Una luce soffusa, e una coperta a quadrotti buttata sul divano. Il profumo di torta di mele che pervade una stanza.
Ma anche.Il sorriso morbido di uno sconosciuto. Meglio se con delle fossette a riempirne le guance. Qualcuno che ti apre il portone mentre arranchi verso l’ingresso, cercando di darti un tono, con, nell’ordine:√ passeggino (puntualmente vuoto, ma appesantito da una borsa – la tua – che quella di Mary Poppins non regge nemmeno il confronto)√ pupo famelico in braccio, incazzato, perché la tiri per le lunghe√ mazzo di chiavi in equilibrio precario tra mignolo e anulare sinistro.Ultimamente capita di rado, di incapparci, in questo genere di cose. Troppo di rado. E mi manca. Mi mancano le piccole attenzioni. Gustarne il sapore anche a ore di distanza.
Éire. Odore di torba che brucia nel camino, nella stanza degli ospiti. Sempre acceso. Anche se non c'è nessuno. Una mano che allunga una tazza di tè bollente e biscotti al cioccolato, mentre fuori tira un vento epocale.Ho voglia di ritrovare quell’aria. Aria di casa. Qui, come altrove. Ho voglia di sentirne il profumo, di crogiolarmici dentro.
Oggi la mia vicina mi ha liquidato con una occhiata sbrigativa, ha girato i tacchi e si è chiusa il portone alle spalle, lasciandomi fuori, a due metri da lei. Con passeggino. Pupo. Borsa di Mary Poppins. E due occhi sgranati e increduli.Già.Vi lascio immaginare la lunga lista di improperi che ha partorito la mia mente. Sto ancora elaborando... E cercando validi motivi per non recapitarglieli.Se avete suggerimenti...