L’ hard rock degli anni ’70 continua a pulsare sotto le schitarrate selvagge e brucianti dei giovani Howlin Rain.
Scorre velocemente in quei palpiti, rendendo ampio e blueseggiante il respiro. Come un soffio, si distende su San Francisco e sulle sue contraddizioni; si spinge ancora più in là nel tempo allo scopo di farci assaporare le delizie di “Russian Wilds”.
C’è quel geniaccio di Rick Rubin dietro gli amplificatori e magicamente si ricrea l’atmosfera southern rock. Una pecca potrebbe essere l’odore di revivalismo, senza dubbio. Ma che importa, lunga vita al rock ‘n’ roll!!! Accenti soul si diffondono nell’aria, disegnando trame su cui si intrecciano blues-rock e melodia. Gli echi della west-coast si sentono e si sentono forte, sia nei suoni che nei titoli dei brani. Ma non solo, quelle piccole scalate psichedeliche che si avviluppano come spirali donano pathos e trasportano l’ascoltatore sui sette cieli dell’empireo Rock.
Quest’ultimo lavoro degli Howlin Rain porta il marchio dei Led Zeppelin, periodo Physical Graffiti basta accendere lo stereo e far partire il cd: ed ecco il riff d’apertura della lunghissima e beatificante “Self made man”. Il brano poi su un incedere sabbathiano si evolve verso il puro momento jam, si scatenano gli assoli sino al finale alla Allman Brothers. La curiosità di sentirli dal vivo si fa forte!
Le fiammanti chitarre si placano, lasciano spazio alle tastiere e alla batteria ritmata del secondo pezzo, “Phantom in the valley”. Ancora una volta “a quel paese” le esigenze di mercato, un altro brano lunghissimo (7.17), per una conclusione che rende onore al primo magnifico Santana.
Nonostante “Can’t satisfy me now” sia una tipica ballad, ha un’ energia travolgente e grazie al suo suond Black-Crowesiano, non cede il passo, anzi ci riscalda ancor di più di questo sole californiano ormai asfissiante.
In “Cherokee Werewolf” l’attacco della voce è decisamente un rimando a Steve Marriott, il pezzo comincia californiano ma poi sembra virare verso l’Inghilterra degli Humble Pie. Forse tra i migliori brani dell’album, estremamente divertente e sensuale, impossibile restare con i piedi fermi nei momenti di cambio ritmo. E poi l’assolo finale, pur nella sua semplicità, è una vera goduria!
“Strange Thunder”, si finge con un ritmo più pacato, almeno inizialmente, ma poi l’elettricità riprende ironicamente il sopravvento per una conclusione pulsante.
“Dark Side” è un blues molto potente e disinvolto, la pietra di paragone è ancora la band di Marriott e Frampton. Il citazionismo è d’obbligo. Sono stati gli Howlin Rain a cominciare, che volete? Malgrado il titolo, il brano è solare.
Il carburante sembra non esaurirsi mai in quest’incrocio di tastiere e chitarre retrò.
Le ruote dell’hammond stridono sull’asfalto; ci si ferma un attimo sulla balld “Beneath wild wings”.
Pur non essendo, singolarmente, degli eccezionali musicisti, gli Howlin Rain in gruppo riescono a completarsi a vicenda, dando vita ad una band che si unisce soprattutto attorno alle ottime qualità del cantante e chitarrista Ethan Miller.
La sua straordinaria voce deve molto a quella del frontman degli Humble Pie, l’ho già detto, ma passa anche per Plant, Coverdale e Chris Robinson. Si tratta di un “Collage” di sonorità ben riuscito, come suggerisce l’unica cover dell’album (pezzo dei The James Gang).
In questo viaggio lungo le highway del glorioso passato, Duane torna spesso a cavallo della sua motocicletta, in particolare nell’epico finale di “Walking Through Stone” e “ …Still Walking, Still Stone”, che ricordano da vicino la mitica formazione dei fratelli Allman, con più di una strizzata d’occhio ad altri due fratelli del rock, i “corvi neri” Robinson .
Siamo usciti fuori strada, l’asfalto era bollente, ora si vaga tra le dune e le sue rocce, il vento del deserto scompiglia i capelli e la brezza calda accarezza il viso. La chiusura del disco è strumentale, sulle note jazzy di “ …Still Walking, Still Stone” l’odore di tabacco bruciato riecheggia lontano.
Revivalistico, ma assolutamente affascinante. Il tempo per loro sembra non essere passato. Si sono fermati lì, come in un istante rubato ai grandi dei seventies mentre erano distratti, indaffarati ad accordare le loro chitarre..