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Horror Street: Intervista con Mary SanGiovanni

Creato il 05 dicembre 2011 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Horror Street: Intervista con Mary SanGiovanni
Numero #13 della rubrica Horror Street, dedicata a incontri e interviste con autori horror a stelle e strisce. Questa volta l'ospite di Horror Street è Mary SanGiovanni, autrice di narrativa horror, finalista al Bram Stoker Award..
[Alessandro Manzetti] Ho letto che hai una paura irrazionale delle maschere e dei manichini, delle cose senza volto. La cosa mi ha colpito. E’ quello che si nasconde dietro l’apparenza, o dentro di noi,  a spaventarti? Oppure immagini una nuova realtà che prende forma dal nulla, da semplici materiali e oggetti? Sono queste paure che ispirano le tue storie?
[Mary SanGiovanni] Ciò che mi spaventa è che i volti sono la prima cosa umana che utilizzamo per prenderci le misure, per determinare se qualcuno è una minaccia o un compagno potenziale. Maschere e cose senza volto nascondono tutto ciò, in un certo senso. Penso che si tratti di non sapere, dell'idea che qualcosa di estraneo e ostile possa essere travestito come uno di noi. Questi mostri mascherati da persone, in cui cerchiamo di avere fiducia e che vogliamo disperatamente amare, trovano sempre spazio nella mia narrativa
[Alessandro Manzetti] Hai conseguito un master in scrittura all’Università di Seton Hill, a Pittsurgh, studiando con autori come Gary Braunbeck e Tom Monteleone. Cosa ha aggiunto questa esperienza alla tua scrittura e cosa ha invece tolto?
[Mary SanGiovanni] Il tempo speso alla Seton Hill è stato inestimabile. Oltre al supporto e all'ispirazione, abbiamo analizzato in profondità i diversi elementi che costruiscono una storia, non solo dall'esperienza e dal punto di vista del nostro genere, ma anche da altri generi. Se l'horror è un genere d'atmosfera, allora il romance può dirci molto sulle relazioni tra i personaggi, la fantascienza può insegnarci la ricerca e l'accuratezza tecnica, proprio come un suspence thriller può testimoniarci l'intreccio e una salda trama, o il fantasy che può insegnarci come si riesce a creare un mondo dal nulla. Sento che la mia scrittura è migliorata immensamente con la mia esperienza alla Seton Hill.
[Alessandro Manzetti] Il tuo primo lavoro è la raccolta di racconti Under Cover of Night (2002), dal genere horror ti muovi anche verso temi fantascientifici e fantasy. Puoi raccontarci la trama del racconto al quale sei più legata e confidarci qualcosa su quel periodo della tua vita, quando hai scritto questo libro?
[Mary SanGiovanni] Il mio racconto preferito di quella raccolta è Skincatchers, una storia tra l'horror, il noir e il mistero che si svolge nei primi anni sessanta, coinvolge un detective che indaga su una serie di brutali omicidi. Viene a scoprire che questi omicidi fanno parte di un rituale antico di secoli. Questo racconto ha rappresentato una delle mie prime vendite professionali (originariamente era stato venduto all'antologia The Best of Horrorfind II). Mi trovavo ancora nella fase sperimentale della mia carriera di scrittrice, provavo stili diversi, cercando di trovare il mio. Volevo scrivere di un tipo di religione sviluppata da entità che noi avremmo definito come mostri
Horror Street: Intervista con Mary SanGiovanni
[Alessandro Manzetti] Il tuo primo romanzo è The Hollower (2007), finalista al Bram Stoker Award. Una storia inquietante e oscura, una entità, o creatura paranormale, definita  Hollower che combatte contro un gruppo di persone che da vittime diventano cacciatori. Scavi molto nell’umanità dei personaggi, The Hollower sembra essere in fondo l’elemento scatenante senza volto delle nostre paure più profonde, quello che è già dentro di noi. Riesci a convincerci che i demoni del subconscio possono rappresentare al meglio la pura paura senza ritorno. Una paura senza confini, sempre in agguato dietro la porta. Chi è per te The Hollower? Per te la psiche umana è davvero l’inferno più sconvolgente?
[Mary SanGiovanni] Per me, Hollower è quella vocina che per la maggior parte della nostra vita ci dice di non preoccuparsi, che non siamo in grado di fare qualcosa, che non siamo abbastanza bravi, che dovremmo rinunciare. E' la nostra parte peggiore che cerca di sopraffare quanto c'è di buono dentro di noi, e onestamente, penso che sia esattamente ciò che è l'inferno - una eternità di ineludibile derisione di noi stessi. Credo che nulla possa farci più psicologicamente male di quanto noi riusciamo a ferirci da soli. Hollower è questo, in sostanza; si nutre delle nostre debolezze, delle paure e insicurezze.
[Alessandro Manzetti] C’è un posto o un evento legato alla tua infanzia che ti ha ispirato un racconto? Quali sono le fonti della tua immaginazione?
