Lo ammetto. A furia di stare notte e giorno su Facebook sono assuefatta dai contenuti. Poco di quello che vedo mi stupisce, tanto passa inosservato sotto i miei occhi. E non è questione di chi condivide o di che cosa viene condiviso, l’effetto dell’ ormai ripetiamo sempre tutti le stesse cose è sempre dietro l’angolo. Sembra la trama di un ipotetico “memorie di un’ex amante dei social network” e invece tutto ciò è per raccontarvi quello che io considero un piccolo magico fenomeno virale di Facebook che si chiama Humans of.
L’idea è di un fotografo americano, Brandon Stanton che quattro anni fa iniziò a fotografare le persone per le strade di New York. Tutto il materiale veniva condiviso attraverso la sua pagina Tumblr e via Facebook sulla pagina Humans of New York. Ci sono migliaia e migliaia di pagine con foto bellissime che mostrano una città e i suoi abitanti ma Humans of New York ha quel tocco di magia che ti permette grazie ad una foto di rapire un momento, un attimo nella vita di uno sconosciuto che per una frazione di secondo vorresti quasi abbracciare. La descrizione è concisa e permette di captare solo una semplice emozione e nulla di più.
Un esperimento così non poteva non passare inosservato e non diventare virale via Facebook. Così sono nate diverse pagine su Facebook che s’ispirano a Humans of New York: Humans of Buenos Aires, Humans of Amsterdam, Humans of Paris, Humans of Rome, Humans of India. Grazie a queste pagine ogni giorno ho la sensazione di avere una piccola perla di microcosmi lontani da me, foto che creano un album inesistente popolato da sconosciuti che semplicemente amano, ridono e vivono in un’altra parte del mondo.
Da Humans of New York: