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Ho letto: Bianca come il latte, rossa come il sangue

Creato il 03 dicembre 2010 da Jolanda
Ho letto: Bianca come il latte, rossa come il sangue

Bianca come il latte, rossa come il sangue - Alessandro D'Avenia

Ringrazio questo libro per avermi fatto tornare per qualche ora ai tempi del liceo. Quando stavo tra i banchi, in mezzo alle versioni, MAI avrei detto che un giorno avrei guardato indietro con nostalgia a quel periodo.
Non che lo vivessi male, per carità, ma ricordo che si studiava parecchio e all’epoca la cosa non mi andava molto a genio. Solo che le cose cambiano. Se tornassi indietro ora (con l’esperienza che ho adesso, chiaramente!) mi godrei molto di più il periodo, dove le uniche vere preoccupazioni erano l’interrogazione di latino o il compito in classe del giorno dopo.
Lo so che se qualche adolescente passerà di qua (anche se ne dubito) penserà che sono la solita adulta che non capisce niente. D’altra parte era esattamente quello che pensavo pure io degli adulti quando avevo 16 anni.
La verità è che se anche io dall’adolescenza ci sono passata e, superandola, mi son fatta una certa esperienza, questa esperienza non potrà servire che a me e a me soltanto. Inutile che io dica a un sedicenne: “Guarda che…”. Se su certe cose non ci sbatti il muso, non ti convinci. Tantopiù quando hai 16 anni. Cercherò di ricordarmi queste riflessioni quando i miei figli arriveranno all’adolescenza… oppure tornerò qui e cancellerò questo post! :D

Comunque, tornando al libro, è la storia di Leo, un liceale come tanti. Motorino, MP3, calcio con gli amici, amori impossibili e mai ricambiati, professori distanti e incomprensibili… Uno dei tanti.
Ma D’Avenia dimostra di saper guardare bene dentro i ragazzi, di capire quello che pensano o provano (probabilmente perché si ricorda ancora benissimo cosa pensava e provava lui quando stava tra i banchi).
Emozioni, sentimenti e pensieri del protagonista scorrono tra le pagine in modo semplice, ma a volte anche profondo e commovente.
La crescita interiore è sempre un passaggio difficile per i ragazzi, ma per Leo lo è ancora di più a causa di amore triste e sfortunato. Ma intorno ci sono gli amici, quelli veri, quelli che spesso si incontrano a quell’età e poi durano tutta la vita. E che lo aiutano a diventare grande!
Insomma una lettura piacevole, senza pretese, ma che alla fine lascia una dolce nostalgia.

In conclusione, lasciatemi spendere due parole sull’autore. La sera che ho conosciuto Alessandro D’Avenia, devo dire che mi ha parecchio colpito. Eravamo ad un incontro sulla famiglia, come ospiti, e lui ha detto delle cose che ho apprezzato molto. Fa il professore in qualche liceo di Milano e mi son ritrovata a pensare che sarebbe bello ficcargli in aula qualcuno dei miei figli. Per fortuna, ho ancora un po’ di tempo per organizzarmi e per convincerli che è meglio non mollare lo studio dopo le elementari!

Per gli studenti sarebbe importante trovare in classe dei professori con la stessa passione, lo stesso amore e la stessa comprensione per i nostri ragazzi che mi ha comunicato questo giovane autore.

Per chi fosse interessata, incollo qui sotto una descrizione del libro e una recensione (prese da IBS).

Descrizione
Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie protetta che speri si estingua definitivamente”. Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c’è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l’assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell’amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l’ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.

La recensione
Sono pieni di sfumature gli occhi del professore quando racconta le storie delle Mille e una notte, quando racconta di uomini umili che non sanno di avere un tesoro sotterrato davanti all’uscio di casa e di viaggi a perdifiato attraverso il deserto alla ricerca di un sogno. Il professore “Sognatore”, secondo la sua classe di liceali sedicenni, non sa niente della vita reale: dopo tutto è solo un supplente “sfigato”… ma quando guarda quei ragazzini scomposti e assonnati gli si para davanti tutta la tavolozza dei colori della terra e si accende di entusiasmo.
Per Leo, invece, le cose della vita possono avere solo due colori: il bianco e il rosso. Bianco è il vuoto, la noia, il silenzio, la solitudine. è la tremenda sensazione, che provano tutti i ragazzi, che il mondo ti sia completamente indifferente e avulso, che tutto sia insignificante e estraneo. Il rosso invece è il sangue che pulsa nelle vene prima di una partita contro la seconda D, è l’adrenalina che sale quando scatta “lo sfidone” in motorino con Nico. Rosso è Beatrice. Ogni mattina dopo la scuola Beatrice, con i suoi capelli rossi, aspetta alla fermata dell’autobus, mentre Leo le sfreccia davanti a tutta velocità rischiando ogni volta la vita. Farebbe qualunque cosa pur di attirare la sua attenzione, perché Leo è innamorato, è pazzo di Beatrice.
Per un ragazzo di sedici anni, stretto nella morsa di due genitori sempre presenti e attenti, non ci sono filosofie di vita da abbracciare, o sistemi morali da seguire. Non esistono le sovrastrutture e i giri di parole, l’autorità che i genitori devono dimostrare e la socializzazione forzata della scuola, gli orari, gli obblighi e le verifiche di matematica. Agli occhi di un adolescente innamorato l’unica cosa che conti è la vita, e la vita è un’eterna trepidazione. A volte, però, anche ai ragazzini belli e promettenti come Leo può succedere che tutto si sfaldi tra le mani. A volte, nella peggiore delle ipotesi, può succedere che l’entusiasmo si spenga all’improvviso, che i fili si spezzino di colpo, che il sogno di tutta la tua vita, quella cosa fragilissima e preziosa che faceva muovere ogni tuo passo, ti esploda in faccia.
Allora restiamo a guardare basiti. Noi, il professore sognatore che lo insegue per i parchi e le panchine della città, la sua mamma, che lo vuole tenere stretto come un bambino, e anche Silvia, la sua amica del cuore che vorrebbe regalargli per magia tutta la forza di cui può essere capace solo una donna.
All’improvviso nella vita di Leo tutto diventa bianco, come il sangue di una persona che ha una malattia in grado di spegnere, consumare, tutto il rosso che abbiamo nel corpo. Bianco come il dolore folle di chi non sa minimamente come si fa ad affrontare una malattia del genere, come la paura che ci fa scappare, correre lontanissimo, più in fretta che possiamo, lontani dalla morte.
Ed è scritta con un cuore semplice e una penna delicata, questa storia di adolescenti ricchi e per bene. è scritta da un professore di liceo che ha messo in ogni riga non solo i sentimenti, ma anche molte citazioni, immagini e rimandi che brillano di saggezza. Per tutti coloro che si aspettano l’ennesimo romanzo di formazione sarà una sorpresa. Così come lo è scoprire che l’adolescenza è molto di più di un’età, è un vento ineffabile e folle che ci scompiglia la vita.

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