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Horror Writers Association Italy – Intervista ad Alessandro Manzetti

Creato il 03 febbraio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Horror Writers Association Italy – Intervista ad Alessandro ManzettiAlessandro Manzetti è uno scrittore e redattore web freelance, nonché curatore, come già anticipato nell’articolo di ieri della filiale italiana della rinomata Horror Writers Association.

Abbiamo recentemente fatto una chiaccherata con lui a proposito di questo nuovo progetto, discutendone il funzionamento e le prospettive future, ma abbiamo anche parlato di autopubblicazione e, approfittando di avere tra le grinfie un insider mondo editoriale, abbiamo fatto due chiacchere anche a proposito dello stato dell’editoria italiana, in particolare di quella di genere.

Siete curiosi di sapere che cosa è venuto fuori e di conoscere meglio il progetto della Horror Writers association? Allora, rigorosamente dopo il salto, trovate il testo completo dell’intervista.

Innanzitutto da cosa è nata l’idea di “portare” la Horror Writers Association in Italia?
Associandomi alla Horror Writers Association ho scoperto una organizzazione aperta a tutti i progetti e idee in grado di poter offrire un contributo al movimento horror internazionale. Non si trattava affatto di una associazione elitaria o chiusa su un mercato specifico, come quello statunitense, ho riscontrato grande interesse per la narrativa horror italiana, purtroppo poco conosciuta, per cui ho iniziato a costruire diverse relazioni e a scambiare riflessioni con diversi membri dell’HWA, che mi hanno portato alla proposta di nuovi progetti, concretizzati nella mia nomina a Coordinatore Italia, a tenere una rubrica fissa dedicata alla narrativa horror italiana sulla newsletter internazionale, alla ideazione e realizzazione di un notiziario per il mercato italiano, all’ingresso dei primi membri italiani nell’associazione e dunque alla nascita vera e propria di HWA Italy.

Quali sono gli obiettivi della Horror Writers Association Italy?
HWA Italy ha l’obiettivo di creare un “ponte”, una collaborazione tra scrittori e operatori del settore horror tra Italia e resto del mondo, con particolare attenzione ai mercati più importanti per il genere, come gli Stati Uniti e l’Inghilterra. Questo potrà portare alla creazione di tante opportunità per tutti, specie per gli autori horror italiani che a causa della mancanza di relazioni e riferimenti, dei problemi di lingua e dei costi elevati di traduzione vivono, purtroppo, in un mercato editoriale troppo piccolo e isolato. Oltre questo, HWA Italy vuole valorizzare e comunicare l’horror italiano attraverso nuovi media, come il sito della HWA Italy, creato recentemente, che renderà presto disponibili molti servizi, il blog ufficiale Il Posto Nero, già molto attivo nella divulgazione e nel coinvolgimento degli autori di genere, italiani e internazionali, su progetti collaborativi e pubblicazioni elettroniche free, ma sono attualmente in progetto anche attività e incontri organizzati sul territorio.

L’Horror Writers Association Italy si rivolge principalmente agli scrittori o agli addetti ai lavori (perché, sì sa, in Italia gli scrittori non mancano, mentre il mercato è un pochino più malmesso)?
HWA Italy guarda agli operatori del settore ma anche agli appassionati, con lo stesso approccio della Horror Writers Association. Per i lettori e appassionati è studiata una forma di associazione specifica, definita Supporting Member, che consente di poter fruire di molte fonti di informazione diretta, di supporto a studi, ricerche e approfondimenti, di tante opportunità di lettura di titoli elettronici, di poter partecipare a meeting e incontri, conoscere di persona le grandi firme horror internazionali, poter dialogare direttamente con autori e editori, attraverso la tecnologia attuale che attraverso il web consente di azzerare le distanze e le difficoltà di comunicazione. Chiaramente per gli operatori del settore, quindi scrittori, editors, traduttori, case editrici, giornalisti, illustratori, agenti letterari, i servizi e i vantaggi offerti dalla HWA sono diversi, mirati a sviluppare le proprie attività su nuovi mercati, ed essere supportati nei vari processi necessari.

