Conosciuti finora per le loro molteplici attività in seno alla scena hardcore e punk, i membri degli Horror Vacui non hanno tardato a farsi notare anche con la loro più recente avventura, o meglio la loro nuova scommessa. Il gruppo sembra infatti intenzionato a riportare le sonorità comunemente associate all’universo dark in seno alla scena punk da cui erano partite. Un compito portato avanti con i dischi, ma anche con i molti concerti come quelli che li hanno portati in giro con gli inglesi Terminal Gods. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Di recente, avete fatto alcune date con gli inglesi Terminal Gods, come sono andate e come vi siete trovati con loro?
Koppa: Credo siano andate abbastanza bene. Forse a Milano se non ci fossero stati i Death In June in contemporanea in un altro locale e una tempesta di neve, sarebbe anche potuta andar meglio. Quelle ad Ancona e a Bologna sono state molto divertenti e, credo, ben riuscite. Sia noi sia i Terminal Gods siamo gruppi nuovi e poco conosciuti, quindi l’aver portato un po’ di gente ai nostri concerti è positivo e gratificante. Sul piano umano ci siamo trovati bene. Calcola che abbiamo sempre avuto a che fare con gruppi punk (di gente che ha quindi un certo tipo di attitudine) e trovarci a “gestire” quattro ragazzi, molto giovani, che di punk non hanno molto su un piano etico, poteva essere un disastro, invece è andata bene, anche perché abbiamo scoperto che pure loro si auto-producono i dischi e si procacciano da soli i concerti, quindi una base di d.i.y. c’è; resta da vedere se la stanno intendendo solo come punto di partenza per approdare ad altri lidi oppure se ci credono veramente. I concerti sono andati molto bene e ci siamo trovati ad avere a che fare con realtà con cui non abbiamo spesso a che fare, locali, club… sui cui palchi gli inglesi si sono trovati di certo più a loro agio rispetto a noi. Ad esempio, il palco della zona Roveri di Bologna è a livello professionale, cosa nuovissima per noi e che a dir la verità non ci fa sentire molto a nostro agio, abituati come siamo a suonare in posti marci e preferibilmente sul pavimento per avere anche un contatto diretto con la gente. Tutti gli organizzatori però si sono dimostrati super disponibili e gentili, il che ha compensato il tutto. Inoltre si è creata una bella intesa tra le due band, culminata con l’ultima data in un bar inculatissimo a Cesena, con gente a caso. Partecipanti 9, ma ci siamo divertiti un casino e ubriacati alla morte Romagna style! In questa occasione la loro bassista, piuttosto che lamentarsi, ha detto che è in quel tipo di concerti che si ricorda il perché suona: divertirsi. La nostra chitarrista Marzia ha anche realizzato il suo trip dell’anno, suonare “Electric Eyes” alla batteria sostituendo per una volta la loro drum machine. Strano a pensarlo, ma per alcuni di loro era la prima volta con una batteria “vera”. In conclusione, crediamo che si siano divertiti anche loro molto in questo mini tour italiano.
Da quando esistono gli Horror Vacui e chi ne fa parte?
Koppa: ho cominciato a pensare di formare un gruppo goth/death rock e a buttar giù dei riff quando abitavo con Marzia a Londra (nel 2006), ma solo nella primavera 2010 abbiamo iniziato a far le prove. All’inizio ci chiamavamo Blackfriars Bridge (il ponte dei Frati Neri sul Tamigi sotto al quale hanno trovato impiccato Roberto Calvi del Banco Ambrosiano), poi, dopo il primo concerto, ha preso piede Horror Vacui come nome definitivo. Ora ne fanno parte: Marziona e Andrea (chitarre), Lara (basso), Enrico (batteria) e Koppa (voce). Fino a luglio, al basso, c’è stata Julia, mentre la prima chitarrista che abbiamo avuto è stata la nostra amica Elvira.
Lara: Sono al basso degli Horror Vacui da pochi mesi, eppure dopo solo qualche concerto e un tour di dieci giorni tra Francia, Spagna e Paesi Baschi, mi sembra di essere parte del gruppo da sempre!
In realtà, siamo più abituati ad associare i componenti degli Horror Vacui alla scena hardcore/crust. Come nasce questa passione per il death-rock e quali i gruppi storici cui vi sentite più legati?
