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Da Plus1gmt

Mi sono addormentato al cinema in vita mia solo una volta, ma ho la giustificazione signora maestra. Avevo due giorni e due notti di lavoro consecutivi alle spalle e, pur avendo trascorso il pomeriggio a letto, alla fine mi ero lasciato convincere. Il film era molto divertente, “Fratello dove sei?”, e malgrado tutta la mia buona volontà sono crollato nei primi dieci minuti per svegliarmi poi sui titoli di coda. Ammetto di aver visto il film anni dopo, e pur adorando i fratelli Coen un po’ ho capito il perché di un così scarso coinvolgimento.

E una volta sola ho lasciato la sala a metà proiezione, insomma sappiamo tutti che l’unico modo per ammortizzare la spesa del cinema è quello di andare fino in fondo anche se la storia non convince e si fa di tutto per resistere. E “La mia Africa” non mi aveva convinto per nulla, anzi per dirla tutta mi aveva fatto due maroni che non vi dico, per di più allo spettacolo del sabato sera con la sala gremita. Ho approfittato dell’intervallo per uscire a bere qualcosa, morivo di sete e probabilmente pagavo lo scotto di una pizza con le acciughe, un classico del divertimento gastronomico. Il bar era a fianco del cinema. Lì ho incontrato un paio di amici e non sono più rientrato, lasciando la mia fidanzatina dell’epoca sola con l’altra coppia con cui ci accompagnavamo, ma non ricordo se se la siano presa oppure no. Forse si, tenete conto che è passato tanto tempo.

Poi ci sono alcuni film che non ho proprio visto, sapete come si faceva una volta quando non c’erano molte opportunità per trascorrere momenti a tu per tu con la propria amata. In questa categoria rientrano titoli del tutto irrilevanti del cinema per adolescenti dei primi anni ’80, roba che “Il tempo delle mele” in confronto è Inarritu. Ecco, anche il film che ha segnato la mia generazione a tredici e quattordici anni ha la sua storia, perché ricordo che non riuscimmo ad entrare tanta coda c’era fuori, era un sabato pomeriggio, e proprio a causa della calca sfumò per sempre un’occasione di quelle che poi non capitano più, ci siamo capiti. Chissà se fossi entrato, magari la mia vita sarebbe stata tutt’altra cosa. Ho rivisto anni dopo non lei, quella dell’occasione, ma Sophie Marceau completamente nuda in “Al di là delle nuvole” e finalmente si è spezzato un incantesimo.

Poi ci sono stati gli anni del cinema da solo perché il resto mi annoiava. Le tessere del cineclub con centinaia di timbri e ogni quindici ne avevi uno gratis. Costava poco e mi permetteva di entrare in quella che era la dimensione che preferivo: sedili comodi e poco meno di due ore altrove, un posto differente ogni sera. Un periodo in cui ho visto davvero di tutto, e andavo matto per il cinema dell’estremo oriente, film come “Cyclo” che quando c’è la scena in discoteca con Creep dei Radiohead stavo per piangere, ed ero l’unico spettatore in sala allo spettacolo delle 22.30 e quindi non se ne sarebbe accorto nessuno.

Ma l’esperienza più intensa l’avevo avuta molti anni prima con “The wall”, visto in condizioni diciamo non proprio lucidissime, seduto a terra davanti alla prima fila della platea a causa del tutto esaurito. La scena di inizio, quando i ragazzi sfondano le porte dopo il ronzio della lucidatrice, il tutto a pochi metri dal grande schermo. Un’esplosione che mi ha cambiato i connotati, sono sicuro che non dimenticherò mai quella specie di colpo di frusta che ho preso.

Ora il cinema è vera evasione, nel senso che mia moglie ed io cerchiamo di scappare e lasciare nostra figlia a parenti o amici, quindi ci fiondiamo a vedere i film ma solo quelli davvero imperdibili, che negli ultimi otto anni, da quando siamo appunto genitori, si contano sulla punta delle dita. Non che siano pochi i film, è che sono poche le possibilità. Altro che evasione. Il resto, tutto il resto, lo vediamo qui, ma nemmeno alla tv. Proprio sul portatile, al buio e con le cuffie per non disturbare nessuno, al caldo delle coperte del letto. Che non è proprio la vera magia del grande schermo ma ha un suo perché, credetemi.



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