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Quando lo stesso Frank si ritroverà in punto di morte e bisognoso di un trapianto di cuore, Rod e la sua squadra si faranno in quattro per mettere insieme uno spettacolo unico - il salto di diciotto autobus - in modo da raccogliere i fondi per permettere l'operazione: il tutto affinchè Rod possa, una volta ristabilita la salute del genitore acquisito, scontrarsi una volta ancora con lui per raggiungere il suo scopo.
Peccato che, in questo percorso, non siano preventivati il confronto con il passato, il rischio del presente e l'incertezza del futuro.
Sembra una cosa seria, non è vero!?
Invece Hot Rod è il colpo di genio più trash che abbia visto nell'ultimo anno.
QuestoFree drink è per Eddye Frank.
Tagliamo subito la testa al toro.
Hot Rod è il cult totale di questa prima metà del 2011 in materia di trash organizzato.
Raramente - forse soltanto con roba grossa come SuXbad e Clerks- mi sono sentito in una così totale empatia con l'assoluta idiozia goliardica dei personaggi come per questa sorprendente pellicola firmata Akiva Shaffer - che sa tanto di nome posticcio, una sorta di ibrido tra Akira e William Shatner -.
Tutto trasuda leggenda, a partire dall'irresistibile protagonista - voglio assolutamente la tuta di Rod! - con il suo campionario di folli imprese che rimandano senza se e senza ma all'impareggiabile serie Jackass e tutto l'appeal dei sempre tanto cari anni ottanta per arrivare al suo gruppo: dal giovane Kevin - che mi ha riportato alla mente i comprimari timidi ma talentuosi di film come Voglia di vincere - all'agguerrito Rico - la scena del pestaggio ai danni del proprietario del caravan è già un mito -, fino alla ragazza della porta accanto - letteralmente - Denise e all'eccezionale Dave - l'acido con pezzo di metallo conficcato nel sopracciglio e la maglietta di Stone Cold Steve Austin hanno permesso che fosse eletto quasi immediatamente personaggio dell'anno in casa Ford -.
Personaggi azzeccatissimi, dunque, uno script che permette di unire il demenziale - la caduta dalla collina di Rod è da antologia - a temi evergreen come il riscatto del perdente e il rapporto padre/figlio - fantastico il continuo e grantorinesco punzecchiarsi di Frank e Rod, che ricorda un pò la rivalità tra me eCannibale - la tipica e molto eighties filosofia del "mai arrendersi" e, come se non bastasse, una colonna sonora da urlo: da Herbie Hancock e Morricone si arriva fino agli Europe, veri e propri mattatori della pellicola con una selezione dei loro pezzi più memorabili - manca giusto giusto The final countdown -.
Un incontro riuscitissimo, dunque, tra Napoleon Dynamite e Judd Apatow, Scott Pilgrim e l'accoppiata Jay/Silent Bob, che corre - prendendosi più di un rischio - in bilico sul filo sottilissimo che separa il cult dalla merdata fotonica da bottigliate selvagge: il fatto è che - parliamoci chiaro - non è proprio possibile non voler bene a Rod e al suo sgangherato team, sobbalzare ad ogni caduta del nostro eroe o restare a bocca aperta di fronte alle esibizioni di danza di Richardson - impagabile, l'erede assoluto di McLovin! - o all'ultimo, incredibile volo di Rod.
Il tutto per nascondere bene dietro una facciata apparentemente senza senso il sentimento, la crescita e il progressivo passaggio dalla gioventù all'età adulta. Forse.
E tanto per restare in tema, direi che è proprio il caso di affrontare anche noi il dilemma fondamentale della vita: in un incontro all'ultimo sangue, chi avrebbe la meglio tra il taco e il toast al formaggio?
Personalmente, sto con Rod e vado per il taco.
MrFord
"I've gone through changes
I've gone through pain
but there's not enough reason for me to go insane
I know the feeling, when it grows
I'm in a rage up from my head down to my toes."
Europe - "Rock the night" -
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