Koppa: Io personalmente mi sono avvicinato a questo tipo di musica poco tempo fa (nel 2005), anche se qualche gruppo del genere l’ho sempre ascoltato. Sono appassionato di altri 1000 gruppi dei quali mi piacerebbe suonare musica simile, ma essendo troppo scarso tecnicamente, il primo genere che mi è sembrato più consono alle mie capacità è stato proprio il death/goth rock perché dal punk ha preso tantissimo. Credo che i gruppi a cui siamo più legati siano gli Screaming Dead, i Christian Death, i Bauhaus, i Lords Of The New Church, tutti gruppi che sono nati con l’esplosione punk e, in molti casi, formati da gente che aveva suonato punk rock nel ‘77 (Damned, Dead Boys, Adolescents…). Però c’è da dire che ci sentiamo anche molto legati a gruppi contemporanei quali: Belgrado (Barcellona), Lost Tribe (Richmond VA), Spectres (Vancouver), Bellicose Minds (Portland OR), Crimson Scarlet (San Francisco CA) che, cosa curiosa, arrivano anche loro tutti dalla scena crust/hardcore.
Lara: Sono sempre stata attratta dal punk e dal post-punk più malinconici e neri, dai Joy Division ai Nerorgasmo.
Marziona: Per me suonare la chitarra è stata una novità assoluta, perché anche se la suonicchiavo prima non mi ero mai impegnata seriamente in un gruppo. Parlo anche per Lara che come me è una batterista. Mi è piaciuta quindi l’idea di poter suonare un genere che ascolto tanto fin da quando ero adolescente e che tecnicamente non mi è impossibile.
Enrico: Sono arrivato ad ascoltare il death rock e in particolare i Christian Death tramite gli Adolescents. Quando avevo 15/16 anni, come credo facessero buona parte dei ragazzi della mia età, scoprivo i gruppi guardando le magliette che indossavano i componenti dei gruppi che mi piacevano oppure andando alla ricerca delle altre band in cui questi avevano suonato. Da lì mi si è aperto un universo.
Andrea: Ancora prima di scoprire il punk sono stato attratto da band post-punk e death rock, dai Joy Division ai Sisters of Mercy fino alle cose più “ambient”. Poi tutta la nuova ondata post-punk che è arrivata dal diy ha fatto in modo che riscoprissi molte band che avevo ormai accantonato per far spazio alle cose più hardcore punk. Parlo di Lost Tribe, Moral Hex, Spectres, Crimson Scarlet… fino alle cose un po’ meno punk quali Blessure Grave, Blank Dogs e Soft Kill, per citarne alcuni.
Quali altri progetti portano avanti i membri degli Horror Vacui in questo periodo? Dobbiamo considerarvi una sorta di side project oppure una vera e propria band?
Koppa: Gli Horror Vacui sono una vera e propria band. Nella mia vita non esistono side projects! Il punk più politicizzato ci ha insegnato che si può suonare in più gruppi contemporaneamente e portare avanti attività parallele che possono spaziare dalla politica alla fotografia all’arte in generale senza dover mettere nulla in secondo piano. Altri gruppi in cui io suono sono i Kontatto (d-beat) e i Campus Sterminii (stench core).
Lara: Tutti noi abbiamo altri progetti musicali (e non solo musicali). Personalmente definisco ogni gruppo in cui suono il mio primo gruppo, perché tutti hanno un significato speciale ed una rilevanza importante nella mia vita. Negli Horror Vacui mi sono trovata a riprendere in mano le quattro corde, ma suono la batteria negli IntoTheBaobab (punk) , nei Gandhi Kamikaze (peace punk) e in un nuovo progetto che condivido con Andrea, chitarrista degli Horror Vacui, i Demoniac Stones.
Marziona: Anch’io condivido molti altri gruppi con Koppa (Kontatto e Campus Sterminii), ma ne ho anche un altro chiamato Axis Of Desolation (stench core) con altri ragazzi che suonano nei Cancer Spreading e nei Black Temple Below. Non penso di aver mai avuto side projects, perché tutti i gruppi in egual misura mi portano via un sacco di tempo ed energie. Ho molti gruppi perché mi piace suonare molti generi diversi tra loro, quindi sono speciali ai miei occhi. Da due settimane abbiamo formato un gruppo rock stile ’70 chiamato Ancient Cult con alcuni ragazzi dei Bland Vargar e della label Iconoclast Records. Mi diletto anche nella mia one woman band, che però è ancora in fase embrionale con solo quattro pezzi.
Andrea: Insieme a Lara suono anche nei Demoniac Stones dove suoniamo un punk molto oscuro, molto legato agli anni ’80
Enrico: Suono la batteria anche nei Sumo, che fanno punk/hc molto influenzato dalle sonorità della Revolution Summer di Washington e nei Cosa Nostra, assieme ad altri vecchi punk, che fanno cover di gruppi hc italiani degli anni ‘80.
Quali realtà/band sentite più vicine a voi? Vi va di darci qualche consiglio per gli ascolti?