[Mary SanGiovanni] Per ragioni che solo recentemente sono riuscita a indagare in profondità, ci sono boschi nell'area più lontana del mio quartiere che, quando penso alle paure elementari, primitive, mi vengono in mente. Per quello che ha conservato la mia memoria, non mi è mai successo niente di male lì, ma tutti i luoghi della mia infanzia erano inquietanti e minacciosi, quei boschi per come apparivano non sembravano racchiudere paure, per qualche ragione. Quando sono in cerca di ispirazione, cerco stimoli visivi, perché  riesco a pensare in termini molto visivi. Rintengo che l'arte inneschi spesso le idee.
[Alessandro Manzetti] In una intervista ho letto che tra i romanzi da te preferiti, oltre classici come The Shining di Stephen King o The Haunting of Hill House di Shirley Jackson, hai risposto che forse avresti potuto aggiungere alla tua lista speciale anche The Audrey’s Door di Sarah Langan, ma che dovevi ancora finire di leggere il libro. Allora, il romanzo ti ha poi convinto del tutto? Cosa ti ha colpito della narrativa di Sarah Langan, pensi ci siano dei punti di contatto con la tua scrittura?
[Mary SanGiovanni] Penso che Sarah sia una scrittrice straordinaria, possiede un solido controllo del suo stile e una sottile musicalità che ammiro e alla quale aspiro per perfezionare la mia narrativa. Mi piace pensare di progredire verso un filone più letterario, ma credo che Sarah sia ancora difficilmente raggiungibile.
Horror Street: Intervista con Mary SanGiovanni
[Alessandro Manzetti] Il tuo secondo romanzo, Found You (2008), è il sequel di The Hollower. Cosa scopriremo di più in questo libro su questa entità malvagia, che si nutre delle nostre paure? E quante altre nuove dimensioni di noi stessi troveremo?
[Mary SanGiovanni] Questo libro presenta una tipo più forte di Hollower, e scava di più nell'origine e nelle credenze sull'Hollowers e, anche se non così tanto come accade nel terzo libro di prossima pubblicazione. Penso che questo sia un libro più scuro, più tetro rispetto al primo. Si trova una componente più intensa, disperata. L'ho scritto in un tempo incredibilmente impegnativo e stressante della mia vita, credo che sia evidente tra le righe.
[Alessandro Manzetti] Come nasce un personaggio, come inizia il processo creativo?
[Mary SanGiovanni] Inizio sempre lavorando sui personaggi, pensando a come farmi un'idea di loro, conoscerli, una condizione inizia a gocciolare nelle loro falde. Devo conoscere un personaggio nella mia testa per qualche tempo prima di scrivere. Voglio capire a cosa somiglia quel personaggio, cosa sembra, quale musica, lui o lei, ascolta, quali stranezze, lui o lei, possiede. E il racconto sembra sempre presentarsi con  un "lasciate che vi racconti di quel momento in cui sono quasi stato ucciso", o qualcosa del genere
[Alessandro Manzetti] L’ultimo tuo romanzo è Thrall (2011), una città vivente immersa in una nebbia soprannaturale, con statue arcane che vigilano come terribili guardiani. E umani che ancora una volta dovranno fare i conti con il Male, che non si estingue mai. E’ questo il tuo miglior romanzo? Quanto sei stata ispirata in questo libro dalle storie e dalle ambientazioni di Stephen King?
[Mary SanGiovanni] Si, penso che sia il mio miglior romanzo. Sicuramente il mio preferito. Direi che forse The Myst potrebbe aver rappresentato una influenza inconscia, ma in realtà, quello che trovo più piacevole e stimolante del lavoro di King è la creazione di personalli molti realistici, a volte molto imperfetti, che riescono a trovare una fonte di forza al loro interno, non importa quanto sia sepolta profondamente.
Horror Street: Intervista con Mary SanGiovanni
[Alessandro Manzetti] Recentemente hai pubblicato una novella, For Emmy (2011), in cui affronti un argomento delicato, come quello delle persone scomparse, in particolare i bambini. Come mai hai scelto questo tema?  Dove ci porterà la tua novella, a trovare o perdere qualcosa?
[Mary SanGiovanni] Mi è stato detto che For Emmy è la cosa più oscura e forse più spaventosa che abbia mai scritto, penso che la causa sia la mia profonda paura per i bambini scomparsi. Questa storia comprende statistiche reali sul numero di persone che sono risultate disperse in questo paese. Molte, davvero molte persone che non sono più state trovate, è  davvero spaventoso pensare a quanto è facile che della gente svanisca semplicemente, senza lasciare traccia. Ho scritto il libro durante un periodo molto oscuro e doloroso, e quindi penso di essere stata vittima di una paura che corrispondeva a quel livello di oscurità. Volevo scrivere una storia che raccontasse dove vanno a finire quelle persone, perché non tornano, e ciò che potrebbe essergli accaduto

