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Hollande e il mondialismo

Creato il 08 maggio 2012 da Tnepd

di Ida Magli
ItalianiLiberi

hollande
Molti si rallegrano della vittoria di Hollande. Ma che ci facciamo con Hollande? Che ci facciamo noi, cittadini d’Italia, o di Francia, o di Spagna, o di Grecia, ecc.? Nulla, possiamo esserne certi, nulla, non ce ne facciamo nulla perché Hollande non sfiorerà neanche con un dito il problema vero: l’Unione europea. Ha promesso forse di abbandonare l’euro? Ha accennato, forse, alla mastodontica costruzione sovranazionale che sta uccidendo a poco a poco le Nazioni?

No, Hollande è come tutti gli altri politici che imperversano in Europa: variazioni minime, quel tanto che serve a far credere ai popoli che esista ancora una dialettica politica, una destra e una sinistra, mentre gli addetti ai lavori finiscono  di cuocere a fuoco lento ogni parvenza di democrazia per arrivare al governo globale, alla realizzazione del mondialismo.

L’Unione europea è stata creata apposta, primo passo importantissimo, anzi determinante, per la globalizzazione. Se vediamo tante rovine intorno a noi è perché la mondializzazione si effettua proprio così: frammentando ciò che prima era unito. L’Ue sta svolgendo a meraviglia il proprio compito: distruggere le Nazioni, omologare gli Stati, sottraendo la sovranità, per giungere ad annientarli. Togliere i soldi agli Stati è come toglierli al singolo individuo: non può vivere. I tanti suicidi di questi giorni, in Grecia come in Italia, ne sono un’avanguardia, e al tempo stesso rappresentano con tragica precisione il domani degli Stati.

Dal centro mondialista arroccato in Europa, tramite la Bce, tramite il Consiglio e la Commissione, arrivano ogni giorno le pallottole stile Equitalia: si spara alle economie. Nessuno s’illuda: se vengono forniti dei soldi è soltanto per impedire che nella disperazione qualcuno degli Stati decida di sfuggire alla presa, di tagliare le corde che lo immobilizzano togliendogli qualsiasi possibilità d’azione.

In Italia si parla pochissimo, anzi per nulla degli “ideali” mondialisti che albergano nel mondo anglosassone fiancheggiato dall’Europa. Il termine “ideale” va preso nel suo significato concreto: è l’aspirazione, il desiderio, la meta di tutti coloro che si occupano di economia, di finanza, di Borsa, di banche. Il motivo è evidente: per fare qualsiasi operazione bisogna prima ridurre al minimo comune denominatore. Questo minimo comun denominatore nell’ambito degli “uomini” lo si raggiunge eliminando gradatamente le delimitazioni, i recinti, i confini, le disuguaglianze, le differenze, fino a quando si riuscirà ad avere a che fare con una enorme massa di individui tutti uguali.

Questi singoli individui saranno soltanto dei “consumatori”, gente che compra e che vende, e il mondo un unico mercato.  A guidarli, com’è ovvio, ci saranno gli economisti, i banchieri, come già succede nell’Unione europea. Guidarli, naturalmente, con il potere assoluto, con la dittatura, solo modo che i banchieri sanno adoperare, ma  che continuerà a definirsi “democrazia”. L’esperimento in Italia è riuscito benissimo. I politici portano ancora allegramente il nome di “politici” malgrado siano stati esautorati dal Presidente di quella che finge di essere ancora una “repubblica” e non siano loro a governare, mentre danno il nome di “tecnici” a quelli che governano (cosa addirittura grottesca per quanto riguarda Mario Monti, con alle spalle una carriera che più “politica” non si può: è stato per ben due volte Commissario europeo).

Quale progetto più stupido e destinato al fallimento di quello mondialista? Non ci vuole molto a capirlo ed è sufficiente che qualcuno si scuota dall’attuale passività, si ribelli al suicidio.
Ida Magli


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