Non sono mai stato un appassionato di metropoli asiatiche: o sono troppo sporche, inquinate e affollate ( come quelle del subcontinente indiano ) oppure sono delle giungle di vetro e cemento assolutamente anonime ( tipo Kuala Lumpur o Jakarta ). Peró gli “hub” principali per i voli da e per l’Europa sono quelli, e quindi bisogna passarci prima o poi. Ci si puó passare solo qualche ora prima di partire, ma non é il mio modo di viaggiare. Se vado in una cittá voglio comunque girarmela un po’, vedere se c’é qualcosa di interessante e verificare di persona se le cazzate che girano sui blog sono appunto cazzate. Possono bastare pochi giorni in piú per cambiare il giudizio su una cittá: le prime due volte che mi fermai a Bangkok, per tre o quattro giorni, mi sembró poco interessante e non ne rimasi per nulla colpito. La terza volta mi fermai per piú di una settimana, riuscii a vedere qualcosa di diverso oltre alle solite cose e ne rimasi affascinato.
Non so bene perché ma Hong Kong mi ispirava. In teoria dovrebbe appartenere alla categoria delle giungle di cemento senz’anima, ma senza dubbio il fatto di essere stata un specie di “avamposto” occidentale nel cuore dell’Asia la rende diversa da tutte le altre metropoli del continente. In piú si trova decisamente in un bel posto, tra una penisola e piccole isole tropicali nel Mare del Sud della Cina, non è una cittá nata in mezzo al nulla perché c’era tanto spazio per costruire. Anzi, una delle caratteristiche peculiari della cittá é proprio la mancanza di spazio, soprattutto sull’isola principale, che ha costretto gli abitanti ad ingegnarsi in ogni modo e a costruire la fitta selva di grattacieli che formano la sua famosa skyline. Poi ha una storia interessante, non antica ma comunque ricca di eventi affascinanti che l’hanno plasmata fino a farla diventare la metropoli che é oggi. D’altronde una cittá nata dopo una guerra per l’oppio non puó che essere diversa da tutte le altre.
Mi é piaciuta e mi sono fermato volentieri per una settimana, sacrificando anche un po’ del mio (bassissimo) budget, visto che non é certo un posto a buon mercato. In realtá peró non é che sia poi cosí cara come viene dipinta. Siamo al livello di una Londra o una Parigi, forse anche un po’ sotto, alcune cose possono costare meno altre di piú. Ad esempio hotel e ostelli sono piú cari ad Hong Kong, possono chiederti tranquillamente 50 euro per una singola minuscola o 30 per un letto in un dormitorio. Se si vuole spendere poco l’unica possibilitá sono le Chungking o le Mirador Mansions, due complessi molto sgarrupati a Kowloon, dove gira molta gente strana ( anche se da quanto ho capito sono stati un po’ “ripuliti” in questi ultimi anni ). Peró puoi mangiare un pasto completo con un paio di euro ( a Londra non ci compri forse neanche un tramezzino ), puoi girare coi mezzi pubblici con pochi spiccioli e molte cose sono anche gratuite. Certo, se vuoi fare l’occidentale stai poco a spendere una fortuna: ho visto delle semplici pizzerie a Soho e a Causeway Bay che avevano la pizza a 15/20 euro…
Tra le cose che mi hanno colpito c’é senza dubbio l’organizzazione del trasporto pubblico: é di un’efficienza paurosa, roba che in Germania in confronto sono disorganizzati, costa poco e in pratica puoi andare ovunque in tutta Hong Kong senza il minimo sbattimento. L’unica nota negativa é che i trasporti locali sono talmente efficienti che li usano tutti, e nelle ore di punta ci sono vere e proprie fiumane di persone che si riversano nelle stazioni e alle fermate dei bus. Qui peró sono tutti educatissimi e rispettano religiosamente le code, che possono essere lunghissime ( ne ho vista una per l’autobus una mattina che era lunga un isolato ).
