Hotel Transylvania (di Genndy Tartakovsky, 2012)

Dopo aver perso l’amata moglie, il leggendario Conte Dracula si fa costruire una fortezza inespugnabile in Transilvania, con lo scopo di proteggere la piccola Mavis. 118 anni più tardi, Mavis festeggia un compleanno importante, mentre il castello è diventato un rinomato albergo a cinque stelle, riservato esclusivamente ai mostri e dal quale gli umani sono banditi. Quando però si presenta lì il giovane essere umano Jonathan, Dracula fa di tutto per mimetizzarlo tra i mostri. 

Prologo condensato e quasi superfluo, ma almeno crea un po’ d’atmosfera gotica. Poi, però, tutto viene sparato ad alta velocità, con personaggi che schizzano da una parte all’altra (il regista, il russo Genndy Tartakovsky è quello della serie animata Il laboratorio di Dexter) e gag fulminee spesso poco incisive. Purtroppo il doppiaggio italiano non aiuta e, anche se Claudio Bisio (voce di Dracula, con cadenza dell’est europeo) e Cristina Capotondi (Mavis) fanno quel che possono, si deve rimarcare ancora una volta il pessimo uso di alcuni dialetti in piccoli passaggi (in primis l’abusato siciliano per il mostro a sette teste). Battute che non fanno ridere e situazioni comiche affidate a sketch ormai logori, decisamente poco originali (scoregge, la sveglia che suona proprio quando ti addormenti). Anche la scelta della musica, tra dance e hip hop, risulta poco adeguata, e il siparietto finale con momento conviviale sul palco (che tristezza, quella canzone…) appare solo una copia sbiadita di quanto già visto in Shrek (come, del resto, gli occhi dolci del pipistrello rimandano a quelli di Il gatto con gli stivali). Se vogliamo salvare qualcosa, possiamo tenerci una storia romantica, fondata sulla diversità e sul ribaltamento della stessa (umani poco umani e mostri umanizzati, ma alla fine tutti amici nel segno dei tempi che sono cambiati). Spumeggianti i colori, pieni e vigorosi. Le voci nella versione originale sono di Adam Sandler (Dracula), Selena Gomez (Mavis) e Steve Buscemi (Wayne, il lupo mannaro).