Una delle mission dichiarate della HWA-I è fornire gli strumenti agli autori horror italiani per aprirsi ad altri mercati. E per quanto riguarda il mercato italiano?
La HWA è una associazione con spirito internazionale, non fa discorsi diversi per singoli mercati, non conosce confini nell’ambito delle proprie attività, per cui è difficile proporre argomenti e filosofie legati a un mercato in particolare. Approfitto di questa occasione per chiarire un equivoco che spesso emerge quando si parla della Horror Writers Association, ossia non si tratta di una associazione di scrittori “americana”, nella quale membri di altri paesi sono semplici e graditi ospiti, ma è una associazione internazionale a tutti gli effetti, a differenza di altre organizzazioni di scrittori legate esclusivamente a un paese o mercato. Tornando alla tua domanda, se prima ti ho parlato della creazione di un “ponte”, è ovvio che per funzionare debba rappresentare una collaborazione e uno scambio “bidirezionale”, la mission di HWA Italy, in proposito, è quella di supportare e valorizzare le attività della HWA in genere, di tutti i membri, e poi di dedicarsi, come tutte le altre filiali della HWA, a creare dei presupposti per contribuire alla crescita del movimento horror nel proprio paese, tramite varie attività di interazione e divulgazione, con l’obiettivo di avvicinare nuovi lettori al genere, che va comunicato in modo diverso rispetto a quanto è stato fatto finora nel nostro paese, di fatto svalutato e confinato in una nicchia di mercato. Le potenzialità della narrativa horror, lo dimostrano altri paesi, sono diverse e il genere merita una diversa attenzione e ben altre opportunità di relazionarsi con gli appassionati, con i potenziali lettori, e con il pubblico giovane.

Ovviamente il ponte tra Italia e USA funzionerà in entrambe le direzioni, per cui è lecito supporre che la Horror Writers Association Italy serva anche a “introdurre” autori anglosassoni sul mercato italiano (penso anche a leggende ignorate del calibro di Ramsey campbell e Peter Straub). Insomma, anche se l’HWA non si occupa di pubblicazione, dobbiamo aspettarci qualcosa di simile a quello che ha fatto Edizioni XII con Brian Keene,tra l’altro vincitore del Bram Stoker Award?
La filosofia della HWA è diversa rispetto a un discorso legato a termini come “introduzione” o “pubblicazione”, che sono accostabili più a un concetto e filosofia di business, quindi non associativa. HWA Italy opererà senza fini di lucro e supporterà, in termini di comunicazione e marketing, qualsiasi progetto editoriale sviluppato dai membri italiani dell’associazione, in primis, e poi anche tutte le attività e iniziative di altri autori e editori italiani che possano portare benefici al movimento horror nel nostro paese. Saranno creati e facilitati alcuni presupposti per autori, editori, traduttori, illustratori, come creare relazioni e contatti diretti, ma HWA Italy non pubblicherà propri titoli, non intende porsi come concorrente agli editori ma come supporto. Faranno naturalmente eccezione pubblicazioni elettroniche gratuite, in ebook e su emagazines, che avranno l’obiettivo di divulgare il genere e gli autori, una semplice opportunità per farsi conoscere dai lettori. Per sintetizzare, HWA Italy divulgherà le attività dei propri associati e sarà disposizione degli operatori del settore (del nostro paese e esteri) per supportarne nuovi progetti, tramite consulenze e attività del tutto gratuite. Quindi è probabile che HWA Italy agevolerà indirettamente, attraverso il supporto offerto a autori e editori, progetti editoriali italiani all’estero come l’introduzione di autori anglosassoni in Italia. Proprio perché la mission della HWA non fa distinzioni tra mercati, ma solo tra associati e opera nel loro specifico interesse. I titoli pubblicati direttamente dalla HWA all’estero, una piccola produzione, rappresentano un modo di sostenere le spese dell’associazione, ma non sono progetti prioritari o da sviluppare, sono attività collaterali, che non avranno a che vedere più di tanto con il nostro paese, tantomeno attraverso traduzioni italiane e progetti specifici portati avanti da HWA Italy.

Lo scrittore opportunista che è in me non può fare a meno di domandarsi se l’HWA Italy con il network che le è dietro significherà un aumento delle probabilità di vedere il proprio romanzo pubblicato all’estero, e magari preso in considerazione per il Bram Stoker Award. Sono solo voli pindarici?

