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How many roads...pensieri ispirati da un pezzo di InMoto

Da Motociclistidatavola
Allora, ieri sera mi sono messo a letto e ho preso in mano “In Moto”. Nota: il letto è uno dei due posti dove riesco a leggere da quando ci sono in giro le due piccoline di casa ed è il migliore da raccontare in un blog.Comunque, parto dal fondo della rivista perché ero curioso di cercare dove fosse stata fatta la prova di una moto e invece sono stato folgorato da una foto.La foto ritrae un Italjet Formula, uno degli scooter della parte finale della mia giovinezza. Lo riconosco per quella peculiarità tecnica all’anteriore. Decido di leggere il pezzo che si intitola "HowManyRoads" ed è il racconto di Federico Garbin delle sue vicissitudini da adolescente smanettone alla ricerca delle prestazioni.Ho fatto tre considerazioni: la prima è che Federico è evidentemente più giovane di me (quando uscì il Formula io seguivo le nuove proposte del mercato ma ero già proiettato altrove), la seconda è che lui tecnicamente si è spinto a livelli di eccellenza, la terza riguarda gli stessi temi affrontati da lui.Io ho esordito sulle due ruote nell’estate del 1991, quando i 14 anni erano distanti solo 7/8 mesi.Al mare avevo accesso al mitico Honda SH50.La passione però è scoppiata al liceo, quando anche i miei amici cominciavano a guidare scooter.Con il mitico SH le ho sempre prese, troppo lento rispetto al Cagiva City o al temutissimo Cr50Z.Nota. La leggenda vuole che il Cagiva City con le grafiche LuckyExplorer andasse 5 km/h più veloce. Era l’epoca dei tabaccai, esisteva infatti il CR50Z Marlboro e l’Aprilia Chesterfield (replica Max Biaggi, direi). Comunque, pare che queste livree regalassero prestazioni superiori e c’era sempre il cugino di un amico che aveva sentito Ciccio affermare che era vero.Comunque, io con il mio Honda spazzolavo tutti in curva (per via delle ruote alte, non per meriti di chi guidava) e tenevo in ripresa ma sul dritto il distacco si misurava col calendario. Finito il biennio ottenni la possibilità di cambiare il mezzo e scelsi il Booster R (freno a disco anteriore). Niente, dal Typhoon le prendevo, da Aprilia pure, lo Zip era un demonio e il CR50Z teneva. A sconvolgere gli scenari furono i primi scooter raffreddati a liquido. Non tanto il Quarz (si chiamava così?) quanto il mitico NRG. Un caro amico l’aveva. Faceva i 110 piò e rest, come si dice da noi. Ovviamente impianto frenante e ammortizzazione non erano commisurati. Comunque, era una bomba. Lo tenevo un po’ in ripresa perché variatore e rulli modificati lo rendevano un po’ più lento ma in allungo non c’erano cazzi, andava letteralmente il doppio.Appena Nick finì di preparare il suo bolide le nostre avventure al pistino terminarono, no contest.Ah, il pistino era un tratto di strada in aperta campagna che fiancheggiava un canale e lo attraversava un paio di volte creando un paio di curve che a noi parevano interessanti. Era il posto dove ci sfidavamo.
E il Booster? Il Booster non era particolarmente truccato, aveva una Arrow controvento e poco altro. Aveva però un’altra caratteristica che lo distingueva dagli altri, che lo rendeva uno scooter inarrivabile dal CR50Z, dal City, dal Typhoon, dal NRG. Aveva una cazzo di sella biposto e io ci portavo in giro le amiche. Diciamo che ho scoperto allora che la velocità mi affascinava il giusto ma erano altre caratteristiche del mezzo che apprezzavo…..

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