Magazine Cinema
che cerca di far conoscere quelle pellicole "disturbanti" poco note al pubblico. Unici due requisiti sono per l'appunto il genere e la qualità, niente boiate o affini.
Per la seconda volta in 3 puntate della rubrica mi trovo a commentare un film di quel grande regista che è Sion Sono. Peccato che scrivi di Cold Fish a 2 mesi dalla visione, il film meritava senz'altro una rece migliore.
Il bello di Sono è che anche se questo per me è soltanto il suo secondo film mi è risultato già facilissimo individuarne lo stile, il marchio, le tematiche. Vi giuro che anche se non l'avessi saputo, dopo Strange Circus avrei giurato che questo Cold Fish fosse opera dello stesso regista. Impressionante come ritornino certe tematiche.
Il proprietario di un grandissimo negozio di pesci aiuta una giovane ragazza a non essere denunciata per aver rubato in un supermercato. In cambio la vuole assumere nel suo negozio. La famiglia- composta dal padre e dalla seconda moglie odiata dalla ragazza- accetta per gratitudine. Pure il padre poi, proprietario anch'esso di un piccolo negozio di pesci, è costretto a entrare in affari con questo strano individuo. Scoprirà che il successo di questo negoziante nasconde un orrore che si fa fatica soltanto a pensare.
Sion Sono ancora una volta realizza un film talmente malato da rasentare il grottesco. Ritornano tutte le tematiche già viste in Strange Circus, la depravazione sessuale, il cinismo, il successo sociale (qui il negozio, in Circus il libro), la violenza nuda e cruda, i ricordi e gli abusi nel passato che creano mostri nel presente, le mutilazioni, la pazzia, l'assenza totale di speranza e di sentimenti positivi, l'eccesso che sfiora il cattivo gusto per il gore (e forse, pur essendo una manna per gli appassionati questo suo eccesso potrebbe essere un limite, facile colpire con il mostrare, più difficile con il nascondere).
Questo è un cinema estremo e pericoloso perchè pur presentando una violenza quasi irreale riesce comunque a non varcare mai i confini del verosimile, del possibile. Non è un caso che il film, si dice, sia ispirato a un fatto vero.
Il personaggio del negoziante è uno dei più disgustosi della storia recente del cinema, una cosa poche volte vista prima. Inizialmente colpisce la teatralità dei suoi gesti e delle sue parole, il modo in cui senza possibilità nemmeno di controbattere riesce a portare nelle sue spire chiunque voglia.Fa paura il suo eccesso in ogni cosa,e se all'inizio l'effetto può anche apparire comico più si va avanti più diventa inquietante, fastidioso. Finchè, quando scopriamo l'orrore che nasconde, quasi non riusciamo più nemmeno a considerarlo un uomo, la sua totale assenza di sentimenti, di remore, di qualsivoglia sanità mentale spaventa, ve lo giuro.
E straordinario è anche il personaggio del padre, una persona mite e buona che in pochi giorni (ottimo l'uso del tempo del film, in pochissimi giorni ogni vita sarà letteralmente sconvolta) diventa un uomo che, dopo quel che ha visto, non ha più niente che lo possa ancorare alla vita o alla realtà, una specie di Cane di Paglia, un uomo che ha la morte dentro. Sempre torbidi, come in Circus, i rapporti tra uomo e donna (a proposito, le due protagoniste sono di una bellezza unica), Sono racconta sempre psicologie malate, vite sconvolte da chissà quali traumi, sia tra i buoni che tra i cattivi. Il film ad un certo punto diventa un pò ripetitivo, la durata è eccessiva, ma l'orrore è così intenso che la voglia di arrivare alla fine per capire, per vedere che può succedere non è mai sopita. E il finale è ancora una volta cattivo come pochi, perchè cattivo è sto regista o cattiva la realtà che racconta.
Alla fine tutti soccombono, gli uomini che a costo di avere il potere sono pronti a tutti e quelli che miti e pavidi non riescono ad affrontare la vita.
Terrificante.
( voto 8 )
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