E' un virus che ormai ha contagiato anche gli sport che parevano esclusi da queste idiozie.
Il motivo è semplice e lo ripeto da tempo, v'è un razzismo antimeridionale antico che alligna tra tutti gli strati della popolazione. Prima silente, latente. Ora spudorato, proprio perchè sottovalutato, taciuto, tollerato. Derubricato a fenomeno da barzelletta.
E' accaduto nell'hockey, contro dei giocatori ebolitani, a Cremona.
A finire nel mirino di sostenitori poco civili è stata la Cresh Eboli, squadra che milita nel campionato di serie A2 di hockey. In trasferta a San Daniele Po, in provincia di Cremona, per affrontare i padroni di casa della Pieve 010, nel riscaldamento e prima della partita sono stati perennemente accompagnati da coretti del tipo: «Terroni tornate a casa». E questo sembra sia stato quello più gentile. «Siamo stati bersagliati da cori razzisti - ha detto la presidente del club ebolitano, Angela Califano - la cosa mi ha irritato ancora di più perchè quei cori sono arrivati prima del minuto di silenzio in ricordo del grande Pietro Mennea, un uomo di sport e soprattutto un meridionale, e di Manganelli, altro personaggio del Sud di grande spessore. Molti dei giocatori erano intenzionati a non scendere in campo, poi la società è intervenuta e li ha spinti a giocare. Con una motivazione ben chiara: lo sport deve sempre vincere sul razzismo.(Corriere del Mezzogiorno).
Il problema è che fino a quando le istutizioni non avranno compreso la gravità del fenomeno, gli idioti si moltiplicheranno. E con essi l'intolleranza e la reazione di chi è stanco di subire.