Horror Street: Intervista con Mary SanGiovanni

illustrazione di copertina realizzata da Daniele Serra


[Alessandro Manzetti] Ora devo farti le due domande classiche di Horror Street. In questa rubrica cerchiamo di comprendere i nuovi scenari della letteratura horror, attraverso l’esperienza diretta degli autori. Quali sono le nuove tendenze dell’horror? Puoi segnalarci nuovi autori che stanno portando avanti progetti originali?
[Mary SanGiovanni] Le donne stanno diventando protagoniste in quest'ultimo decennio, portando con loro una prospettiva unica e sensuale dell'horror. Stiamo iniziando ad assistere a un passaggio dal viscerale al cerebrale, e persino al surreale. La letteratura horror ( i film hanno ancora  modo per recuperare il ritardo) è più saldamente miscelata con gli altri generi, soprattutto con il suspense thriller. Alcuni dei nuovi autori che stanno percorrendo l'intera gamma dei sottogeneri horror comprendono nomi come quelli di Kelli Owen, Bob Ford, e Nate Southard, ho anche sentito grandi cose su Lee Thompson e John Jacob Horner.
[Alessandro Manzetti] Lasciamo immaginare al lettore di percorrere una strada oscura e solitaria per tornare a casa, e di dover girare l’angolo. Chi (o cosa) incontrerà?
[Mary SanGiovanni] Un uomo che sembra proprio così com'è, solo privo di quelle cose che rendono un uomo umano. Un riflesso sbiadito di colore, un uomo mancino quando non lo è. Un uomo che cammina all'indietro, che si muove male e scardina la sua gola per piangere. Un dopplegänger deciso a inghiottire l'uomo per intero e assorbire la sua essenza, prendendo in consegna la sua vita e tutto ciò che ama.
grazie Mary per essere stata ospite del Posto Nero
Intervista di Alessandro ManzettiHWA Coordinator Italy

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