Assolutamente no, è una possibilità più che concreta. Come ti dicevo prima l’associazione alla HWA consente di poter costruire relazioni e prendere contatti con altri mercati, e le possibilità sono molte per un autore per iniziare a pubblicare all’estero, iniziando dalla narrativa breve su antologie e magazines per farsi conoscere, senza dover necessariamente investire su importanti traduzioni e revisioni, come quelle necessarie per un romanzo, senza avere già un canale aperto e una concreta opportunità di pubblicazione. Lo scoglio è sempre quello della lingua, stiamo lavorando proprio su questo punto, per riservare ai membri italiani della HWA la possibilità di poter ottenere servizi di traduzione e revisione dei propri lavori a condizioni particolarmente vantaggiose. Tutto comunque sta poi alle reali capacità dello scrittore, sempre tenendo presente, per rispondere alla tua domanda, che per sottoporre un’opera al Bram Stoker Award, oltre al fatto che l’autore deve essere associato alla HWA, l’unico requisito indispensabile è che si tratti di un lavoro in lingua inglese. Poi starà agli altri membri dell’associazione, e alla varie giurie di categoria, votare in base alla qualità del materiale proposto per il premio. Quindi si, certo, è semplice proporre il proprio lavoro al Bran Stoker Award, anzi spero presto di poter vedere un’opera di un autore italiano tra le nominations del premio. Sarebbe un primo gran bel risultato.

Com’è visto il mondo dell’horror italiano all’estero?
Devo darti buone e cattive notizie. Inizio dalle cattive: gli autori horror italiani sono pressoché sconosciuti, e eccetto rarissime eccezioni, nessuno viene tradotto e pubblicato all’estero. Molti nomi importanti, da noi diffusi e apprezzati da anni, all’estero non sono conosciuti neanche di nome. Torniamo al problema delle traduzioni, che va affrontato e risolto, altrimenti non ne usciamo fuori. Non è possibile che siano solo Umberto Eco o Camilleri, oltretutto fuori dal genere specifico, i rappresentanti dell’horror o dark fantasy italiano. Lentamente le cose stanno cambiando, grazie anche ai grandi sforzi dell’HWA Italy nel far conoscere gli autori italiani di genere nei mercati internazionali più importanti. Personalmente cerco di offrire un contributo con la mia rubrica The Italian Horror Machine, che viene pubblicata in inglese nella newsletter internazionale della HWA, che oltre ai membri del’associazione viene trasmessa anche a editors e case editrici di vari mercati e paesi. Rispetto a qualche mese fa, quando c’era il buio assoluto sulla nostra narrativa di genere, che neanche il peggior pessimismo poteva far sospettare, oggi almeno sono conosciuti i nomi di molti nostri autori, e le caratteristiche del nostro horror, legato al territorio e alle storie e leggende della nostra terra, cosa che rappresenta davvero una grande potenzialità e ricchezza. Quello che manca, in realtà, è proprio l’ultimo passo, far leggere le opere dei nostri autori, quindi pubblicarle in inglese. HWA Italy è molto attenta a sviluppare questa urgente necessità. Ti parlavo anche di buone notizie, mi spiego subito: mi ha stupito riscontrare, già dai primi scambi e relazioni con operatori del settore internazionali, in gran parte statunitensi, un grande interesse e curiosità verso la narrativa horror italiana. Una rubrica pubblicata all’estero, in inglese, che parlasse della narrativa horror italiana (The Italian Horror Machine) non è stata una mia idea ma una proposta di diversi membri della HWA che mi hanno chiesto questo tipo di contributo. E sono felice orgoglioso di continuare a poter scrivere di horror italiano all’estero. Mi sembra un bel segnale, ora sta a noi.

