Quando ancora molte mie compagne di classe si divertivano a fantasticare su cosa avrebbero fatto da grandi, piene di dubbi e di sogni, io le idee le avevo già belle chiare. Volevo fare la prof, la prof di matematica.
In realtà fino a 15 anni mi limitavo a asserire con fermezza che avrei insegnato, non si sapeva ancora bene cosa: l’importante era per me pensare che prima o poi sarei entrata in una classe e avrei salvato i miei, allora coetanei, dalla noia.
Poi l’incontro con il mio amato professore di matematica del Liceo, del Triennio, prof. Giaconi, anziano e carismatico, mi ha illuminato la strada.
Ricordo benissimo il suo sguardo che sembrava entrarti nella mente e la sua capacità di proporti problemi insormontabili. Mi chiamava Baccina, non sorrideva quasi mai, ma quando lo faceva mi sentivo invincibile. Mi ha avvicinato alla materia con un approccio rigoroso e severo. Dopodiché non l’ho abbandonata più.
Quando gli annunciai, tronfia di soddisfazione, che mi sarei iscritta alla facoltà di Matematica a Pisa, mi disse ” Baccina ti arrampicherai sugli specchi“. E io rimasi delusa.
Le difficoltà nel percorso sono state tantissime a partire da un percorso universitario in cui chi sceglieva un indirizzo didattico era considerato in partenza uno sfigato . “Chi sa fa, chi non sa insegna” . Ho vissuto sei anni in un ambiente in cui anche d’estate gli studenti portavano pantaloni di velluto. In cui anche di fronte a un caffè si discuteva di spazi di Hilbert o di trasformate di Fourier.
E io, tra un teorema, un corso di chitarra, un saggio di danza e l’amore, qualche volta ho rischiato di perdermi.
Dopo la laurea ancora tanti specchi da scalare. 10 anni in una scuola parificata che mi ha allargato le spalle e reso flessibile. E poi il passaggio alla Statale con i suoi infernali meccanismi di reclutamento. Mi sono dovuta districare tra graduatorie e supplenze annuali e dopo 17 anni di precariato, nel 2011 sono entrata di ruolo.
Solo più tardi ho capito ciò che il mio professore adorato intendeva.
Forse è pura pazzia ma non ho avuto un solo rimpianto per strade che non ho scelto, deviazioni che non ho imboccato, magari anche più redditizie.
Amo il mio lavoro e ogni giorno che entro in classe e mi trovo di fronte a gruppi di studenti numerosi, in piena crisi ormonale e adolescenziale, strippati in aule sempre troppo piccole, in una scuola che ad oggi ha budget sempre più bassi , ma aspettative sempre più alte, mai mi trovo a pensare che sarei stata più felice da un’altra parte … mai che avrei voluto fare una scelta più comoda.
In fondo gli insegnanti sono tra i più fortunati tra coloro che faticano. Da qualche parte ho letto : ” Al medico è concesso di scortare la vita nel mondo in un momento magico. All’insegnante è concesso vedere che la vita che rinasce ogni giorno con nuove domande, idee e e amicizie. Un architetto sa che se costruisce con cura, le sue opere dureranno nei secoli. Un insegnante che se costruisce con amore e verità , la sua opera durerà per sempre “.
Un bacio
A presto. Sa
♥♥♥
My outfit:
Giacca di felpa – Vielle (LU)Maglia a righe – Sisley Pantaloni – Sisley Scarpe – Dr. Martens Borsa e Bijoux: SodiniOcchiali da vista :Al e Ro DesignDetails
Pics by Giorgio Leone per Think Visual
Location : Studio Think Visual – Via Santa Gemma Galgani 46, Lucca