Central e Kowloon sono tra le zone piú densamente popolate al mondo, e alle volte camminare all’ombra dei grattacieli in queste strade affollatissime puó essere opprimente. Peró rispetto ad altre cittá simili Hong Kong ha un grande vantaggio: basta prendere un bus o una metro e dopo poche fermate sei in un’isola tropicale, alcune sono ancora quasi incontaminate. Ci sono anche delle spiagge, nulla di eccezionale, ma accettabili. C’é anche la possibilitá di fare belle escursioni sia a piedi che in bici, io ne ho fatte due, una sull’isola di Lantau ( dall’ultima fermata della metro fin al villaggio di palafitte di Tai O, forse l’unica cosa vagamente “tradizionale” che si può vedere da queste parti ) e altra a Lamma, che in questi ultimi anni é diventata una specie di comunitá di occidentali “alternativi”.
Tra le cose piú belle e ammirate della cittá c’é senza dubbio la famosa vista sui grattacieli di Central dalla punta della penisola di Kowloon, soprattutto la sera quando c’é un “sound and light” show. Inutile dire che c’é sempre tantissima gente ( pericolosissimi quelli col bastone da selfie… ) ma comunque il panorama é realmente strepitoso. In una parte del lungomare hanno anche creato una “avenue of stars”, la versione Cinese della walk of fame di Hollywood, alla fine c’é la famosa statua di Bruce Lee. Mah, direi che forse avrebbero fatto meglio a mettere dei locali e magari delle palme, l’ho trovata molto spoglia e anonima.
Anche i famosi mercati li ho trovati abbastanza deludenti, c’é qualcosa di interessante qua e lá ma su quel genere ho preferito quelli di Bangkok o di KL.
Hong Kong é unica anche per il variopinto mix di razze e culture che la contraddistinguono. Non ricordo altre cittá in Asia dove puoi trovare cosí tanta gente diversa e dove c’é una presenza cosí significativa di Occidentali “locali”. Basta farsi un giro nelle famose Chungking Mansions a Kowloon per incontrare Indiani, Africani, Sudamericani, Europei, Russi… per non parlare delle tantissime donne Filippine, o degli uomini d’affari Malesi, Giapponesi o di Singapore.
Benché abitata in gran parte da Cinesi, Hong Kong non é certo la tipica cittá Cinese. E’ molto piú simile alle metropoli occidentali, l’inglese é parlato quasi come il mandarino e lo stile di vita degli abitanti é sicuramente piú vicino al nostro che a quello Cinese. Quindi malgrado geograficamente oggi faccia parte della Cina se si visita Hong Kong non si vede la “vera” Cina, anzi secondo me é piú corretto trattare i due posti come due Paesi diversi.
E rispetto ai Cinesi che vivono al di lá del confine gli abitanti di Hong Kong godono di una discreta libertá, anzi c’é tolleranza su molte cose. Manca peró una cosa fondamentale, senza la quale tutte le altre libertá sono provvisorie e sempre in pericolo: la democrazia. Gli Inglesi prima di riconsegnare Hong Kong ai Cinesi si sono premurati di garantire all’ex-colonia una discreta autonomia, ma Pechino poi di fatto si é garantita il completo controllo politico mettendo di volta in volta uomini di fiducia nei posti chiave.
Ma qualcosa sta cambiando anche qui: come spesso accade gli studenti hanno iniziato ad essere insofferenti a questa mancanza di democrazia e lo scorso settembre sono scesi in strada a protestare. È nato cosí il famoso movimento degli ombrelli, adottato un po’ da tutto il mondo occidentale e inviso ai politici di Pechino, che sono notoriamente allergici a qualsiasi tipo di protesta, soprattutto se poi c’é il rischio che la eco arrivi anche tra gli studenti della Cina. Ho girato tra i vari presidi e scambiato qualche opinione con i ragazzi: sono molto simili ai nostri, vogliono solo un futuro migliore per la loro cittá e per tutta la gente di Hong Kong. Credo che abbiano l’appoggio di molti cittadini, anche se probabilmente pochi sono disposti ad esporsi pubblicamente. Purtroppo per loro non credo che Pechino abbia alcuna intenzione di fare concessioni, creando un pericoloso precedente. Ma la lotta prosegue, e potrebbe essere solo l’inizio di un movimento molto piú ampio. Certo, la democrazia non arriverá gratis, bisognerá pagare un prezzo. Questo almeno ci insegna la storia, che peró ci dice anche che le dittature non sono mai eterne.