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“Ho visto uomini cadere” – Michele de Virgilio

Creato il 11 luglio 2011 da Temperamente

“Ho visto uomini cadere” – Michele de VirgilioSe Michele de Virgilio ha visto uomini cadere, io ho visto un ragazzo che, con coraggio e un pizzico di follia, ha preso per mano il suo sogno.

Che dovevo fuggire,

lo sentivo nel cuore.

Un solo mestiere

mi faceva cadere la voce.

Rose mischiate a bucce di mele,

il mio destino era scrivere.

(La fuga)

Con queste parole ho volato in una notte di pre-estate. La citazione, seppur riadattata, non è casuale. Riecheggiano, infatti, versi shakespeariani (come in Essere o non essere). Ma c’è un tocco anche di Montale in Felicità con quell’almeno un milione di… che, sempre, mi solletica il cuore.

Nelle poesie di questo giovane e promettente autore emerge un “io” deciso, che ha voglia di parlare e interagire; un “io” che si rivolge ad un “tu” generico e spesso femminile, ma non solo. Un “io” che, talvolta, si perde e identifica con un “noi” pieno e corale come in Gli aviatori.

Componimenti per lo più brevi, ma strutturati con sapienza, che risentono degli influssi di grandi autori del Novecento. Poesie che propongono punti di vista su temi diversi: dall’amore alla vita in generale, dall’omaggio a John Fante e Jack Kerouac allo sguardo diretto e attuale su Lampedusa.

L’autore procede per immagini concrete, riscoprendo il gusto del semplice (basta un chewingum per essere felici) e l’importanza del vivere intensamente per non avere rimpianti (dovevamo esserci di più… ma riusciamo a capirlo solo adesso).

Sono certa che questo è solo il primo passo per un percorso letterario folle, ma a cui non ci si può sottrarre.

Susanna Maria de Candia

Michele de Virgilio, Ho visto uomini cadere, Sentieri Meridiani, 2010, pp. 63, 10 euro.


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