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Per evitare guai Dracula trucca Johnny da mostro facendolo passare per il cugino di Frankenstein e nel frattempo cerca di tenerlo lontano dalla figlia. Ma non sarà così semplice.
Anche il conte Dracula tiene famiglia. Dopo il principe dei vampiri che viveva sulla propria pelle il dramma dell'immigrazione clandestina visto in Zora la vampira dei Manetti Bros, ecco stavolta il conte con i canini affilati che si trova a fronteggiare tutti i turbamenti dell'adolescenza della giovane figlia Mavis.
E viene fuori un Dracula umano, un padre di famglia che cerca di fare di tutto per preservare la figlia da brutte esperienze proprio come farebbe un padre di famiglia umano. Dracula è un genitore iperapprensivo, che è riuscito a nascondere alla figlia il mondo che la circonda ma inevitabilmente la verità prima o poi sarà destinata a venire fuori.
Ciò avviene principalmente grazie a Johnny che, capitato per caso nell'hotel di lusso per clientela molto particolare, fa la stessa figura del protagonista all'inizio di Shaun of the dead.
Incontra mostri per ogni dove ma non se ne accorge.
Quando se ne accorgerà cominceranno i dolori, naturalmente assai relativi perchè parliamo di un cartone per bambini.
Il film parte dallo stesso assunto di Monsters & Co della Pixar : i mostri vivono in una specie di dimensione alternativa e sono loro che hanno paura ( e anche disprezzo, secondo Dracula sono affetti da mostrismo come dice in un dialogo con Johnny) degli uomini.
In pratica come i non morti della seconda parte di ParaNorman che avevano più paura degli abitanti della cittadina che non il contrario.
Il ribaltamento del concetto di mostro.
In Hotel Transylvania viene rispolverata un po' di iconografia da film Universal anni '30 e '40, aggiornata al nuovo millennio grazie all'elemento di disturbo umano che risponde al nome di Johnny, che racchiude in sè tutta la banalità e la normalità che possiamo trovare in un 21enne adattato alle nuove tecnologie.
Il film dell'esordiente Genndy Tartakovsky è cristallino nella storia che racconta: quella di un padre iperprotettivo che sente la propria inadeguatezza e i primi balbettamenti sentimentali di una figlia che sta crescendo. In filigrana inoltre il discorso sulla solitudine data dalla diversità, stesso tema trattato da ParaNorman ma qui affrontato in modo meno malinconico, con molto humour per arrivare quasi alla farsa.
E il cuore di papà naturalmente si dimostrerà grosso così...
Per una volta tanto non bisogna tirare dardi avvelenati al doppiaggio italiano che è più che adeguato e una nota di merito anche al design del film che tende ad avvicinarsi alla caricatura dando alla pellicola quel look retrò e quel tocco di originalità che non guastano affatto.
Hotel Transylvania è naturalmente visione consigliata ai più piccini ( non troppo però ) ma anche gli adulti troveranno il modo di divertirsi.
Almeno per me è stato così.
Sarà la mia età mentale nettamente inferiore a quella anagrafica?
( VOTO : 7 / 10 )
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