Di sicuro gruppi a noi affini non solo per le influenze musicali ma anche per l’essenza punk che li contraddistingue e cioè Belgrado (Barcellona), Lost Tribe (Richmond VA), Spectres (Vancouver), Bellicose Minds (Portland OR), Crimson Scarlet (San Francisco CA), Moral Hex (Portland OR), Funeral Parade (Portland OR), Estranged (Portland OR), Anasazi (New York NY), Tanzkommando Untergang (Berlino), Dystopian Society (Firenze). Vi consigliamo di ascoltare il gruppo con il quale abbiamo appena condiviso un tour, i Sect. Gruppo di Barcellona composto da tre ragazze e un solo ragazzo alla chitarra, nuovo e davvero interessante.
Una delle caratteristiche principali degli Horror Vacui è la capacità di rileggere l’originale matrice death-rock alla luce di una forte venatura punk/hc, un aspetto che si riflette anche ad alcuni dei vostri testi, decisamente distanti dal classico immaginario horror. Mi sbaglio?
Non sbagli. Noi veniamo dalla scena punk e siamo punx. Suoniamo un altro genere, ma questo non cambia il nostro essere. Proprio per questo motivo, parlare nei nostri testi solo di vampiri e scheletri che danzano non fa per noi. Scriviamo (in maniera diretta o metaforica) di questioni politiche che ci stanno a cuore. Per noi la musica senza la politica non ha senso. La caratteristica più evidente del punk è senza dubbio il suo forte potere comunicativo, basato sulla denuncia delle contraddizioni, delle sofferenze e delle ingiustizie del nostro tempo. Quali argomenti possono essere considerarti più neri, di quelli che tristemente accadono davvero nel mondo che viviamo? Abbiamo anche trattato argomenti dalla matrice più “psicologica”, come ad esempio la malattia mentale, la psichiatria, la follia. Non lo abbiamo fatto perché evoca immaginari ad effetto, ma perché alcuni di noi ne hanno avuto diretta esperienza, soprattutto in contesti lavorativi molto complessi che però ci hanno permesso di vedere questi fenomeni con occhi diversi.
Una curiosità personale, che tipo di pubblico viene ai vostri concerti e che reazioni avete ottenuto?
Diciamo che per il momento, essendo ancora un gruppo abbastanza giovane, non abbiamo ancora all’attivo moltissimi concerti. Nei posti occupati vengono soprattutto punx, ma anche qualche darkettone si fa vedere (con un rapporto 1 su 10) e notiamo con gioia che alcuni dark, soprattutto dopo l’inizio dell’era di concerti della Legion of the Dead (serate con gruppi affini al genere dark a cadenza trimestrale e organizzati all’Atlantide squat di Bologna) iniziano a girare anche in nuovi circuiti; nei club o bar, la tendenza è l’inverso (1 punk ogni 10 dark) ma qui notiamo invece che i punk se ne tengono a debita distanza, eccezione fatta per certi concerti che possono interessare. Cause, prezzi alti e frequentazioni allargate. Siamo appena tornati da uno splendido tour in Francia e Spagna in compagnia dei nostri amici Sect (di Barcellona) e anche lì la tendenza era la stessa, un 10% di dark e 90% di punx, visto che abbiamo suonato principalmente in venues punk come squat, posti autogestiti, club rock. Le reazioni sono state più o meno le stesse. I punx (soprattutto quelli che conosco personalmente) erano un po’ sbigottiti/disorientati all’inizio, perché non erano abituati a vederci/sentirci suonare questo tipo di musica che è veramente lontana dalle sonorità a cui li abbiamo abituati con i vari Kontatto, Campus Sterminii, Giuda, Noia, Headed Nowhere, Intothebaobab e compagnia. I dark invece erano anche loro sorpresi per il fatto che un gruppo che suona roba più tranquilla come il goth o il death rock riesca a fare un casino tale sul palco e ad esprimere tanta rabbia ed energia nonostante la melodia che fa da sfondo. Diciamo che nessuno dei due pubblici è rimasto particolarmente disappointed dalla nostra musica, anzi, abbiamo raccolto molti consensi anche da gente che proviene da scene totalmente diverse tipo quella death metal.
Il nostro pubblico è quindi piacevolmente vario e cambia molto anche a secondo dei posti in cui suoniamo (che siano squat o locali, ad esempio).
Molti i punk che conoscono le sonorità degli altri nostri gruppi e vengono a sbirciare questa nostra nuova veste, per così dire, più dark; molti ragazzi che invece appartengono a un circuito decisamente più goth. La soddisfazione sta sia nel ricevere apprezzamenti da quest’ultimi, poiché ci dona il pensiero di essere riusciti nella nostra scelta di intraprendere un percorso musicale differente dal genere che noi cinque abbiamo sempre suonato, sia nel vedere molti punk coinvolti da un sound del quale non è data per scontata un’abitudine o una preferenza.