L’horror made in Italy, di per sé un settore già di nicchia, è negli ultimi anni sempre più confuso con il Paranormal Romance indirizzato a un pubblico di giovani adulti. La ricetta per “uscire dalla crisi” passa anche attraverso l’approdo in Italia della Horror Writers Association?
Siamo più affezionati noi alle “etichette” che non i mercati esteri, che non si fanno poi così tanti problemi, che non sono abituati per mentalità a definire confini troppo stretti, in narrativa. Quello che definisci Paranormal Romance, che a tutti noi fa venire subito in mente Twilight o altre serie cloni, fa parte delle mode, come le saghe zombies che oggi hanno una grande risposta del mercato, infatti anche in Italia ci sono stati diversi tentativi di cavalcare l’onda. Come tutte le mode il successo attuale di questi sottogeneri o generi deformanti continueranno a esistere e a modificarsi nel tempo, a seconda della filosofia editoriale dei vari media interessati alla grande audience, a stringere il business finchè è caldo. Il cinema è uno dei media più attenti a questi flussi e riflussi di interesse, pronto a modificarsi e rivedere integralmente le proprie scelte in funzione delle opportunità. Non credo però che il successo di alcuni sottogeneri possa confondere più di tanto il lettore, che saprà riconoscere in un libro, o in un film, il tipo di progetto, saprà che esistono e che può scegliere approcci e filosofie diverse. Se non lo sa o non lo sospetta, e dunque io sono troppo ottimista sul lettore, non sarà comunque colpa del successo di una serie o di un sottogenere attualmente di moda, quanto della mancanza di idonea comunicazione. Se definiamo tutto ciò come “crisi” nella narrativa di genere, temo che saremmo sempre in crisi. Ma una cosa è certa: dobbiamo chiarirci le idee sul mercato dei giovani lettori, definito young adult, che può riservare delle interessanti opportunità per approcciarlo, coinvolgerlo e guidarlo verso un percorso di crescita. Questo è mancato, e in assenza di serie proposte è stato facile rivolgersi a ciò che era disponibile, massicciamente, sul mercato. HWA Italy tenterà di portare il suo piccolo contributo cercando di valorizzare il genere horror e dark fantasy di qualità, divulgarlo, renderlo davvero una delle scelte disponibili e fruibili per il lettore. La comunicazione deve arrivare più lontano, deve essere più mirata, riconoscere i targets, adeguarsi e integrarsi alle nuove tecnologie.

Sempre più scrittori, oggi, ricorrono all’autopubblicazione. Come si inserisce questo fenomeno nel contesto dell’associazione? È possibile chiedere l’affiliazione alla HWA se non si ha alle spalle un contratto editoriale?
All’interno della HWA l’autopubblicazione non è certo stigmatizzata, anzi all’estero ha un valore diverso e più importante, ma non è compresa tra i requisiti per associarsi. Ma questo non è certo un ostacolo, le tipologie di associazione alla HWA sono molte e diverse e sono davvero aperte a tutti: agli appassionati, ai quali non viene chiesto nessun requisito (Supporting Members), ai giornalisti, editors, traduttori, agenti letterari, ai quali viene richiesta una semplice documentazione sulla attività svolta nel genere (Associate Members), per arrivare agli scrittori, che sono assimilabili a due diverse tipologie di associazione (Affiliate e Active Members), a seconda dei requisiti minimi richiesti, ossia opere pubblicate e compensi minimi ricevuti (anche in questo caso si tratta di requisiti davvero minimi in molti casi). Si può diventare membri della HWA anche senza alcun requisito, basta anche la propria passione e entusiasmo di far parte della community horror internazionale più antica e importante. Approfitto per segnalare un’ulteriore servizio della HWA Italy per le nuove richieste di associazione preveniente dal nostro paese: anche se la procedura di associazione è gestita elettronicamente tramite un form online sul sito della HWA (http://www.horror.org) io mi occupo personalmente delle nuove associazioni dei membri italiani, supportandoli in pieno per scegliere l’associazione più adatta, in funzione dei requisiti e delle esigenze personali, e seguo ogni pratica all’interno occupandomi della documentazione di eventuali requisiti, così da evitare qualsiasi problema o equivoco. Per chi fosse interessato ad associarsi, può contattarmi, sono a disposizione per guidarlo e supportarlo ([email protected])

