Ho sgarrato, e adesso?

Da Giulianoparpaglioni
La dieta è quella cosa orribile e spaventosa che insegue moltissime persone, a volte addirittura da quando erano bambini. Continuano a fare i conti con i chili sulla bilancia pesapersone, i grammi sulla bilancia da cucina, privazioni, tentazioni e stress. Eppure ognuno di noi ha visto almeno una volta in vita sua una persona autorevole in tv, un medico, un nutrizionista, un dietista, che si sperticava a spiegare che la dieta non è sofferenza, non è privazione, non deve essere vissuta come fonte di stress piuttosto come cambio delle abitudini e il più possibile facile da seguire.
Infatti il problema, spesso, non è tanto la dieta in sé, quanto l'approccio ad essa. Vittime di messaggi pubblicitari tanto fastidiosi quanto ingannevoli, quando ci presentano modelli inarrivabili per la stragrande maggioranza delle persone, siamo portati a pensare che una ragazza alta 1,70 metri non possa pesare più di 50 kg e non debba farsi vedere a mangiare più di quei 30 g di riso bianco con due foglie di lattuga come secondo. Molte persone sono disposte a fare enormi sacrifici per arrivare a quegli standard, cosa che ha effetti negativi in più di un modo.
Il primo danno è quello di portare le persone a "mettesi a dieta" da sole, da un giorno all'altro riducono drasticamente l'introito indipendentemente da quanto fosse alto (o spesso già basso) prima, andando incontro a problemi di malnutrizione e deperimento muscolare, soprattutto se si associa a questo regime dell'attività fisica.
Il secondo danno è a livello psicologico, si vive l'alimentazione come un nemico da combattere, la dieta restrittiva è la regola e l'arma per combattere il grasso in eccesso (sempre che ce ne sia). Ancora, porta sensi di colpa nel momento in cui il fisico ha la meglio sulla volontà, quando alla fine ci troviamo davanti ad un piatto prelibato e non riusciamo a dire di no, quando ci siamo privati per mesi di cose che ci piacciono e poi, ovviamente, ricominciamo a mangiarle. Questo porta a volte a esagerare, ad avere un effetto rimbalzo nel peso e a rimanere ancor più delusi per aver rovinato i nostri sforzi.
Quanto male fanno le diete fai da te.
Anche andando da un professionista però, una volta vissute queste esperienze le cose possono non migliorare, perché è normale che una persona voglia combattere il senso di colpa: si prende la dieta dal nutrizionista e si comincia, dopo una settimana si sgarra al pranzo e si dice "va beh, ormai la giornata è buttata" e anche a cena non si sta attenti a quel che si mangia. Poi ricapita dopo un po', solo che la cosa prende piede e si dice "visto che ho buttato ieri, è inutile che oggi faccia il bravo, ormai la dieta è rovinata". Così finisce la dieta, finiscono i controlli dal nutrizionista e le spese sostenute e l'impegno messo su questa avventura vengono completamente vanificati.
Il modo migliore per affrontare una dieta è quello di accettare gli sgarri. Può capitare, nessuno è perfetto e nessuno vive isolato dal resto del mondo, l'importante è rendersi conto che sono semplici eccezioni, o ancora meglio sono coccole che ci concediamo anche per vivere meglio la dieta che stiamo affrontando. Con questa consapevolezza, al pasto successivo (non il giorno dopo) si rientra più facilmente nelle regole dettate dall'alimentazione corretta e i risultati arrivano più facilmente, senza dover rinunciare a niente.
Brescia, 2 febbraio 2013Dott. Giuliano Parpaglioni, biologo nutrizionista, Brescia e Desenzano del Garda

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