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L'incipit della pagina wiki questo capolavoro se lo merita tutto:
"(film) tratto dall'omonimo romanzo semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka.
Sceneggiato e diretto da Isao Takahata, il co-fondatore meno noto di Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli, presenta una visione straziante ed intensamente neorealista delle vicende personali di un ragazzo e una bambina indifesi nei confronti dell'orrore della guerra.
Il film venne presentato in contemporanea con "Tonari no Totoro" di Miyazaki. Per la crudezza delle sue immagini, "Una tomba per le lucciole" divenne un film molto controverso e poco pubblicizzato, ma ebbe grande successo in Giappone. In Italia venne distribuito solo nel circuito home-video."
Dunque abbiamo introdotto il grande regista, resta ancora da menzionare l'autore del romanzo e qua dobbiamo ricercarlo nel wiki inglese:
"Akiyuki Nosaka (born October 10, 1930) is a Japanese novelist, singer, lyricist, and former member of the House of Councillors. As a broadcasting writer he uses the name Yukio Aki and his alias as a chanson singer is Claude Nosaka.
Nosaka was born in 1930 in Kamakura, Kanagawa, the son of Sukeyuki Nosaka, who was a sub-governor of Niigata. Together with his sisters he grew up as an adopted child of Harimaya in Nada, Kobe, Hyōgo. One of his sisters died as the result of a sickness, and his adoptive father died during the 1945 bombing of Kobe in World War II. Another sister died of malnutrition in Fukui. Nosaka would later base his Grave of the Fireflies on these experiences. He is well known for children's stories about war."
La vicenda personale di Nosaka è, purtroppo, la trama sostanziale della drammatica vicenda narrata.
Il film parte col ragazzo Seita che afferma, guardandoci: "la sera del 21 settembre 1945 io morii". Poi vedremo dove la cosa avvenne, in una stazione a Kobe, dove risiedeva, coperto di cenci e smunto, disprezzato dai passanti preoccupati di far "bella figura" con gli americani in arrivo; tranne una donna, che gli lascerà del riso da mangiare, bel gesto ma ormai inutile. Morto come molti altri bambini in quel luogo, poi ripulito dagli addetti alle pulizie. Sarà la scena che ripetuta pocom prima del finale chiuderà il cerchio, perché subito andremo al 5 giugno 1945, pochi mesi prima, quando a Kobe ci fu un devastante bombardamento americano che la rase al suolo. Con quasi tutte le case costruite in legno, l'attacco effettuato con una pioggia di bombe incendiarie non diede scampo, la città arse in un attimo, si accese come un fiammifero e ne seguì una pioggia di cenere affatto salutare. Scena terribile a vedersi.
Dopo il bombardamento Seita si ritroverà solo con la sorellina Setsuko. La madre morì causa ferite gravissime e impossibilità di fornire medicine e cure, mentre il padre era operativo nella marina imperiale. Si recheranno da una zia, inizialmente disponibile e via via sempre meno, fino a costringerli di fatto ad allontanarsi. Andranno a vivere da soli in una caverna naturale adibita a rifugio fino a prima dell'armistizio, ma la vita è durissima, lavoro non se ne trova, mangiare ancora meno, si dovrà cominciare a rubare e i bombardamenti con le case abbandonate saranno opportunità, poi a guerra finita altrove...
Ometto di spoilerare ma la realtà fu quella che fu, astenersi talebani del lieto-fine, non è roba per voi e poi l'affermazione di Seita all'inizio non dà scampo, pronti via il film ti fa precipitare nell'orrore della guerra senza paracadute. Attenzione all'urto.
Letto all'inizio? Grande successo in Giappone mentre in italiA solo mercato home e scarsa pubblicità. Cosa contiene di così terribile da vedere questo film? Possiamo fare qualche ipotesi sui momenti "incriminabili" (cit. Ovidio: daMenti deMenti) e così ve lo racconto un po'...
- Il bombardamento già descritto è veramente infernale, virato a rosso ma non per effetto scenico bensì perché quello era il colore da usare, reale. I paesaggi desertici sotto la pioggia di cenere tirano sul grigio, e anche qua il Sommo Poeta ci si sarebbe ritrovato.