Siamo molto interessati alle future iniziative ufficiali targate Horror Writers Association Italy. Possiamo avere qualche anteprima o è troppo presto? E, nel caso, come è possibile restare aggiornati con le iniziative dell’associazione?
anche se la creazione di HWA Italy è recente, diverse attività ufficiali sono già state organizzate, in termini di strumenti e supporto; tra queste l’implementazione del sito web ufficiale di HWA Italy (http://www.hwa-italy.org) che presto accoglierà nuovi servizi e funzionalità, il blog ufficiale (http://postonero.blogspot.com) che pubblica il notiziario mensile ufficiale di HWA Italy, The Raven News From Hell (l’ultimo numero pubblicato: http://postonero.blogspot.com/2011/11/hwa-italy-raven-news-from-hell-4.html) il web magazine Maman Brigitte (http://www.mamanbrigitte.it) che sul prossimo numero riserverà sezione dedicata alla HWA Italy, la newsletter di HWA Italy, attivata da pochi giorni, riservata alle informazioni di servizio ai membri italiani. Insomma, molte cose sono già state implementate, ora l’obiettivo importante è quello di organizzare un primo meeting in Italia di HWA Italy, che dovrà raccogliere tutti i membri italiani, estendendo l’invito a giornalisti, autori e editori, con l’obiettivo di fare un punto della situazione dell’horror in Italia, per proporre e portare avanti iniziative comuni, pratiche e concrete, attraverso la Horror Writers Association. Per i tempi, siamo ancora agli inizi come struttura italiana, la HWA per organizzare eventi e incontri anche nel nostro paese, e conseguentemente investire in termini economici e di risorse, dovrà contare su un numero sempre più importante di membri italiani, per cui estendo l’invito a tutti gli appassionati e operatori del settore ad associarsi alla HWA, e poterci aiutare a concretizzare tante belle opportunità.

Negli USA la Horror Writers Association è famosa anche per la pubblicazione delle sue antologie impreziosite dai nomi di spicco degli autori. Da fan dell’horror, posso aspettarmi qualcosa del genere anche in italiano?

Come avevo già risposto in precedenza, quella della pubblicazione di titoli HWA in Italia non è nei progetti e nelle strategie, se non per opere elettroniche collaborative gratuite mirate alla semplice divulgazione, o per opere di beneficenza. Per progetti di business editoriale HWA Italy è a completa disposizione di editors e case editrici per supportare e comunicare progetti di pubblicazione delle opere dei propri membri, italiani e esteri. Si tratta dunque di supporto e coinvolgimento indiretto, per quello che riguarda le pubblicazioni.

Visto che ho l’opportunità di parlare con un addetto ai lavori, azzardo un paio di domande sul tema del mercato editoriale dell’horror italiano in generale. Innanzitutto, l’horror è molto amato nello Stivale, eppure è soffocato da altri generi, in più sono poche le grandi case editrici che lo pubblicano. Perché?
Le cause sono molte, i problemi del mercato editoriale italiano sono in parte comuni a quelle di altri paesi; entrando nello specifico del genere horror, ci si è affidati finora alla pubblicazione di alcune opere di grandi autori stranieri, senza una vera e propria programmazione e senza tenere conto degli autori italiani, relegati a un ruolo secondario quando invece avrebbe potuto essere uno dei motori più vivaci per una più spontanea divulgazione del movimento horror e per la partecipazione diretta dei protagonisti, non solo delle fotografie nelle biografie. Uno dei problemi più importanti secondo me è proprio la divulgazione, la comunicazione dell’horror, che a parte i grandissimi nomi come King o Lansdale (che possono essere definiti come rappresentanti di una narrativa mainstream e non horror) è stato comunicato come genere di serie B. L’horror in Italia, nella narrativa, non è mai stato valorizzato, farlo ora significa impegnare molto tempo e risorse. Le grandi case editrici preferiscono darsi obiettivi più immediati, per cui non prendono in considerazione opere horror, su cui dovrebbero attuare una diverso modello comunicativo e rischiare nell’immediato di vendere meno e dover investire di più. Il lavoro qualitativo è stato finora demandato a piccole e medie case editrici, in particolare Gargoyle Books che oggi è in evoluzione e sta provando a confrontarsi con diversi scenari e filosofie editoriali, e tante altre realtà che si danno davvero da fare, con professionalità e competenza. Ma manca la forza per una vera e propria programmazione, oltre il singolo tentativo che può risultare inutile o superfluo, almeno in un progetto di largo respiro o con ambizioni importanti. Quello che ho notato, e può rappresentare un freno al movimento horror italiano, è la difficoltà di fare fronte comune tra scrittori e operatori del settore, credo che guardare alla Horror Writers Association sia una ottima occasione per comprendere quanto sia importante la sinergia di tutte le forze per farsi spazio in un mercato come quello editoriale, che è difficile affrontare, se si vuole fare sul serio, specie in questo momento di crisi generale. Forse la HWA, che è da tempo rodata, ben funzionante, dotata di una potente macchina organizzativa e comunicativa, pronta ad accogliere le esigenze e le potenzialità della narrativa di genere del nostro paese, può essere davvero una soluzione a tante lacune che osserviamo quotidianamente, invece di partire da zero.

