
Da questo testo, nel 1959, Alain Resnais ha tratto uno dei film più belli della storia del cinema, un'opera fondamentale della Nouvelle Vague, con due attori straordinari come Emmanuelle Riva e Eiji Okada.
Personalmente, sono affezionata a questo film in maniera viscerale, perché mescola due delle grandi passioni della mia vita: il cinema e il Giappone.
Hiroshima, Mon Amour racconta una notte d'amore tra un'attrice francese venuta a girare a Hiroshima un film sulla pace (a 14 anni dalla bomba atomica) e un architetto giapponese conosciuto per caso. La scrittura della Duras, lo sapete bene, è una scrittura molto particolare. Le frasi sono brevi, ripetute, le immagini nascono da una semplice descrizione, dalla fugace apparizione di un pensiero, di una sensazione, e vengono fermate per sempre dalla reiterazione di una parola, in una sorta di trance ossessiva.



Ne ho già parlato più volte, in questo blog: per me Honoré è uno dei più interessanti registi contemporanei, e io lo considero niente-poco-di-meno che il Jacques Demy dell'era moderna (non so se ci rendiamo conto del complimento!). Ho esitato un po', poi, quando ho visto che era stato raggiunto da un amico e avevano già i loro caschi sulla testa, mi sono precipitata verso di lui: Siete Christophe Honoré? gli ho chiesto. Lui mi ha fatto un bel sorriso (ah, quanto mi piacciono gli uomini con la barba quando sorridono!): Sì, sì, sono io. Allora gli ho fatto un sacco di complimenti per i suoi film e poi gli ho chiesto se gli era piaciuto lo spettacolo (ho scoperto che più o meno la pensava come me). E poi niente, ho augurato a entrambi una buona serata, e loro sono partiti. Ogni volta che faccio queste cose mi dico che devo sembrare una pazza. Però, nonostante tutto, continuo a farle. Non è umanamente possibile, per me, incontrare un regista che apprezzo e non fargli una dichiarazione d'amore seduta stante. Non me lo perdonerei mai.
Per Honoré, avrei persino potuto usare le parole della Duras che fanno da leitmotiv a Hiroshima, Mon Amour: Tu me tues, tu me fais du bien! (Tu mi uccidi, tu mi fai del bene!).
Ma soprattutto del bene.