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Hobo with a shogun

Creato il 23 settembre 2011 da Giuseppe Armellini
Hobo with a shogunPrendetemi per matto, per uno che vuole sempre e a tutti i costi trovare messaggi importanti anche nella spazzatura, per ragazzo che non si sa divertire o per quello che vi pare, ma Hobo with a shogun, oltre che uno strabordante e meraviglioso delirio splatter, è un film importante e, addirittura, quasi necessario.
Ma procediamo con ordine.
Il mondo è al collasso. O se non è il mondo lo è senz'altro la cittadina dove per caso arriva Hobo (chiamiamolo così), un senzatetto 60enne senza tanti scopi nella vita se non quello di comprarsi una falciatrice.
La cittadina non è amministrata dalle istituzioni ma da Drake, un ricco pazzo che la governa con il terrore.
Uomini pedofili vestiti da Babbo Natale, poliziotti corrotti ed assassini, persone che in cambio di pochi spiccioli si fanno torturare, omicidi come se piovesse e il tutto in una situazione di apparente normalità, come se questo fosse uno status quo ormai raggiunto. La famiglia Drake (strepitoso l'attore che interpreta il padre, molto simile in viso al Mistery Man di Strade Perdute) raggiunge tali vette di pazzia poche volte raggiunte al cinema precedentemente.
Il livello gore è a rischio di straripamento, lo si capisce già prima del titolo iniziale con la fontana di sangue nel tombino (o con la locandina che ho trovato...). Hobo dentro la carcassa del poliziotto in questo senso è una perla del genere cosiccome la mano triturata della ragazza.
E gli assurdi e inconcepibili cavalieri della Peste sono una roba indimenticabile.
Hobo with a shogun non ha etica, i senzatetto vengono massacrati, una madre col bambino bruciata, uno scuolabus pieno di ragazzini incendiato, dall'interno, con un lanciafiamme. Eppure non c'è un minimo senso di fastidio, l'atmosfera esasperata e fumettosa smorza un pò tutto.
In questo contesto Hobo non ce la fa più, diciamo tranquillamente che si è rotto le palle. Inizia la sua sanguinosa vendetta, il suo violentissimo repulisti della feccia che imperversa nelle strade della città.
L'interpretazione di Hauer è memorabile ma non tanto perchè sia un grande attore, quanto perchè  il personaggio che interpreta esce quasi fuori dalla pellicola per entrare nella sua vita privata. Hobo è Hauer, un attore ormai fallito, un senzatetto di Hollywood. Come Rourke era Randy the Ram, un uomo sull'orlo del fallimento, anche famigliare, vanamente in cerca della gloria passata.
Ma il film, come accennavo all'inizio, assume un'imprevista valenza, un'importanza che può essere non percepita o non presa in considerazione ma che personalmente a me ha colpito molto.
Hobo parla ai neonati come noi parleremmo ora ai nostri figli. E' questo il mondo che li aspetta? Un mondo dove la violenza non è più un mezzo (già di per sè da biasimare) ma addirittura lo scopo. Un mondo dove ogni valore etico e morale va a farsi friggere. Tutto nel film è esasperato, innalzato all'ennesima potenza, ma la base è tutt'altro che stupida. Il regista Eisener nasconde col sangue, coi colori accesi, coi personaggi assurdi e con scene inverosimili una realtà che purtroppo ci appartiene. E Hobo diventa il nostro paladino, quello che noi vorremmo essere, quello che addirittura noi vorremmo fare se solo fosse possibile.
E il finale, cinematograficamente affrettato e poco convincente, in questo quadro diventa molto simbolico.
So che rischio di rasentare il ridicolo, ma a me ha ricordato tanto un Sacrificio.
Hobo, c'hai provato, ma non riusciremo mai a liberarci dai nostri peccati.
Riposa in pace.
( voto 8 )

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