- La morte della madre nell'ospedale improvvisato è tutto fuorché edulcorata. Fasciata "a mummia" mentre che è ancora in vita perde copiosamente sangue. Il medico a Seita dirà poche e dirette parole seguite da un di fatto "buona fortuna, non posso far nulla". Tremendo quando la vedrà ormai morta, piena di vermi e altri insetti che ne hanno invaso le membra.
- La zia già citata non dispensa certo bontà di waltdisneyana memoria, men che meno il fattore che trova Seita a rubar patate pretendone l'arresto, per non parlare di altri. Ci sono tracce qua e là di umanità tenace, come la donna nella stazione che dicevo, o il poliziotto che dopo averlo preso in carico dal fattore lo libera, per il resto è rappresentazione dello stadio animale dell'esistenza che pensa a sopravvivere coi cassetti dell'empatia e della compassione chiusi a doppia mandata nell'armadio e la chiave buttata a mare.
Ce ne sarebbero altre da citare, ma penso di averne già elencate abbastanza di "colpe". Bisognerebbe poi parlare del poetico, commovente, motivo del titolo, che molto ha a che fare con la bambina e regala a un drammone senza sconti quel tocco di fiaba che una storia di bambini merita, ma anche questo lo lascio alla visione. E' bello che a un pubblico di piccini possano restare della memoria le brillanti lucciole, mentre agli adulti non mancherà di restare impresso come le "lucciole" che piovevano dagli aerei portavano ben altri effetti.
Diciamolo ora, s'è intuito ma ho tagliato ad arte qualche parola per dirlo poi: questo è un film di animazione. Non so bene indicare le tecniche usate per chi è interessato, ho cercato aiuto nel web senza trovarne. Direi ad occhio che fondamentalmente siamo al "classico", animazione a tavole disegnate con, forse, qualche aiuto elettronico in pochissimi frangenti, lo si percepisce su alcuni effetti di luce come fiamme, luci che si sovrappongono...
Fondamentalmente è una magnifica sequenza di disegni che ti lasciano a bocca aperta, talmente ben fatti che presto, causa anche pregna vicenda, ti dimentichi che stai guardando cartoni animati. Non ci sono gli effetti che stupiscono, la macchina da presa si muove come si muovono quelle sui set in "carne, ossa e ciak", ed è per questo che uso la stessa terminologia, comprendendo zoomate, carrellate, movimenti a cerchio su campo aperto, tutto però fatto come farebbe un regista con attori veri, o meglio un regista giapponese tradizionale tanto che negli interni si sente la lezione del grande maestro nippo, Yasujiro Ozu, non esagero (tipiche ad esempio le riprese con macchina sul pavimento e leggermente orientata in alto verso i soggetti).
Bellissime le musiche di stampo sinfonico non invadenti, storia meravigliosa, messaggi chiari e puliti. E' un film per tutti di livello eccelso. Fatelo vedere ai bambini senza indugi: prima hanno chiaro lo schifo della guerra, meglio è.
Visione obbligatoria, ma armatevi di fazzoletti. Olimpo personale.
p.s.:
Se interessa c'è un romanzo italiano, capolavoro del 1946 (e anch'esso pochissimo noto) "Il cielo è rosso", opera prima di Giuseppe Berto che divenne più avanti celebre per "Il male oscuro" ed altro. Liberamente ispirato al tragico bombardamento americano del quartiere San Lorenzo a Roma, ha diverse analogie con questo film, ovviamente in contesti completamente diversi ma sempre di bambini, guerra e effetti di bombardamenti si parla.
Ci hanno fatto anche un film nel 1950, titolo omonimo e regia di Claudio Gora, co-sceneggiatore insieme a Cesare Zavattini. E' introvabile. Chi ne avesse notizie è pregato, anzi supplicato, d'informarmi.
Robydick
Tantissimi i frame, talmente belli non ho potuto astenermi dall'esagerare, e ve li lascio come immagini, io ne ho appena messo uno nel mio desktop come sfondo.
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