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Ho incontrato Patrick Modiano in Via delle Botteghe Oscure

Creato il 25 ottobre 2014 da Gorgibus @chiaragorgibus
Ho incontrato Patrick Modiano in Via delle Botteghe Oscure Via delle Botteghe Oscure, di Patrick Modiano
Titolo originale: Rue des Boutiques Obscures Traduzione: Giancarlo Buzzi Editore: Rusconi 1979 Pagine: 186 Attualmente Fuori Catalogo
Via delle Botteghe Oscure (Rue des Boutiques Obscures) è stato pubblicato per la prima volta nel settembre 1978 dall’editore francese Gallimards e nello stesso anno ha vinto il premio Goncourt, il più importante riconoscimento letterario francese. Il romanzo arriva in Italia l’anno seguente, per la casa editrice Rusconi, nella traduzione di Giancarlo Buzzi e al momento, purtroppo, risulta fuori catalogo; la biblioteca o il mercato dell’usato sono quindi le uniche vie da percorrere se si ha voglia di leggere questo romanzo, almeno per adesso.
Chissà cosa sarebbe stato di me, senza lui, senza il suo aiuto, dieci anni prima, quando di colpo ero precipitato nell’amnesia e brancolavo nella nebbia. Il mio caso lo aveva impressionato e valendosi delle sue molte conoscenze mi aveva addirittura procurato uno stato civile. […] Questo detective, al quale ero venuto a chiedere di usare la sua bravura per trovare testimoni o tracce del mio passato
Il protagonista di questo romanzo, affetto da amnesia retrograda, grazie all’aiuto del “bello e biondo barone baltico Costantino von Hutte” prende il nome di Guy Roland e inizia a lavorare come investigatore privato, insieme quell’uomo che diventerà il suo punto di riferimento, oltre che collega e grande amico.
La vicenda narrata da Modiano inizia allorché Hutte chiude l’Agenzia a Parigi per trasferirsi a Nizza. Senza il lavoro ad occupare le proprie giornate e con l’ombra di una traccia da seguire, Guy si avvia ad un percorso di ricerca dell’uomo che era prima di perdere la memoria, per riappropriarsi dei propri ricordi, della propria identità, della propria intera esistenza.
Non sono nulla. Soltanto una sagoma chiara, quella sera, seduta all’esterno di un caffè. Aspettavo che spiovesse, un acquazzone cominciato proprio quando Hutte mi stava lasciando.
La chiave per risolvere il mistero di Guy è una fotografia in bianco e nero in cui egli sembra riconoscersi, in cui desidera riconoscersi,  gli altri protagonisti a fare da bussola. Molte delle persone che incontrerà rievocheranno con nostalgia il passato, il “bel tempo passato” di cui egli non ha memoria, crogiolandosi nostalgicamente nei ricordi di una vita che, prima delle vecchiaia, prima dell’occupazione tedesca, era luminosa e spensierata. E mentre in cerca di risposte percorrerà le strade di quella stessa Parigi che sembrerebbe non aver mai lasciato, inizieranno a riaffiorare le sensazioni e il paesaggio a cambiare.
La via era deserta e più buia di quando ero entrato nel casamento. Sul marciapiede di fronte, stava sempre di guardia il poliziotto. A sinistra, se piegavo la testa, intravedevo una piazza, anch’essa deserta, con altri poliziotti di guardia. […] Qualcosa a questo punto scattò dentro di me. Un’inquietudine, alla vista di questa stanza, un’apprensione che non mi erano nuove. Le facciate, la via deserta, le sagome di guardia nel crepuscolo mi cagionavano lo stesso insidioso turbamento di una canzone o di un profumo un tempo familiari. Ero certo che spesso, alla stessa ora, ero stato lì a spiare, immobile, senza fare il minimo gesto, senza osare di accendere la lampada.
L’importanza di avere un’identità e di ritrovarla, di riappropriarsi delle proprie esperienze, diventano obiettivo primario per esorcizzare la paura di essere null’altro che una figura di passaggio nelle vite di tanti, una conoscenza di cui dimenticarsi in fretta, “un vapore destinato a non condensarsi mai”. Tuttavia, la ricerca della propria identità non ha un punto di arrivo, non si esaurisce mai, continua tutta la vita ed è per questo che quello che si presenta come un giallo diventa qualcosa di completamente diverso, pur non perdendo quell’alone di mistero iniziale.
Via delle Botteghe Oscure è un film di dissolvenze, di immagini che si sovrappongono. Parigi cambia vestito continuamente mentre il viaggio nella memoria si compie, siamo a metà degli anni ‘60 ma possiamo vedere il riverbero dei caffè che trent’anni prima si illuminavano tra rue de Rome e boulevard del Batignolles. Parigi e le sue strade, i suoi locali, rue Cambon, l’Hotel Castille, sono protagonisti a tutti gli effetti. La città si popola di echi e fantasmi di un mondo passato e Guy li insegue senza sosta, cercando di afferrarli, senza mai riuscirci completamente, perché il passato è ormai lontano e lentamente si va dissolvendo e sgretolando, lasciando soltanto frammenti incompleti.
Modiano ha scrittura piacevole da leggere, molto snella, racconta ciò che è necessario al lettore e niente di più. Il romanzo sembra procedere per immagini, le descrizioni sono molto evocative, mai eccessivamente lunghe o noiose, e ricreano perfettamente l’atmosfera che l’autore vuole restituire.   Il romanzo è narrato dallo stesso Roland in prima persona, la sua ricerca dal suo punto di vista, la sua convinzione di essere un “uomo sulla spiaggia”.  Uniche eccezioni due capitoli che hanno diversi punti di vista e che consegnano quello che credo sia il messaggio dell’autore.
Il 9 ottobre 2014 Patrick Modiano è stato insignito del premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: «Per l'arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inesplicabili e scoperto il mondo della vita nel tempo dell'occupazione».  Via delle Botteghe Oscure è stato il mio primo incontro con Modiano, ma credo che sia un buon esempio di quei “destini umani” e della “vita nel tempo dell’occupazione” che l’Accademia svedese ha voluto premiare.

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