Il 2011 è stato un anno difficile per gli editori del fantastico, con, ad esempio, Asengard che ha rischiato seriamente di chiudere, Gargoyle che ha subito un profondo restyling che, secondo alcuni, ha finito per snaturarla, inoltre l’unica serie Dark Fantasy scritta da un italiano, pubblicata da un grande editore ed esportata all’estero (Wunderkind di GL D’Andrea) è stata relegata a una pubblicazione in formato digitale. Come si potrebbe commentare la situazione “vista dall’interno” e quali sono le prospettive per il 2012?
Tutti i mercati editoriali, non solo il nostro, stanno ancora cercando di valutare le reali prospettive e potenzialità dell’editoria digitale, connessa alle tecnologie e filosofie di condivisione oggi disponibili,alla trasformazione del modello stesso del proprio business. L’editoria digitale, specie nel nostro paese, è stata finora sottovalutata o volutamente frenata da costi troppo alti. Insomma, a mio avviso il 2012 sarà in generale un anno di passaggio in attesa della definizione di un muovo modello di produzione e commercializzazione editoriale, un “algoritmo” adatto ai nuovi scenari dell’editoria digitale, che sta ancora confondendo molti grandi attori. Per l’Italia, temo che ci troveremo in ritardo rispetto agli altri paesi, specie gli Stati Uniti che stanno iniziando a prepararsi alle nuove opportunità. Per il nostro mercato le prospettive per il 2012, credo saranno molto difficili, non so quanti saranno in grado, o avranno la lungimiranza, di prepararsi alle opportunità, a un nuovo impulso che inizierà a materializzarsi a metà del 2013, che sarà strettamente legato all’editoria digitale. Quest’anno credo (e temo) che molti editori, dovendo rincorrere le necessità, seguiranno progetti a breve termine e investiranno ancora su vecchi modelli o filosofie ibride, aspettando che i grandi attori si muovano per primi sulle innovazioni, in termini di produzione e commercializzazione. Chi farà questa scelta secondo me non riuscirà a cogliere le nuove opportunità, senza prepararsi per tempo. Mancano del tutto nuove professionalità indispensabili, da dedicare al web marketing editoriale, tuttora da formare. Realisticamente parlando temo una dura selezione dell’editoria in Italia che vedrà i propri risultati all’inizio del 2013, in sfavore proprio degli editori qualitativi che non riusciranno quest’anno, o non potranno, a creare i presupposti, a mettere a punto per tempo un muovo modello operativo, perdendo probabilmente il grande treno dell’editoria digitale, che inizierà a mostrarsi. Questa è una mia personale opinione ovviamente, ma sicuramente è assurdo parlare di scenari nel nostro settore senza tenere in giusto conto, le radicali trasformazioni che vivremo per l’editoria digitale. Come sempre sembriamo isolati dal mondo, ci sono molte iniziative e progetti innovativi all’estero che stanno partendo, basta dare un’occhiata in giro. Amazon è un segnale importante, come i progetti di Google, come i prezzi sempre più abbordabili degli ereaders. Basta guardarsi in giro, si comprende facilmente quale sarà il prossimo “campo di battaglia” dell’editoria, quali armi sarà necessario possedere e saper padroneggiare.

Prima di ringraziamenti e saluti, la domanda di rito: quali sono le speranze per il futuro della Horror Writers Association Italy?
Credo di aver già riassunto nelle precedenti risposte le speranze e gli obiettivi di questo nuovo progetto, che personalmente riterrò realizzato quando finalmente vedrò i titoli degli autori horror italiani più importanti presenti e apprezzati sui mercati di riferimento, come Stati Uniti e Inghilterra, quando il movimento horror italiano, oggi ancora di nicchia e poco influente, diventerà protagonista cavalcando velocemente i nuovi modelli di comunicazione, distendendosi finalmente su un numero di lettori più importante, come merita la qualità dei nostri autori di genere che continuano a proporre lavori di alto livello pur vivendo tutte le difficoltà che conosciamo. Il futuro della HWA Italy, per sintetizzare, è sentirsi uno dei motori, tra i più appassionati e rumorosi, di questi cambiamenti.

Grazie e in bocca al lupo.
Grazie a voi per l’opportunità


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