoledì o venerdì ero briosa, non potevo far tardi, mollavo tutto e correvo a lezione con la mia borsa piena di cose utili, come calze anti-scivolo, appunti, oggetti e tanta voglia di imparare. Io, così piccola e l’arte del teatro così grande. La prima esibizione fu come un esordio per me, ho avuto la possibilità di scrivere un pezzo. A quel punto mi sentivo ancora più piccola, ma dentro avevo cominciato a covare e a metabolizzare qualcosa di grande.
Gli anni passavano, e il tempo di imparare non bastava mai. Cominciavano gli spettacoli, le lunghe prove, e i personaggi. E finivano le stagioni, senza che io mi capacitassi di come stavo crescendo, di cosa il teatro mi stava offrendo.
Rinunciai alla danza per proseguire il corso di teatro con più convinzione. Ero caparbia, e l’arte non bastava mai ai miei polmoni. Ispirare e respirare col diaframma, articolare, e scandire bene le parole.
Poi, sono cambiate tante cose. Poi si cresce, e non si cresce. Poi si vive e non si vive. Si copre e si scopre la vita, e non mi sono fermata. Ho continuato per la vita di chi. Ho perseguitato per raggiungere un posto più in là, e non per superbia.
Stavo cominciando a perdere le mie ragioni, ma non gli obiettivi. Quelli non avrebbero mai smesso di esistere. Volevo ancora imparare. Mai come allora compresi l’importanza dello studio. Ciò che a distanza di anni puoi ricordare con la costanza.
Cado non cado. Cado non cado. Non cado.
Il teatro cominciava a spostarsi, a prendersi uno spazio più grande, e a chiamarsi con il suo nome Teatro Primo.
Tutto quello che avevo vissuto fino ad allora stava diventando ricordo. Ricordo da rivivere.
Voglio non voglio. Voglio non voglio. Voglio.
Il vecchio gruppo di attori di teatro con cui ho condiviso tutto questo cominciava a sciogliersi, si scioglievano le scelte e si allacciavano le attese. A Teatro Primo qualcosa di nuovo, qualcosa di serio perché seria ero io e la mia età. Non ero più una bambina di 14 anni, avevo 18 anni da compiere, e un mucchio di scelte. Si cresce, è inutile girarci attorno, si cresce con gli anni e con le esperienze. Si vive con i ricordi, e con gli obiettivi che si è scelti. E gli obiettivi dei 18 anni sono i più pretenziosi.
Il cuore desidera, la mente elabora, l’istinto sceglie.
E di nuovo il teatro. Questa volta mi sentivo grande, più grande di me. Mi sentivo decisa e indecisa.
Si cambia, e questo non te lo spiega mai nessuno. Nessuno si permetterebbe mai di rovinarti la sorpresa.
Cresciamo insieme alle nostre parole e invecchiamo in compagnia di noi stessi. Una vita di sogni, una vita di ambizioni, una vita di progetti pronti a sgretolarsi con niente.
Fare un passo indietro per ricordare a volte può servire, altre volte meno. Ma questa volta so che è servito per rivivere il mio percorso, e capire perché sto ancora correndo a prepararmi per un’altra esibizione.

*Il titolo di questo articolo si riallaccia esattamente a questo live, vissuto e rivissuto, che mi regala la giusta carica per l’esibizione di questa sera!



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