In genere, oggi, dal di fuori si è abituati a pensare alla scena dark/goth come maggiormente legata alle commistioni electro/ebm o metal che non all’originario death-rock, che mi dite a proposito?
Koppa: Non ti so dire molto a riguardo. Uno dei motivi che mi ha sempre tenuto lontano dalla scena goth è stato proprio il fatto che alle serate sentivo una canzone che mi piaceva ogni quindici che mi facevano vomitare. Però ho conosciuto realtà che organizzano serate divertenti in cui la musica mi piace molto e l’ambiente è piacevole perché non solo ed esclusivamente basato sull’immagine.
Lara: Personalmente non amo molto la musica ebm. È un genere che per contenuti e sonorità non riesce ad emozionarmi.
Marziona: Io mi sono fatta molte serate allo Slimelight di Londra ballando ebm dalla sera fino a chiusura, ma credo solo per il fatto che amando ogni tipo di percussione mi piacciono un sacco i pezzi ritmati che pompano nelle casse. Devo però dire che non mi ascolterei mai un solo pezzo ebm né in macchina né in casa. Poi hanno dei testi che fanno cagare e se non parlano di droga parlano di figa, quindi… Sono assolutamente per il goth anni ’80, non mi piacciono molto i gruppi troppo ricercati e apprezzo quel suono grezzo e primordiale che unisce il dark al punk. Non sono una grande fan della scena dark tradizionale, troppe facce ordinarie rese straordinarie solo dall’abito e dal giorno settimanale, vacche da competizione, uomini frustrati e frustati e spesso e volentieri (oltre a un prezzo assurdo per entrare e cocktail che valgono la mia tredicesima) anche musica di merda.
Andrea: Non credo esista una vera e propria “scena” dark/goth, per il semplice fatto che c’è una completa assenza di contenuti ed è tutto basato sull’estetica e la superficialità. Il mio interessamento a essa è basato solo sul fattore musicale, appunto, perché non c’è altro.
L’album esce per Avant! in coproduzione con la Legion Of The Dead: un altro dei tuoi mille progetti?
Koppa: Esatto. La collaborazione con Avant! è stata molto semplice: Andrea (il boss della label) ha sentito il nostro demo, gli è piaciuto e mi ha chiesto se volevamo far uscire il disco per la sua etichetta. A noi andava bene, poi, per questioni “tecniche” abbiamo allargato il raggio d’azione di Agipunk creando ad hoc la sublabel Legion Of The Dead, che si occupa appunto di death rock… Non so se Legion Of The Dead farà uscire molti altri dischi o si fermerà alle produzioni degli Horror Vacui, ma di sicuro non avrà la frequenza di uscite che ha Agipunk.
Last famous words o, magari, qualche anticipazione sulle prossime mosse…
Koppa: No future, nel senso che non abbiamo molto in programma. Anzi, ce l’avremmo anche, ma ognuno di noi ha vari impegni e non si può far conciliare tutto. Per il momento, oltre a qualche data già fissata, abbiamo in mente di fare un giretto in Europa e poi di andarcene in America entro un anno. Stiamo scrivendo pezzi nuovi (perché ci siamo già stufati di suonare sempre le solite canzoni) e quindi penso che entro la fine dell’anno potremmo azzardare la registrazione di quello che sarà il nostro secondo album. Ti ringrazio di cuore per l’intervista e le belle parole che hai scritto sulla recensione del concerto di Ancona. Un abbraccione a tutta la family. Cià.
Lara: Io non vedo l’ora di lavorare a dei nuovi pezzi! Come avrai capito non ci mancano creatività e voglia di suonare, quindi non mancheremo di sfruttare a pieno energie e possibilità!
Grazie per l’attenzione che ci hai dedicato in questa intervista. Cià.
Marziona: Io ti ringrazio per aver portato moglie e figlia al nostro concerto ad Ancona, mi ha fatto molto piacere vedere come il concetto di famiglia possa essere qualcosa di piacevole e amichevole, di creativo, sereno e spontaneo, ben lontano dall’incubo religioso che ci viene da sempre propinato. Grazie anche per lo spazio e l’interesse che ci hai dedicato e anche per tutta l’energia che metti nel tuo sito, nelle tue recensioni e nel tuo promuovere continuamente gruppi nuovi supportando la scena attuale. Cià.
Andrea: Abbiamo una tonnellata di nuovi riff e un sacco di idee per il secondo lp, quindi speriamo di riuscire a dedicare più tempo possibile alla lavorazione dei nuovi brani. The New Noise spacca! Cià.
Enrico: Piuttosto in bocca al lupo a te per il nuovo sito. Cià.
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